Sostenibilità
La lana per rilanciare il borgo
La cooperativa di comunità Filo&Fibra rivitalizza il borgo di San Casciano ai Bagni, in provincia di Siena, realizzando oggetti artigianali con prodotti di recupero, soprattutto la lana degli allevatori della zona
Ricostruire la filiera della lana italiana: è questa l’ambiziosa sfida di Filo&Fibra, cooperativa di comunità nata nel 2018 con il sostegno della Regione Toscana e la collaborazione del Comune di San Casciano dei Bagni, borgo in provincia di Siena. “La nostra presidente, Gloria Lucchesi, è venuta a sapere delle criticità legate allo smaltimento della lana”, spiega Fulvia Candeloro, che si occupa della gestione dei clienti e della sicurezza per la cooperativa. “Il vello delle nostre pecore appenniniche è molto rustico e duro, poco lavorabile: o finisce in Asia, tornando poi indietro a prezzi bassissimi, o in discarica”. Si tratta di un grave problema sociale e ambientale; tonnellate di pelo ovino diventano, ogni anno rifiuto speciale. “Solo i pastori nei dintorni di San Casciano ai Bagni ci hanno fornito 2000 chili di lana”, continua Candeloro, “facendo un po’ di conti, la quantità di questo materiale che ogni anni va smaltito in Italia è enorme”. Che destinazione dare, quindi, al vello delle pecore perché non venga sprecato? Filo e Fibra ha una risposta: creare oggetti artigianali di alta qualità, in un’ottica di economia circolare e di rispetto della natura. “Siamo partite dalla produzione di materassi, grazie alla collaborazione con una persona che li produceva, ma non voleva utilizzare la plastica come spesso succede oggi”, dice la responsabile dei clienti. “Lavoriamo con artisti e professionisti locali, per commercializzare i nostri prodotti sul territorio, che in questo modo può essere rivitalizzato”
Nel catalogo di Filo&Fibra ci sono anche oggetti particolari, che uniscono tradizione e innovazione, come le cassette di cottura. Si tratta di contenitori costruiti completamente con legno e lana di recupero, in cui si possono porre le pentole già calde perché i cibi terminino di cuocersi lentamente, senza rimanere sul fuoco. In questo modo è possibile mantenere croccantezza e proprietà nutritive degli alimenti, ma anche risparmiare acqua e gas, tema importante in un momento di crisi energetica come quello che stiamo vivendo. “Collaboriamo anche col Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, che sta sviluppando un progetto da presentare all’Unione Europea”, racconta Candeloro. “Quello dello smaltimento del pelo ovino è un problema che affligge tutto il continente”. La lana merinos che viene dall’altra parte del mondo, infatti, per assurdo è più economica rispetto a quella delle pecore nate e cresciute in Europa, perché recuperare la filiera per trattarla e lavorarla ha un prezzo molto alto. “Togliere la lana dalla discarica costa tanto quanto portarla in discarica”, chiosa la responsabile della sicurezza. Le difficoltà nello smaltimento potrebbero anche portare qualche pastore, che non sa dove mettere il vello dei suoi animali, a interrarlo: questo però provoca gravi danni al terreno a causa dell'alta quantità di azoto presente in questo materiale e alle sue proprietà isolanti. La lana, tuttavia, avrebbe molti possibili utilizzi. “Stiamo avviando delle ricerche con Cnr di Firenze”, conclude Candeloro, “per sfruttare questo materiale come polimero, in sostituzione o in aggiunta alla plastica, per esempio per la produzione di piastrelle”.
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