Volontariato

La guida delle Acli diventa rosa

Cecilia Cecconi è il primo presidente donna

di Francesco Agresti

Valorizzeremo la dimensione dell’ascolto e della riflessione silenziosa e punteremo sulla facilitazione, per fare della condivisione una pratica diffusa.

Cecilia Cecconi è il primo presidente donna delle Acli di Roma, 60 circoli e 13mila associati. 35 anni ancora da compiere, sposata da tre. Un passato fatto dalle sue due passioni, la bellezza e la solidarietà. La prima coltivata nelle aule dell’università dove si è laureata in storia dell’arte moderna e ha conseguito un master in mediazione culturale nei musei «volevo imparare», racconta, «a fare apprezzare l’arte a persone di culture diverse». La seconda ha iniziato a coltivarla nella parrocchia di Poggio Ameno, alla Montagnola, quartiere a sud di Roma, dove ha fatto la catechista e l’educatrice e ha continuato ad esercitarla in quella che lei stessa definisce la sua seconda casa, le Acli.

Un futuro, forse, in politica, visto il numero di leader Acli prestati a partiti e istituzioni, «il rapporto tra le Acli e la politica», dice, «è stato sempre molto forte fin dai tempi della costituente dove sedevano esponenti di spicco della nostra organizzazione, da Paolo Bonomi a Giorgio La Pira».

Ciò che è certo è che nel presente della Cecconi ci saranno a tempo pieno le Acli. Organizzazione che frequenta fin da ragazza e dove ha maturato quella che definisce «tra le esperienze lavorative e formative più valide che si possano fare a quell’età. Il servizio civile è un’occasione per entrare in contatto con il mondo del lavoro evitandone però le asprezze e per conoscere da vicino il mondo del volontariato». L’altra esperienza che ha contribuito a renderle chiaro quale sarebbe stato il suo futuro è stata una parentesi nel profit. «Per qualche mese ho lavorato in una società che si occupava dell’organizzazione di eventi. Lì ho capito qual era il mondo dove avrei voluto continuare a crescere».

Torna nelle Acli si mette a lavorare a testa bassa, occupandosi di tutto ciò che richiede impegno e dedizione arrivando alla vicepresidenza dell’associazione capitolina. Quando, qualche settimana fa, il suo predecessore, Cristian Carrara, ha lasciato la guida per un posto al prossimo consiglio regionale del Lazio, nel listino di Zingaretti, la sua candidatura ha raccolto 35 dei 40 voti disponibili.

Per descrivere l’Acli che ha in mente ricorre a tre parole: ascolto, riflessione silenziosa e facilitazione, sembra una provocazione e invece, «saranno le cose che caratterizzeranno il mio mandato».

«Sono infatti convinta che solo dedicandosi all’ascolto dell’altro se ne possano cogliere le ragioni, solo riflettendo si possano trovare dei punti in comune e solo essendo disponibili a fare un passo indietro rispetto alle proprie posizioni senza per questo snaturarle si riesca a far prevalere il bene comune sugli interessi individuali». Sul perché ci sia voluto più di mezzo secolo per vedere un donna alla guida delle Acli capitoline, cerca di glissare preferendo rivolgere l’attenzione all’oggi, «un terzo del gruppo dirigente delle Acli romane è donna». Mentre sugli effetti che ha sull’organizzazione il travaso di leader dalle Acli alla politica non ha dubbi. «Siamo un’organizzazione capace di rigenerarsi di continuo, un lavoro faticoso, certo, ma che non fa che rafforzarci».

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