Cultura

La grande Milano. Quale città lascia il Cardinal Martini

Viaggio tra i giganti della carità. Quattro fondatori. Opera san francesco, Istituto don Gnocchi, Sacra famiglia, San Raffaele. Intervista a Mons. Bazzari

di Riccardo Bonacina

Aveva 24 anni fra Cecilio (all?anagrafe Pietro Antonio Cortinovis) quando dalle valli bergamasche arrivò a Milano come portinaio del Convento dei Cappuccini di viale Piave. Morirà nel 1984 da portinaio, ma nel frattempo, il suo gesto quotidiano e semplice, dare conforto e aiuto a chi bussava alla porta, aveva dato un grande frutto: nel 1959 nasceva l?Opera San Francesco per i poveri, una delle più grandi ed efficienti costruzioni della carità milanese. Oggi Opera San Francesco accoglie ogni giorno 2mila persone che hanno bisogno di nutrirsi, lavarsi e curarsi, extracomunitari o italiani che siano. Il nostro viaggio inizia qui, poco lontano dalla portineria abitata per 74 anni da fra Cecilio, nel cuore di Milano, dove sono sorte, grazie alle sole donazioni di cittadini e imprese e senza una briciola di soldi pubblici, una bella e moderna mensa, un segretariato sociale la cui efficienza è inarrivabile a qualsiasi ufficio
pubblico, un poliambulatorio, di cui in queste settimane si sono inaugurati nuovi spazi e servizi, in cui operano 110 medici volontari.

L?anima della città
L?indagine ha un obiettivo: rintracciare ciò resta di un?anima antica del capoluogo lombardo, la capacità ambrosiana di carità che per secoli, inventandosi forme sempre nuove, ha saputo tradursi, secondo criteri illuminati e sempre moderni, in modelli operosi ed efficaci capaci di rispondere ai bisogni che i tempi proponevano. Insomma, a Milano la tanto agognata Welfare Society ha radici antichissime. Ma cosa rimane oggi di questa storia in una città depredata dagli affari intorno alle aree dismesse, cosa resta in una città in cui la politica ha abdicato da almeno 10 anni, lasciando il campo alle scenografie effimere della moda o ai venditori di simil fibre ottiche, trapanatori di marciapiedi e strade, affari che arricchiscono poche decine di persone senza creare benessere diffuso? Milano, una città più chiusa e ostile di qualche anno fa, una città la cui giunta è capace di congelare, per misere ripicche, persino l?avvio dei lavori della Casa della Carità, regalo della Caritas diocesana per i 75 anni del Cardinal Martini. Eppure, Milano sarebbe ancor più dura, cinica e invivibile senza le opere di carità che uomini di grande fede ma di pochissima astrazione ci hanno lasciato in eredità dal secolo che si è da poco concluso. Eredità lasciate da una grande storia, opere straordinarie capaci ancora di catalizzare la capacità di dono di migliaia e migliaia di persone, opere in cui rimane lo spirito o la presenza stessa dei fondatori capaci di tanta operosità cristiana. Opera San Francesco, Fondazione Sacra Famiglia, Fondazione Don Gnocchi, Fondazione San Raffaele: le tappe del nostro viaggio, luoghi dove l?esperienza di fede cristiana ha generato costruzioni civili, preservando la solidarietà dal suo surrogato: l?assistenza statale.

Nessuno sia distante
Il 20 dicembre 1959, il cardinal Montini (futuro Papa Paolo VI) all?inaugurazione dell?Opera San Francesco s?indirizzò così a fra Cecilio: «Chiamare il povero e onorarlo nella sua condizione, ci muove il desiderio di essere portatori di un qualche soccorso e conforto che ci renda in qualche misura degni di essere beneficiati da Dio misericordioso. L?onore a chi non ha ci mette alla prova per onorare quel grande povero che è Gesù, che si è fatto collega di quelli che sono all?estremo grado perché nessuno potesse dire: tu mi sei distante». Eccolo il cuore di queste opere, offrire a una intera città la possibilità di includere diversità e antiche e nuove disperazioni. Perché nessuno possa dirci o rinfacciarci quel: «tu mi sei distante».
Due settimane fa, a Cesano Boscone, l?Istituto Sacra famiglia ha inaugurato cinque nuove strutture, un vero e proprio villaggio denominato Cinque stelle per designare, insieme, il sostegno della divina Provvidenza e il comfort delle nuove strutture. Vere e proprie villette con palestre, piscine per la cura e riabilitazione dei plurihandicappati gravi ma anche per anziani con Alzheimer. Per realizzarle son,o occorsi 12 anni di tenacia e di lotta contro la burocrazia. Ma il lascito di Monsignor Pogliani, il fondatore e, poi, di monsignor Moneta che gestì l?istituto dal 1919 al 1955, era una vera sfida: loro realizzavano un nuovo reparto all?anno per poter rispondere a tutti i bisogni. Oggi l?Istituto ha 11 sedi in tre regioni e assiste e cura circa 2mila persone. Monsignor Colombo, attuale presidente, ha dovuto in questi anni sfidare ostacoli molto moderni: una cultura per cui l?assistenza è semplicemente zavorra dei bilanci e persino leggi come il decreto n. 616 del 1977 che considerava l?istituto un ?ente inutile?. Insomma, far risuonare oggi il motto del fondatore ?Super Omnia Charitas?, è impresa dura e coraggiosa quanto quella del mettere la prima pietra. Il 5 giugno ad inaugurare il nuovo villaggio la benedizione di Carlo Maria Martini. Quando il 6 febbraio 1983 ricevette la porpora cardinalizia volle fare il suo ingresso in città passando proprio da Cesano Boscone, oggi saluta la città, dopo 22 anni di guida pastorale da «questa frontiera del bene», come la chiama. «Un luogo in cui viene fuori il meglio dell?umanità, nei medici, negli operatori, negli studiosi, negli ospiti. C?è qui un di più di dedizione, di totalità di affezione. Come insegna il vostro fondatore, nei poveri c?è un di più di umanità che si offre a tutti».

Una storia semplice
Che cose inaudite dicono questi cristiani. «No, no, sono cose semplici», replica don Luigi Maria Verzé, fondatore di un grande ospedale, il San Raffaele, che è poi diventato Centro di ricerca scientifica e università. «Noi coltiviamo il concetto di persona. Siamo piccoli e pieni di limiti ma siamo grandi nell?amore alla persona che ci deriva dall?incarnazione di Cristo», spiega don Verzé. E chiunque sia stato al San Raffaele avrà notato come questo sia scritto persino sulle targhette degli ascensori. «è questa la radice realistica del nostro impegno». Nel 1939 don Luigi, appena finito il liceo fu chiamato da don Giovanni Calabria che lo volle con sé per dieci anni come segretario. «Fu lui a insegnarmi tutto. Il suo comandamento? Diceva sempre: le grandi cose sono fatte di piccole cose». Una legge che Milano conosceva e riconosceva benissimo. Ma oggi, che ne è di quest?anima insieme religiosa e civile della città? Che ne sarà di questa eredità fatta di fede, di professionalità, di impegno, di gratuità?

Opera San Francesco
Nasce nel 1959 per opera di fra Cecilio.
310 volontari (di cui 110 medici). L?Opera gestisce una mensa (nel 2001, 690mila pasti), un poliambulatorio (nel 2001, 18.700 visite), un segretariato sociale (2.500 colloqui nel 2001), strutture igieniche e sartoria. Responsabile: padre Annoni
v.le Piave 2 ? 20129 Milano – tel. 02.77122400

Fondazione Sacra famiglia
Nasce nel 1896, da monsignor Domenico Pogliani. Parroco di Cesano Boscone, pensò di dar vita a una «copia in miniatura del Cottolengo di Torino. Nella persuasione che chi serve i poveri infermi serve Gesù Cristo, a ogni mattina, al primo incontro che si farà, gli si bacerà la mano». Oggi ha 1.600 dipendenti, 2mila ospiti, 6 sedi su 3 regioni, 500 volontari. Assiste e cura disabili gravi e gravissimi.
Pres. mons. E. Colombo piazza Mons. L. Moneta 20090 Cesano Boscone tel. 02.456771

Fondazione Istituto don Carlo Gnocchi
Nasce nel 1952 per iniziativa di don Carlo Gnocchi, che nel ?45 scriveva: «Sogno di potermi dedicare a un’opera di Carità, quale che sia. Desidero e prego dal Signore una cosa sola: servire per tutta la vita i suoi poveri. Purtroppo non so se di questa grande grazia sono degno, perché si tratta di un privilegio». L?istituto gestisce oggi 21 centri in 10 regioni. Di cui 2 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, centri per non autosufficienti, centri di riabilitazione. Presidente: mons.
Angelo Bazzari Via C. Girola, 30 ? 20162 Milano – tel. 02.642241

Fondazione San Raffaele
Fondata nel 1969 da don Luigi Maria Verzé. Il nome deriva da Raf-el, Dio guarisce. Gestisce l?ospedale con 3.300 dipendenti, 1.359 posti letto, 65mila ricoveri nel 2001. L?Università Vita-Salute, un Centro di ricerca scientifica, il Dipartimento di biotecnologie, una casa editrice, un?associazione (Aispo) che opera con progetti in Brasile, India, Africa e Israele
via Olgettina, 60 20132 Milano Tel. 02.26431

L?allarme di Bazzari: svenderemo la nostra storia?
Monsignor Angelo Bazzari è presidente della Fondazione don Gnocchi dal 1993, e dal 1983 al 92 fu direttore della Caritas milanese. Insomma, da 20 anni la declinazione ambrosiana della solidarietà passa dai suoi uffici. L?istituto che presiede ha appena inaugurato il suo 21° centro in Liguria, a Sarzana (La Spezia), dove la Fondazione ha vinto una gara pubblica per gestire il polo riabilitativo. L?istituto è ormai riconosciuto come polo d?eccellenza italiano per tutto ciò che riguarda la riabilitazione: alla don Gnocchi ci si forma, si fa ricerca applicata, si fanno terapie, si producono software accessibili. Sono tremila i dipendenti e altrettanti gli assistiti. Di don Carlo Gnocchi quest?anno ricorre il centenario della nascita, occasione di un approfondimento fatto di libri, convegni, incontri. Eppure, monsignor Bazzari è preoccupato.Perché?
Angelo Bazzari: Viviamo un periodo difficile, di cambiamenti tumultuosi. Nel campo in cui operiamo, la sanità, non ci sono né certezze né punti fermi. I quadri normativi sono in fieri e ogni Regione sperimenta i suoi modelli. Per noi che siamo presenti in 21 regioni la situazione non è semplice. Per i più è facile cadere; per chi è ben strutturato come noi, è facile accettare di ridursi semplicemente a un?azienda di sanità. Vedo opere secolari in crisi, in affanno. I Fatebenefratelli, i Camilliani, gli Orionini.
Vita: Perché?
Bazzari: Non c?è attenzione su un tema cruciale: il futuro delle opere cattoliche in questo Paese. C?è vera disattenzione verso questi giganti della Carità che hanno sostituito lo Stato, che hanno preservato una strada viva per la solidarietà e la cura verso i più deboli e bisognosi. Questi giganti attraversano oggi una crisi strutturale, organizzativa, culturale e nessuno se ne dà pena. Una leggerezza imperdonabile. Vogliamo che queste opere, che sono un patrimonio di tutti, sono state costruite grazie alle popolazioni e alla loro capacità di dono e di impegno, siano comprate per due lire da faccendieri italiani o stranieri che siano? Ma lo sa che io ogni settimana ricevo almeno tre/quattro offerte di subentro di piccole opere o di enti religiosi in ginocchio?
Vita: E la Chiesa cosa fa per loro?
Bazzari: Anche la Chiesa non ha capito quanto questo patrimonio sia a rischio. Negli ultimi anni si è molto enfatizzato l?attenzione ai poveri e il valore del volontariato, sante attenzioni. Ma senza incardinarsi su queste opere di eccellenza e secolari, tanto fermento rischia di ripiegarsi su un dilettantismo tanto presuntuoso quanto improduttivo. Vedo con grande commozione il significativo viaggio del Cardinal Martini che sta salutando Milano abbracciando una ad una queste opere.
Vita: E per il futuro?
Bazzari: Credo molto nel modello delle fondazioni. Lo reputo un modello vincente oggi perché consente di appartenere alla Chiesa e insieme all?ambito civile. La fondazione è un?opera fatta da laici con convinzioni profonde, fatta da gente che pratica la carità con un bagaglio tecnico e professionale altissimo. Non è un caso che Sacra Famiglia, Nostra Famiglia, San Raffaele, Don Gnocchi, insomma il 900 ambrosiano, abbiano fatto questa scelta.

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