Non profit

La grande frontiera? Il volontariato del sud

La prima rilevazione Istat sui Csv: oltre il 46% delle associazioni italiane si appoggia ai Csv. Ma al Sud c’è più bisogno di lavorare al consolidamento dei rapporti col territorio

di Francesco Agresti

Tutti, o quasi, sanno che esistono, ma solo la metà delle 21mila organizzazioni di volontariato attive in Italia fruisce delle attività dei Centri di servizio, il che indica la loro grande potenzialità di crescita. Per la prima volta l?Istat, nell?ambito del censimento sulle organizzazioni di volontariato, ha ampliato il suo raggio di azione ai Csv. «I dati fanno emergere situazioni abbastanza eterogenee», spiega Nereo Zamaro, dirigente Statistiche sulle istituzioni pubbliche e private dell?Istat. «Ci sono regioni in cui le organizzazioni fanno a meno dei Csv, forse perché sono dotate di una struttura organizzativa che le rende autonome, altre invece in cui, pur avendone probabilmente bisogno, per ragioni diverse non fanno riferimento ai Csv. Nel complesso, risulta che le organizzazioni che fanno ricorso ai Csv dichiarano, in 9 casi su 10, di essere soddisfatte del servizio da essi erogato».

Vita: Quali sono le indicazioni più significative che emergono?
Nereo Zamaro: Dai dati raccolti risulta che il 46,7% delle 21mila organizzazioni di volontariato conosce i Csv e ne utilizza le attività, il 39,5% li conosce ma non fruisce dei servizi e solo il 13,8% dichiara invece di non sapere della loro esistenza.

Vita: Come leggere questo dato?
Zamaro: Premesso che occorre tener fuori dalle valutazioni la provincia di Bolzano, area in cui si rileva una formidabile concentrazione di organizzazioni ma in cui i Csv non sono stati istituiti, e le regioni della Campania, Puglia e Calabria, in cui la loro istituzione è molto recente, ci sono due aspetti a mio avviso interessanti. Il primo riguarda le regioni del Nord-Est: nonostante in questa area i Csv siano istituiti da tempo, il 24% delle organizzazioni di volontariato, dato che supera di dieci punti quello nazionale, dichiara di non conoscerne l?esistenza.

Vita: Cosa vuol dire?
Zamaro: Un?ipotesi potrebbe essere che in Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia le organizzazioni hanno raggiunto un?autonomia organizzativa tale che è più diffusa la tendenza a procedere isolatamente, senza riferirsi ai Centri. In questi casi i Csv dovrebbero provare a comunicare meglio e articolare la loro strategia di intervento in modo diverso, perché diverse probabilmente sono le esigenze delle organizzazioni presenti in queste aree.

Vita: L?altro dato interessante?
Zamaro: A fronte di un dato nazionale in cui si osserva che poco meno del 14% delle organizzazioni non è a conoscenza dell?esistenza dei Centri, nelle regioni meridionali tale percentuale sale al 16,4%, un dato legato a una presenza dei Csv meno radicata in un?area in cui, invece, c?è più bisogno di lavorare al consolidamento dei rapporti delle ?nuove? organizzazioni di volontariato con il territorio. Sempre nel Mezzogiorno, il 48% delle organizzazioni dichiara di conoscere i Centri di servizio ma di non servirsene.

Vita: I servizi più richiesti?
Zamaro: Quelli relativi all?informazione e la consulenza, indicati dal 33% delle organizzazioni interpellate. Seguono, con le stesse preferenze, i servizi di formazione e quelli di promozione del volontariato con il 17%, poi vengono quelli di sostegno alla progettazione con il 15% delle indicazioni, quelli relativi alla comunicazione con il 14% e infine i servizi logistici.

Vita: Anche qui ci sono differenze tra aree geografiche?
Zamaro: Sì. In particolare emerge che le regioni in cui il volontariato è più strutturato (come in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e nella provincia di Trento), sono quelle in cui generalmente si riscontra una scarsa domanda di quei servizi come ad esempio quelli logistici – la richiesta della sala per le riunioni, l?uso del fax – supporti questi che sono richiesti invece dalle organizzazioni dotate di risorse operative piuttosto ridotte. Mentre per il servizio di informazione e consulenza, anche se le organizzazioni delle regioni prima citate risultano tra quelle che meno fanno ricorso ai Csv, i valori che ci risultano sono analoghi a quelli nazionali.

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