Famiglia

La Grecia, il mio filo rosso

Intervista a Moni Ovadia.

di Emanuela Citterio

Ogni suo spettacolo è un viaggio nello spirito, frutto di lunghe ricerche. Ha detto che il turismo uccide le culture. Stupiti, cogliamo l?occasione.
Parole forti, le sue. Ma lei non ama viaggiare?
Viaggiare è un atto conoscitivo per incontrare persone, culture, diversità. Il turista invece si sposta in una cartolina. Come quelle vacanze spaventose nei villaggi: del luogo non si sa nulla e non si saprà nulla al ritorno. Tutto è lecito, per carità. Ma per me è il contrario del viaggio, che costruisce cultura e relazione.
Un viaggio che l?ha emozionata…
Quello che compio da vent?anni nel mondo Yiddish. Trovo più interessanti i viaggi nel pensiero. Sono stato con i vecchi straordinari che vengono da quel mondo ormai scomparso. Ho sentito racconti, canti, ho visto riti. è stato il viaggio più grande di tutta la mia vita e non è ancora finito.
Un Paese che ama?
Vado in Grecia da anni, perché la cultura neoellenica mi affascina profondamente. Conosco il greco e questo mi ha permesso di capire la cultura, apprezzarne i canti e i balli, la musica e la poesia.

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