Non so perche’ piaccia tanto il film La Grande Bellezza. Mi ha lasciato triste e sconsolato se si considera una metafora della societa’ italiana contemporanea.
L’aspetto che piu’ mi ha colpito e’ che la Roma di Sorrentino e’ una citta’ spopolata come la capitale dell’Impero nel Medioevo. E’ una citta’ senza giovani, ma popolata soltanto da persone di mezza eta’ e vecchi che si comportano come ragazzini sconsiderati. Quei pochi giovani sono succubi dei vecchi e presto sono tolti di mezzo.
Quella di Sorrentino e’ un’Italia senza futuro che vive di nostalgia, rimpianti e che affoga le proprie angosce in feste surreali come i passeggeri del Titanic in attesa del naufragio.
Questo e’ lo stesso mondo che emerge consultando la documentazione sulla conferenza europea di Strasburgo sull’imprenditorialita’ sociale che si e’ tenuta due settimane fa. La celebrazione di un Europa che invecchia, imprigionata nel passato e terrorizzata dal futuro; un’Europa che si ripiega su se stessa celebrando i fasti del passato in una delle proprie roccaforti, un villaggetto grazioso abitato da bravi cristiani, lontano anniluce dall’iperconnettivita’ e dalla multidiversita’ della societa’ globale.
Apparentemente a centinai gli italiani sono andati in pellegrinaggio al santuario europeo come fedeli in cerca della grazia, anche se ancora non riesco a capire che cosa ne abbiano guadagnato. Sono state ripetute le stesse litanie che abbiamo sentito negli ultimi anni.
Io mi sono astenuto. A quella festa non ho voluto partecipare. Non ne ho bisogno cosi’ come non ne hanno bisogno gran parte delle persone che stanno costruendo il futuro. Non c’e’ niente di bello in quella macabra danza.
Io ho scelto di prendere un’altra strada perche’ credo che ci sia un futuro migliore e che lo si possa costruire senza inchinarsi come servi a elemosinare da chicchessia.
Questa non e’ un’Italia che voglio. Questa e’ un’Europa che non serve a niente.
Questa bellezza non mi piace!
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