Salute

La legge 38 un anno dopo

La Federazione dei farmacisti traccia il primo bilancio della legge sulle cure palliative

di Redazione

A che punto è l’applicazione della legge 38 sulle cure palliative in Italia? A dodici mesi dall’approvazione un primo bilancio in fatto di appropriatezza del ricorso ai farmaci, coinvolgimento delle figure sanitarie sul territorio e rapporto con i pazienti è stato fatto dalla F.O.F.I. (Federazione Ordini Farmacisti Italiani).

L’introduzione della legge 38 sulle cure palliative e il trattamento del dolore ha rappresentato un progresso fondamentale per la tutela della salute in Italia. I farmaci antidolorifici erogati dal Sistema sanitario nazionale nel periodo gennaio-agosto 2010 registrano un aumento del 13,6% rispetto allo stesso periodo del 2009. Ma l’Italia resta ancora lontana dai livelli della Germania, il Paese che detiene il primato mondiale nell’utilizzo dei farmaci oppiacei come strumento di cura del dolore.

Secondo il presidente nazionale Andrea Mandelli «uno dei punti critici individuati fin dal momento dell’elaborazione della Legge riguardava la possibilità di rendere agili le procedure di acquisto degli oppiacei, soprattutto nel caso che un paziente richiedesse un medicinale momentaneamente non presente in farmacia. L’altro aspetto su cui abbiamo insistito noi farmacisti a vantaggio dei pazienti era la possibilità di intervenire direttamente in farmacia nel caso di incongruenze tra la posologia e la durata della terapia indicate dal medico. Grazie alle nuove disposizioni che stanno entrando nella pratica quotidiana oggi non esistono particolari criticità e il quadro è sostanzialmente positivo».

Sul piano dell’informazione e della formazione dei farmacisti riguardo alle nuove regole della prescrizione dei farmaci oppiacei la Federazione dei farmacisti ha agito in modo capillare organizzando una serie di corsi di formazione via telematica che ha coinvolto 20mila professionisti. «Ora però abbiamo voluto spingere ancora di più sulla formazione attraverso una Guida pratica nella quale le innovazioni in materia di stupefacenti sono state trattate diffusamente e riassunte in forma di schemi e tabelle per consentire una rapida consultazione», spiega Mandelli, annunciando l’impegno nella revisione dei quiz della prova per i concorsi a sedi farmaceutiche, tra i quali saranno inseriti prossimamente anche alcune domande sulla nuova legge, per promuoverne ulteriormente la conoscenza.

Ma tutto questo, secondo la Federazione farmacisti, ancora non basta per estendere sul territorio la corretta gestione del dolore in tutte le sue forme e per arrivare alla completa appropriatezza prescrittiva. «Parte dei pregiudizi sugli oppiacei che hanno caratterizzato tutta la società italiana, operatori sanitari compresi, tocca anche la nostra professione», ricorda il presidente nazionale dei farmacisti, che prosegue: «Per questo diventa più urgente un’opera di acculturamento se si considera che la Legge sull’attribuzione di nuovi servizi sociosanitari alle farmacie prevede il coinvolgimento del farmacista nell’assistenza domiciliare integrata, nella quale la palliazione e il trattamento del dolore hanno un ruolo fondamentale: anche senza pensare ai pazienti terminali o alle algie croniche, c’è il vasto capitolo del trattamento del dolore post operatorio che, in tempi di deospedalizzazione precoce, viene a ricadere sul territorio».

Per superare il tabù dei farmaci oppiacei che in Italia è ancora forte e favorire in tutte le regioni l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore molto resta ancora da fare sul piano informativo e culturale. Per questo il ministero della Salute sta per lanciare la campagna di sensibilizzazione “Non ti sopporto più” con una serie di spot televisivi, caratterizzata da un logo che raffigura un papavero a forma di stetoscopio. «Ma la vera sfida per passare da una legge-manifesto innovativa come la legge 38 a una legge del tutto operativa si gioca sull’applicazione delle linee guida a livello territoriale», sottolinea il professor Guido Fanelli, presidente della Commissione ministeriale sul dolore. «La vera criticità è formare il territorio per annullare le differenze che esistono tra una regione evoluta come il Friuli Venezia Giulia e una arretrata come la Calabria».


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