Mondo

La guerra e le divisioni in Parlamento. L’Ulivo col fossato attorno

Il voto in Parlamento allarga il dissenso tra i partiti progressisti e il movimento per la pace.

di Ettore Colombo

A volerla fare schematica ci si mette poco. La politica cattiva da una parte, i movimenti e la società civile buona dall?altra. Oggetto del contendere, il voto parlamentare sul rifinanziamento delle missioni militari all?estero, quella in Iraq in testa, anche se non è l?unica in ballo e che oggi è di nuovo all?esame del Parlamento (Senato prima, Camera poi) per la proroga.
Invece, come al solito, le cose sono più complicate e dunque le ragioni della realpolitik, scelte etiche e valutazioni delle forze in campo si sovrappongono. La valutazione del governo è semplice nel suo militarismo muscolare e gagliardo: in Iraq ci siamo e ci vogliamo restare, al fianco degli amici angloamericani per finire ?il lavoro?. Punto. Quando l?opposizione di centrosinistra ?c?ha provato? a chiedere lo scorporo della missione in Iraq, per non farsi inchiodare a un sì o a un no, il centrodestra gli ha, legittimamente, fatto marameo.

Inondare di email
La montagna, come al solito, ha partorito il topolino: ognuno per conto suo. Bertinotti arriva a sostenere che “con questo voto, tra Ulivo e popolo della pace si rischia di creare un fossato invalicabile”. Come a dire: siamo noi i portavoce politici dei veri pacifisti.
Ecco, appunto: il popolo della pace. Di certo non ha più la voce e i numeri di un anno fa, quando la guerra era in corso e in piazza scendevano milioni di persone in tutto il mondo. è ripartita la carovana della pace in molte città italiane, è vero, e la rete Lilliput ha chiesto di inondare di email le caselle dei parlamentari. Fatto. Pax Christi, Libera e Tavola della pace non sono state da meno e da giorni circola l?appello, firmato da padre Alex Zanotelli, don Luigi Ciotti e Gino Strada, che chiede una cosa sola e molto semplice: via le truppe di occupazione italiane dall?Iraq, largo all?Onu.
Intanto il movimento per la pace prepara una grande manifestazione per il 20 marzo prossimo: all?ultima assemblea dei Social forum italiani, che si è tenuta a Bologna, fischi e contestazioni si sono sprecati ma per meno nobili motivi.
Il fronte Luca Casarini (Rete dei Disobbedienti) – Piero Bernocchi (Cobas) ha attaccato a testa bassa Bertinotti e una parte dei movimenti sociali e no global ?moderati? (Vittorio Agnoletto, pronto per una candidatura come indipendente nel Prc) sul tema violenza/nonviolenza come orizzonte dell?umanità e pratica concreta nelle manifestazioni. In realtà, tanto per cambiare, è in gioco ?l?egemonia? sul Social forum.
Parlando con chi queste cose le segue da vicino, in effetti, i se e i ma abbondano, non sulla guerra, (cui tutti erano e sono contrari) ma su fino a quando e a fare cosa è utile che i nostri soldati restino. Carlo Costalli, presidente dell?Mcl, non ha dubbi: “Andarsene ora non ha senso. Li ritiriamo a marzo per rimandarli a giugno quando l?Onu tornerà, secondo la risoluzione, ad avere un ruolo?”. Sergio Marelli, presidente delle ong italiane, la pensa in modo opposto: “Il no secco è l?unica posizione possibile, non c?è spazio per mediazioni. Diciamo no al ricatto di un governo che spende 1.200 miliardi per militari all?estero e massacra la cooperazione”.

I socialtraditori
Flavio Lotti, che della Tavola della pace è il coordinatore, chiede “un?iniziativa politica coraggiosa che ponga il tema politico della missione, non quello fintamente tecnico del suo rifinanziamento”. I no global preparano fischi e monetine per i parlamentari ?guerrafondai? e ?socialtraditori?, al primo corteo utile. Angius risponde: “Certi pacifisti vogliono la pace ma poi praticano la violenza”.
Grande è la confusione sotto il cielo, non solo in Iraq, anche in Italia.

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