Formazione

La Lady degli ultimi

Il cordoglio dei potenti ha invaso per giorni i media del pianeta Ma la morte di Diana lascia un vuoto anche per migliaia di associazioni

di Francesco Di Nepi

C ordoglio per Lady D. Abbiamo ascoltato e letto quello dei ?primi?, del Papa, di Clinton, di decine di capi di Stato. Ma c?è anche (forse meno visibile ma altrettanto sentito) quello degli ?ultimi?. Dei malati di Aids e di cancro, delle vittime delle mine antiuomo. E più in generale delle charities inglesi, delle associazioni italiane, di tutte quelle popolazioni del mondo che, in un attimo, hanno visto scomparire il ?raggio di sole?, come l?ha ricordata l?ex premier britannico Margaret Thatcher.

«Penso di essere da sempre molto più vicina a tutti coloro che sono in basso, che soffrono. E questo, forse, non mi viene perdonato». Parole sue, dette pensando al padre ed ai suoi insegnamenti e pubblicate dai quotidiani pochi giorni prima della sua tragica fine. Non solo parole però, soprattutto fatti. Lo testimoniano l?impegno a favore dei barboni, il sostegno nella lotta al cancro, all?Aids e alla lebbra. Senza dimenticare la sua personale guerra contro le mine antiuomo, cavallo di battaglia del partito laburista. Criticata aspramente da tutti coloro che non hanno mai apprezzato interventi reali nell?ambito delle vicende politiche inglesi.

Le sue foto erano tante, importanti, copertine in tutto il mondo. Ma quella a cui teneva di più era un clic scattato nel febbraio del 1996, quando si trovava in Pakistan. Con in braccio un piccolo malato di cancro (la pubblichiamo in alto e in copertina). «Mi piace perché è vera», disse. Vera come l? immagine che la ritraeva, mano nella mano, con una persona malata di Aids, durante un suo viaggio negli Stati Uniti. Vera come il suo impegno, che in pochi anni l?aveva portata ad essere presidente di sei charities e ad avere importanti e fruttuosi contatti con più di 1000 associazioni britanniche.

Che ora sono in lutto. Devastate è la parola giusta, per loro stessa ammissione. Ma accanto al cordoglio, come è loro costume, i rappresentanti della società civile hanno voluto lasciare qualcosa di concreto. Ad Oslo, dove è in corso la conferenza internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo, sognano di stipulare finalmente uno storico trattato che sancisca il disarmo. E di chiamarlo Diana. E in Inghilterra tutte le charities hanno istituito un fondo per i bisognosi, in nome del ?raggio di sole?.

Il ricordo
Andò in Angola. E scoprì le mine…

Forse neppure lei si aspettava di diventare un testimonial della campagna internazionale contro le mine quando partí diretta per la prima volta in Angola, lo scorso febbraio. Poi l?impatto, dirompente, con la drammaticità del problema in quel paese annichilito dalla guerra. L?incontro con le vittime, quasi sempre donne e bambini. La simulazione dello sminamento, con tutta la sua pericolosità, insieme all?organismo non governativo inglese Halo Trust. Poi la manifestazione improvvisata a Luanda, davanti ad uno dei pochi centri di riabilitazione esistenti nella capitale, con le vittime ed i rappresentanti della neonata campagna angolana che – approfittando dello stuolo di fotografi e di giornalisti – presero ad incitare la timida ed imbarazzata principessa perché l?occasione di quella visita diventasse un impegno più serio, perché mettesse la sua mediatica popolarità al servizio della loro causa. Diana non si fece pregare, e le dichiarazioni rilasciate quel giorno fecero immediatamente il giro del mondo. Fu una sorpresa, per tutti.

L?Inghilterra dei conservatori di Major non gradí affatto. E l?uscita irritò ovviamente anche la famiglia reale, che male accolse l?ennesima sfrontatezza. Dopo l?Angola, la Bosnia. Con una visita organizzata dal Norwegian People?s Aid. La seguono 50 fotografi, per una volta col suo consenso. Peccato che siano tutti più interessati all?ultimo love affaire con Dodi Al Fayed che alle mine. Il disagio di Diana è palese. Incontra le vittime, si attiva per promuovere la raccolta fondi per la riabilitazione, e torna a casa con un piano di lavoro umanitario e politico. Era attesa infatti alla Conferenza di Oslo, che dal 1° settembre negozia il testo del trattato per la messa al bando delle mine.

Nicoletta Dentico, pres. Campagna italiana contro le mine

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