Non profit
La guerra tra comuni che mette ko le Grotte di Pertosa-Auletta
Un modello partito dal basso e virtuoso quello che ha messo in piedi Fondazione MIda per la gestione delle grotte di Pertosa - Auletta. Ma «la situazione dei rapporti con le amministrazioni locali e soprattutto il loro atteggiamento denigratorio, offensivo ed irriconoscente nei confronti della gestione della Fondazione rischia di mettere fine al lavoro fatto», dice Francescantonio D’Orilia, presidente di MIda da 12 anni
di Anna Spena
Sono le uniche grotte in Italia dove è possibile navigare un fiume sotterraneo, il Negro. E sono anche le sole in Europa a conservare i resti di un villaggio palafitticolo risalente al II millennio a.C. Le grotte di Pertosa – Auletta, in provincia di Salerno, grazie alla Fondazione MIda – Museo integrati dell’ambiente, sono diventate uno dei luoghi attrattivi più significativi e importanti della Regione Campania. A guidare la Fondazione Francescantonio D’Orilia, ma lo scorso 8 febbraio il suo mandato è scaduto, e oggi lavora in regime prorogatio.
«La Fondazione MIdA», dice, «ha raggiunto traguardi insperati di visibilità internazionale, è una realtà sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Ma dopo una lunga riflessione mi vedo costretto a non rendermi più disponibile nel ricoprire la carica di presidente. La situazione dei rapporti con le amministrazioni locali e soprattutto il loro atteggiamento denigratorio, offensivo ed irriconoscente nei confronti della gestione della Fondazione, non mi lascia altra scelta».
Ma facciamo un passo indietro. La Fondazione MIdA è stata costituita dalla Regione Campania, la Provincia di Salerno ed i comuni di Auletta e Pertosa. È nata con il fine di valorizzare la ricchezza di questo territorio unico nel suo genere, dando vita a iniziative senza fini di lucro, mirate a promuoverne le risorse ambientali e culturali.
«La Fondazione», racconta D’Orilia, «è nata anche dalla criticità che vedeva al centro il contenzioso decennale tra i due comuni di Pertosa e Auletta per la gestione del sito delle grotte. Sito dove comunque si faceva un turismo “mordi e fuggi”. Un patrimonio – aperto in Italia dal 1932 – naturalistico e archeologico che non veniva valorizzato a dovere. La Fondazione, nata nel 2004, è partita da un’idea precisa: gestire non solo grotte, ma estendere il suo raggio d’azione nelle aree colpite dal terremoto degli anni Ottanta per andare verso un’idea di sviluppo territoriale complessivo, partendo certamente dalla grotte ma non fermandosi a queste».
E infatti negli scorsi anni, ricchi di lavoro, nasce il Museo del Suolo – unico in Italia – 1.500 mq di esposizione coperta, e percorsi connessi all’esterno del museo. Un’avventura straordinaria da vivere con i 5 sensi, all’interno della scatola nera dell’ecosistema attraverso i diversi strati della terra alla scoperta di una risorsa fondamentale come l’aria e l’acqua da conservare e proteggere. Un racconto sui processi di formazione dei suoli, sui loro rapporti con gli ecosistemi, le comunità viventi ed i paesaggi, sull’interazione di lunga durata con le società umane. Una serie di attività laboratoriali per osservare, toccare, giocare, sorprendersi. Percorsi ed escursioni lungo il fiume Tanagro, nel corso d’acqua sotterraneo Negro, nell’area carsica e nel Parco Nazionale Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Geoparco mondiale Unesco, alla scoperta del mondo sotterraneo. O ancora il Museo Speleo-Archeologico, un viaggio attraverso i millenni, alla scoperta delle antiche frequentazioni umane della cavità, guidato da plastici ricostruttivi a grandezza naturale, reperti archeologici, tavole interattive, video e pannelli esplicativi.
«Fondamentale nel nostro percorso», dice D’Orilia, «è stato il valore attribuito alla ricerca scientifica: abbiamo fondato una casa editrice per pubblicazioni scientifiche e non. Lo sviluppo per noi non passa dalle migliaia persone che ogni anni visitano le grotte, ma dal fatto che i turisti poi decidano di restare per qualche giorno nel nostro territorio per scoprirlo».
Oggi si è arrivati a circa 60mila presenze ogni anno e il fatturato da circa 500mila euro è quasi raddoppiato. Ma questo modello virtuoso rischia di andare in frantumi perché i sindaci dei comuni di Pertosa e Auletta chiedono discontinuità. «Per il bene comune e affinché la mia permanenza alla guida della Fondazione non offra ulteriori alibi che possano alimentare divisioni tra le due amministrazioni, le quali di comune accordo da tempo ritengono, l’una gridandolo e l’altra ribadendolo con un silenzio complice e assertivo, nelle più svariate sedi, pubbliche e istituzionali, che la mia presidenza e il mio operato sono ingombranti, quando non esplicitamente indesiderati, sono certo che si comprenderà la decisione, tanto meditata e sofferta, di non ricoprire più la carica di presidente. In tempi recenti questa avversione esplicita ed ingiustificata nei confronti dell’operato di non meglio specificati “vertici” della Fondazione, ha trovato spazio in sede di Consiglio Comunale ad Auletta. E ancora è per me ormai inaccettabile che da un lato il sindaco di Pertosa dichiari fondamentale l’esistenza della Fondazione, ne sottolinei i lusinghieri risultati raggiunti, ne ribadisca l’importanza per lo sviluppo del territorio oltre che per le comunità locali, e allo stesso tempo non senta il dovere di difendere il mio operato riconoscendo i meriti della mia gestione, come se negli ultimi dodici anni alla guida della Fondazione ci fosse stata un’entità spirituale e intangibile». Intanto su change.org è stata lanciata la petizione Appello per MIdA: garantire continuità a un modello di gestione vincente.
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