Economia

La guerra dell’eolico

Coldiretti guida il fronte del no. Tu da che parte stai?

di Silvano Rubino

«Lo sviluppo dell’energia eolica ha già trasformato in deserto un territorio grande quanto una autostrada di oltre 10mila chilometri». «Abusivismo, cave, e inutili colate di cemento sono il vero scempio  del paesaggio». Sta tutto in questo botta e risposta tra Coldiretti e Legambiente il senso dell’ultima battaglia sul fronte ambientalista, quella sull’eolico.

A dare fuoco alle micce ci pensa proprio Coldiretti, che in questi giorni ha lanciato un evento dal titolo assai significativo. La speculazione dell’eolico –  palazzinari dell’energia. Insieme all’associazione degli agricoltori e una serie di sigle ambientaliste (alcune delle quali vicine al centrodestra): Amici della terra,  Mountain Wilderness,  Altura, V.a.s., Wilderness Italia,  Movimento azzurro,  Comitato del paesaggio,   Comitato per la bellezza,  Fareverde, Italia Nostra.
L’accusa è precisa. L’eolico provoca «danni irreversibili sul paesaggio naturale, culturale e agricolo nazionale» ma anche «sulle speculazioni e sullo spreco di denaro degli utenti per installazioni che non potranno fornire alcun contributo risolutivo al fabbisogno dell’energia».
 
Secondo Coldiretti, infatti «l’eolico rappresenta oggi un contributo del tutto marginale al bilancio energetico, pari al 5,3% dei consumi finali di energia prodotta da fonti rinnovabili e allo 0,25% dei consumi finali complessivi. Questo marginalità resterà tale anche in futuro: nel 2020 la produzione eolica, pur triplicando i propri impianti, sarà pari al 7,9% dei consumi di energia prodotta da fonti rinnovabili e al 1,3% di consumi finali complessivi».
Secondo Coldiretti la spinta dell’eolico ha solo ragioni speculative: «In Italia il livello della rendita dei produttori è massimo per l’Italia fra tutti i paesi dell’Unione con circa 100 euro/MWh per un sito eolico di media produttività, dieci volte superiore a quella della Germania (10 euro/MWh) e cinque volte quella della Spagna (20 euro/MWh)». L’eolico fa guadagnare di più i produttori, quindi, secondo Coldiretti. E per questo si investe più su questa fonte piuttosto che su altre più adatte al nostro territorio, come il fotovoltaico.

Fuoco di fila dalle principali associazioni ambientaliste italiane. Che invece, per la maggior parte, nell’eolico credono. E molto. Ecco una sintesi delle reazioni


WWF
«Considero assolutamente non condivisibili i toni da crociata anti-eolica, e mi piacerebbe che tale passione e azione fosse posta nel combattere la più grave minaccia che il mondo abbia mai affrontato, quella dei cambiamenti climatici», replica Mariagrazia Midulla, responsabile energia e clima del WWF Italia. «Il WWF», aggiunge, «considera l’energia eolica una risorsa essenziale e irrinunciabile per fronteggiare la minaccia dei cambiamenti climatici e per garantire la stessa sicurezza energetica nazionale» . Senza dimenticare, precisa, «la necessità  di minimizzare e razionalizzare al massimo l’impatto sulla biodiversità  di tutte le fonti energetiche, anche quelle pulite e alternative, ponendo rimedio ad alcuni errori del passato che non hanno fatto altro che creare inutile contrarietà». Per questo il WWF ha stilato e inviato ai Ministeri coinvolti il documento Eolico & Biodiversità che contiene «le proposte di linee guida rispetto al tema dell’impatto sulla biodiversità da parte degli impianti eolici industriali».

LEGAMBIENTE
Una guerra all’eolico che Legambiente definisce «stupefacente».  «Coloro  che boicottano lo sviluppo dell’eolico non fanno l’interesse del Paese né  quello dell’ambiente. Piuttosto sembrano agire per quello delle lobby del  carbone e del nucleare, fonti che non aiuteranno certo l’Italia a ridurre  inquinamento e CO2 e a rispettare gli impegni presi nello lotta al mutamento  climatico». L’eolico è la fonte, sostiene l’associazione ambientalista, «che praticamente la fonte che a livello mondiale è in maggiore e costante crescita  (+22% di crescita annua) e che in molti Paesi europei è già un pezzo  importante degli approvvigionamenti elettrici come in Danimarca ( 20%), Spagna  (12%), Portogallo (9%) e Germania (7%)».

A chi  sostiene che l’eolico non serve perché produce poca energia Legambiente  ricorda che «secondo l’ultimo rapporto di Terna nel mese di maggio la  produzione di energia elettrica dall’eolico in Italia è aumentata del 12,3%  rispetto al 2008 e che ha oramai ampiamente superato quella da geotermia».  Invece per il leitmotiv secondo il quale «l’eolico devasta il paesaggio  italiano» l’associazione ambientalista replica che «le norme regionali già in  vigore impediscono la realizzazione d’impianti eolici in larga parte delle  aree vincolate cosa che non viene fatta con altrettanta attenzione nel caso di  progetti di autostrade, centrali elettriche da fonti fossili, consumo di suolo  e cave».
 
«Invitiamo  queste persone», continua la nota di Legambiente, «sicuramente disinformate e con un  evidente strabismo rispetto alla situazione ambientale del Paese, a leggersi i  nostri ultimi rapporti sulle Ecomafie e sull’abusivismo costiero, sulle 6mila  attive e 10mila abbandonate cave in Italia e ad andarsi a fare un giro per i  cantieri autostradali nel Nord Italia e nelle periferie delle città italiane:  3 milioni di alloggi costruiti negli ultimi 10 anni di cui il 10% abusivi.  Forse capirebbero qualcosa dei veri problemi del paesaggio italiano e  supererebbero un approccio snobistico e superficiale a questioni vere».

GREENPEACE
«L’eolico non produce emissioni, non produce scorie e non determina modifiche irreversibili del paesaggio. Attaccare l’eolico significa di fatto attaccare gli obiettivi europei e non aver capito che il cambiamento del clima è l’emergenza ambientale del secolo», attacca Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia. «L’atteggiamento antieolico preconcetto e infondato è ambientalmente inaccettabile», continua Onufrio, «mentre la casa brucia, a causa del riscaldamento globale, qualcuno anziché portare l’acqua per spegnere il fuoco si preoccupa se qualche goccia casca sul tappeto». Secondo Greenpeace «dire che l’eolico produca “briciole di energia” è del tutto sbagliato. Gli obiettivi europei al 2020 prevedono, per il settore elettrico in Italia, un incremento della produzione da fonti rinnovabili di 50-54 TWh (miliardi di kWh). Il potenziale dell’eolico al 2020, limitato dai criteri ambientali definiti da un protocollo tra produttori e associazioni ambientaliste, è di 16 GW per una produzione totale di 27 TWh. In sostanza, circa metà dell’obiettivo al 2020 si può coprire con l’eolico. Il resto può venire dal solare fotovoltaico, dall’uso sostenibile delle biomasse, dal geotermoelettrico, dall’espansione del mini-idroelettrico. Nessuna fonte energetica rinnovabile da sola è decisiva: la strategia deve necessariamente comporre un mosaico di fonti, e l’eolico è proprio la fonte che da sola può dare le maggiori quantità di elettricità senza emissioni di CO2».

ISES ITALIA
Per G.B. Zorzoli, Presidente di ISES Italia, «In Italia gli impianti eolici sono sottoposti a una stringente disciplina che in più di un caso ne ha rallentato la diffusione, nonostante il raggiungimento di elevati standard energetico-ambientali e le intese con le principali associazioni ambientaliste per l’individuazione dei criteri per la scelta dei siti. Se a ciò si aggiunge la vigilanza delle Regioni per mezzo delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di tutela del paesaggio, risultano inconcepibili e inaccettabili posizioni che tendono a demonizzare l’eolico e mistificano la realtà negando che tale fonte di energia pulita sia oggi al primo posto nella generazione di energia da nuove fonti rinnovabili e che sarà determinante per raggiungere al 2020 gli obiettivi che l’Unione Europea ci ha posto”.

KYOTO CLUB
Per Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, «puntare sull’eolico in Italia è anche una straordinaria occasione per l’industria nazionale e per tutta la filiera; significa creare nuova occupazione nella green economy, oggi la più concreta strategia contro la recessione. Secondo uno studio GSE-IEFE Bocconi il solo comparto eolico ha un potenziale in Italia al 2020 di circa 78mila unità, il 31% sul totale di tutta l’occupazione nelle fonti rinnovabili». «Le installazioni eoliche in Italia sono realizzate soprattutto in aree rurali e montane, spesso abbandonate e non utilizzate né a fini agricoli né per il pascolo. L’eolico consente invece una ricaduta positiva in termini occupazionali ed economici, impensabile con altre opzioni economiche ed energetiche, e senza danni per il turismo», dice il direttore scientifico del Kyoto Club. «Sempre in termini di sviluppo economico – conclude Silvestrini – va ricordata l’esperienza di centinaia di migliaia di agricoltori danesi e tedeschi che traggono parte del loro reddito proprio dalla produzione di elettricità da fonte eolica».

LIFEGATE
Interviene anche Marco Roveda, fondatore di Lifegate, «Le e pale eoliche: tutti a dire che non sono belle, rovinano l’ambiente. Ma allora, quando è arrivata l’elettricità, i pali della luce non avevano lo stesso impatto visivo? Eppure ora sono ovunque. È solo un problema di apertura mentale, e un peccato di presunzione di cultura, che denota solo una mancanza di consapevolezza in campo eco-ambientale», commenta Marco Roveda. «Dire che l’eolico sia “marginale” è totalmente errato, perché è al momento la fonte energetica a maggiore tasso di crescita, come potenza installata, nel mondo. Dire che il paesaggio sarebbe più bello senza le pale eoliche è come dire che, vedere un bel corpo nudo sia meglio che vederlo con un cappotto,  protetto  dal freddo. Siamo obbligati a proteggerci dal freddo in inverno, così come lo siamo a produrre energia. Mi infastidiscono molto di più le migliaia di brutti, vecchi tralicci che portano i cavi della corrente ad alta tensione, piuttosto che la rasserenante visione di queste girandole. Sono più preoccupato dello scempio architettonico di brutte case e capannoni, giustificati semplicemente col “ci vogliono”».


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