Famiglia

La guerra delle tv agli esperti di pace

Informazione in crisi. Il boom degli strateghi bellicisti. Dai tg ai varietà, dalla Rai a Mediaset, tutti schierano i i propri esperti di tattica militare, armi e bombe. A senso unico.

di Ettore Colombo

Uno guarda la tv, alla sera, e quasi si spaventa. Guerra, guerra, solo guerra. L?informazione o presunta tale regna sovrana. Cartine, bacchette (magiche?), planimetrie, immagini di Kabul al buio e dei missili che ne rischiarano il cielo, folle arrabbiate e incattivite che bruciano bandiere americane in Pakistan come in Indonesia, in Siria come in Egitto. Poi, però, a un certo punto, come per incanto, in tv compaiono i professori, gli strateghi, gli esperti. Uno per tv, meglio, uno per trasmissione: Vespa, a Porta a porta, trasmissione che si potrebbe chiamare anche Sera a sera visto che oramai va in onda tutti i giorni, su Rai Uno, neanche si trattasse di un telegiornale, ha i suoi (e ci mancherebbe); Santoro, su Rai Due, nelle nuove e battagliere puntate ha preso in simpatia un giovane (crescerà); allo speciale di Rai Tre, Primo piano, fanno quello che possono e invitano sempre e solo un anziano e gentile signore.
Poi ci sono le reti Mediaset, naturalmente, e La sette. E le radio e i portali Internet. A farla da padrone sono sempre gli stessi, seduti, in piedi, spesso con cartina dell?Asia sud occidentale sullo sfondo. E la bacchetta, ah, la bacchetta, quella non manca mai. Al generale Luigi Caligaris, ad esempio, che ha l?aria simpatica, ha militato a lungo nel Partito liberale italiano, oltre che nell?Esercito (italiano), è arrivato fino al grado di generale (di brigata, per la precisione) e, dopo aver contribuito a fondare Forza Italia ed esserne diventato europarlamentare, ha deciso di andarsene sbattendo, signorilmente s?intende, la porta. Caligaris non la dimentica mai, la bacchetta, e con quella ci spiega chi attacca, dove, perché. Caligaris scrisse un libro (profetico?) nel 1995, Paura di vincere. L?Occidente tra guerra e pace. L?Occidente ha scelto la guerra e Caligaris è ovunque: Tg1, Tg2, Tg3 (e Vespa, ovvio).
La concorrenza (Mediaset), invece, punta tutto su Stefano Silvestri, aria arcigna, editorialista del Sole 24 ore, esperto di politica estera e difesa, nonché consulente militare dei governi Cossiga, Spadolini, Craxi, De Mita, Ciampi, sottosegretario nel governo Dini, nonché direttore dell?Istituto affari internazionali.
Poi c?è Enrico Jacchia, già senatore, oggi direttore del Centro studi strategici della Luiss di Roma, esperto di armi, strategia, tattica e guerra. Maurizio Mannoni, su Rai Tre, l?ha come adottato: Jacchia, tutte le sere è lì, in diretta tv. Chissà che travaso di bile, per il professor Carlo Jean, generale pure lui, studioso di geopolitica (il primo, in Italia), anche lui professore alla Luiss, analista e stratega militare e tra i fondatori di Limes. Ecco, appunto: Limes e il suo direttore, Lucio Caracciolo, hanno sfornato, su guerra e terrorismo, numeri speciali uno più interessante dell?altro. Certo, gli autori quelli sono: ex generali, esperti di alta tattica e strategia. Santoro, invece, che sta subendo l?attacco concentrico di An, comunità israelitica italiana, governo e sinistra, ha scelto di far diventare un volto noto ai telespettatori il brillante Andrea Nativi, direttore della Rivista italiana di difesa, mensile un po? specialistico, ma di questi tempi utilissimo: è la rivista ufficiale dell?Esercito italiano. Infine, naturalmente, c?è lui, la guest star, l?unico ?amerikano? che la faccia da dottor Stranamore ce l?ha davvero: Edward Luttwak, un nome una garanzia. Esperto militare, geopolitico, geostrategico, politologo, Luttwak, fosse per lui, bombarderebbe chiunque gli capitasse a tiro: l?Afghanistan, s?intende, ma anche la Siria, il Sudan, il Libano e, ovvio, l?Iraq. La lista degli ?Stati canaglia?, a dare retta a Luttwak, non finirebbe mai.
Ma i media hanno o avrebbero delle soluzioni alternative, a questa orgia di tecnici che in realtà sono politici, esperti di parte? Sì, eccome se ce le avrebbero. Citando a caso, e solo i nomi più illustri, ci sarebbero Luigi Bonanate, il primo in Italia a essere stato titolare di una cattedra di Diritto internazionale (ora insegna Relazioni internazionali a Torino); Daniele Archibugi, professore a contratto di corsi su pace e guerra all?università di Roma e alla London school of economics, autore di importanti testi sulla democrazia cosmopolitica e sovranazionale; Alberto L?Abate, che è stato persino consulente del governo italiano, inventore dei ?Caschi bianchi? in Kosovo, che insegna all?Università di Firenze; Antonio Papisca, professore di Diritto internazionale a Padova, direttore del Centro studi per la pace; Antonio Cassese, professore di Diritto internazionale a Roma, ma soprattutto presidente di una sezione del Tribunale penale internazionale. Senza dire che esistono ben tre università, quella di Firenze Cesare Alfieri, quella di Pisa, con la Scuola di specializzazione di Sant?Anna, e quella di Torino, dotate di corsi di laurea in Operatori di pace, Sviluppo e pace, Scienze per la pace; e non tralasciando i master e le scuole di specializzazione (a Torino, alla Cattolica di Milano e alla Sapienza di Roma) dedicate al peacekeeping.
In tv, invece, funziona meglio il teatrino con i soliti Agnoletto e Casarini a fare la guerra a chi ama tanto la guerra. Mentre l?Italia ha tanti grandi esperti di pace. Possiamo fornire, volendo, i relativi numeri di telefono.

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