Volontariato

La legge di stabilità militare…

di Pasquale Pugliese

 

…e la controfinanziaria della Campagna Sbilanciamoci!

La “legge di stabilità militare” non è una specifica “legge di stabilità” ma un principio generale della politica italiana: passano i governi, cambiano le maggioranze e le politiche economiche, ma ciò che rimane invariata, qualunque cosa accada, è la stabilità militare. Anzi, poiché la stabilità si mantiene accrescendola, come spiega il Rapporto 2014 della Campagna Sbilanciamoci! (una vera e propria “controfinanziaria”) presentato la settimana scorsa, “dal 1948 la spesa militare in Italia è sempre cresciuta in termini reali e proprio negli ultimi vent’anni, secondo la base dati della spesa pubblica per funzioni pubblicata dall’Istat, l’Italia ha registrato un aumento di quasi il 25% in termini reali per la sola Funzione Difesa”. Naturalmente (si fa per dire…) anche la “legge di stabilità” del governo Letta, si conforma alla permanente legge di stabilità militare, seguita da tutti i governi precedenti.

Un Paese alla deriva sociale e civile

Nella controfinanziaria di Sbilanciamoci! – dedicata quest’anno al nostro caro amico Massimo Paolicelli, protagonista del movimento degli obiettori di coscienza, scomparso il 1° novembre scorso, che ne ha sempre curato la sezione delle spese militari – si fa la fotografia di un Paese nel quale – solo per citare alcuni dati – la disoccupazione ha superato il 12% e quella giovanile il 40%, più di 9 milioni e mezzo di famiglie (quasi il 16% della popolazione) vivono al di sotto della soglia di povertà e quasi 5 milioni di persone “non sono in grado di sostenere la spesa mensile minima necessaria per acquisire i beni e i servizi considerati necessari per condurre una vita minimamente accettabile”. L’Italia è l’unico paese dell’area OCSE che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria “mentre negli altri paesi è aumentata in media del 62%” (grafico p 57) e nel quale si mette pesantemente a rischio la sicurezza degli studenti perché “quasi la metà degli edifici scolastici non possiede le certificazioni di agibilità, più del 65% non ha il certificato di prevenzione incendi e il 36% degli edifici ha bisogno d’interventi di manutenzione urgenti”. Insomma un paese alla deriva sociale e civile, nel quale si continuano a perseguire politiche economiche fondate sul fondamentalismo dei vincoli macroeconomici imposti dalla Troika e dall’Unione Europea che all’unisono ripetono: “dobbiamo continuare a stringere la cinghia”!

Continuare a stringere la cinghia, tranne in un settore

Tranne in un settore: “dal 2008 la crisi ha spinto i Governi, non solo italiani – scrive il rapporto di Sbilanciamoci! – a mettere in discussione i capisaldi del welfare con un peggioramento di sanità, pensioni e delle condizioni lavorative ma senza vedere interventi dello stesso tenore in ambito militare”. Non solo le risorse del ministero della Difesa non sono state toccate in maniera sensibile, ma si continuano ad implementare investimenti in sistemi d’arma, aggirando anche i vincoli parlamentari, come accade sulla vicenda dei caccia F-35, per i quali “il Parlamento ha votato mozioni che congelano in parte l’acquisto, ma la Difesa continua per la propria strada”, guidata – appunto – dalla legge di stabilità militare, che è indifferente anche alle decisioni degli organi costituzionali. Del resto, per rendere poco controllabile la spesa militare, anche il governo Letta nella legge di stabilità “ripete la consuetudine di spezzare la spesa militare italiana complessiva su più capitoli e su più Ministeri”, per cui la stima elaborata dalla Campagna Sbilanciamoci per il 2014 è di 23,6 miliardi di euro di spesa militare complessiva. Mentre per il Servizio Civile Nazionale – alternativa nonviolenta e non armata alla difesa militare della Patria, come prevede la legge – “in termini di dotazione annuale le risorse provenienti dal bilancio dello Stato sono precipitate da 296 milioni di euro del 2007 a quasi 70 milioni del 2012”, con buona pace di tutti i giovani volontari che vorrebbero svolgere il “sacro dovere” di difendere la Patria senza imbracciare le armi, ma difendendo i diritti costituzionali dei cittadini.

Ridurre la spesa militare per il 2014 sotto i 20 miliardi…

All’interno della manovra finanziaria alternativa per il 2014 proposta dalla Campagna Sbilanciamoci! c’è un’analitica descrizione di misure alternative alla legge di stabilità governativa in tutti i settori, per una finanziaria possibile di conplessivi 26 miliardi di euro. Per ciò che riguarda il tema pace e disarmo, la proposta è di ridurre per il 2014 la spesa militare complessiva sotto i 20 miliardi, attraverso varie misure combinate che vanno dalla cancellazione della parte dei fondi del ministero per lo Sviluppo Economico destinati ai programmi di armamento (risparmio 2 miliari di euro) alla cancellazione della partecipazione italiana al programma pluriennale degli F-35 (risparmio 600 milioni di euro), dalla cancellazione dell’acquisto dei sommergibili U-212 (risparmio 200 milioni di euro) al ritiro immediato dalle missioni militari al’estero, a cominciare dall’Afghanistan (risparmio 700 milioni di euro).

…per una legge di stabilità costituzionale

Con una minima parte di questi risparmi bellici il rapporto Sbilanciamoci! Propone di iniziare a mettere in piedi una seria politica di pace e sicurezza attraverso misure alternative nell’uso della spesa pubblica, dall’istituzione di un contingente sperimentale di Corpi civili di pace (costo 20 milioni) all’avvio della riconversione dell’industria militare attraverso un fondo per sostenere le imprese che trasformano le produzioni di armamenti in produzioni civili (costo 200 milioni), dalla riconversione delle servitù militari in progetti di sviluppo civile e sociale (costo 20 milioni) alla costituzione di un Istituto di ricerca sui temi della pace e del controllo degli armamenti (costo 10 milioni). Valorizzando anche il servizio civile attraverso la stabilizzazione di un contingente di 120.000 volontari in servizio civile (più 3.000 impegnati all’estero) nel triennio 2014-2016 (costo sul triennio di 270 milioni).

Si tratterebbe, finalmente, di un primo passaggio dalla legge di stabilità militare ad una legge di stabilità costituzionale.

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