Formazione

La globalizzazione? Stanca come l’Economist

Il 15 novembre 1975 si riunivano, nel castello di Rambouillet, i capi di Stato dei sei Paesi più industrializzati. Nasceva “ufficialmente” la globalizzazione dell’economia

di Francesco Maggio

Trent?anni che sembrano un secolo? O che sembrano ieri? Tre decenni durante i quali l?economia ha fatto balzi in avanti impensabili? O che, lungi dal colmare i divari socio-economici, li ha allargati fino a renderli insostenibili? Ancora una volta la globalizzazione si rivela foriera più di domande che di risposte. Domande che un anniversario importante e una coincidenza significativa rilanciano con forza. Il 15 novembre 1975, infatti, quando nel castello di Rambouillet, a 50 chilometri da Parigi, si riunirono i capi di Stato dei sei Paesi più industrializzati allo scopo di realizzare, come si legge nel comunicato ufficiale dell?incontro, «sforzi in vista del ripristino di una maggiore stabilità nelle condizioni economiche e finanziarie dell?economia mondiale», nasceva ?ufficialmente? la globalizzazione dell?economia. In questi giorni, sempre in Francia, a cominciare proprio dai dintorni di Parigi, è esplosa la protesta dei giovani delle banlieus. La coincidenza spazio-temporale fa riflettere. Prendiamo per esempio ciò che disse non molto tempo fa Jean François Rischard, vice presidente della Banca mondiale: «Odio la parola globalizzazione. È diventata una scusa per una paralisi delle idee, pro e contro. Le grandi forze globali sono due: l?esplosione demografica e la nuova economia». Fa effetto una simile affermazione se si legge il numero dell?Economist in edicola questa settimana che titola: «Stanchi della globalizzazione». Ma subito aggiunge nel sottotitolo: «Nel senso che ce ne vorrebbe molta di più». Per chi, poi, non avesse ancora afferrato il messaggio, ci pensa l?editoriale a fugare ogni dubbio, chiudendo così: «Chi è stanco della globalizzazione è stanco della vita». Poi uno sfoglia il settimanale e ci trova un bel dossier sulla microfinanza che in questi anni si è rivelata uno degli argini più resistenti alle derive della globalizzazione finanziaria. Che dire? Paralisi delle idee pro e contro, per dirla con Rischard? Il dubbio stavolta rimane. E ne serpeggia un altro: la scarsa integrazione dei giovani francesi non è forse conseguenza indiretta (anche) dell?assenza nel suddetto comunicato ufficiale di Rambouillet di ogni riferimento a intenzioni di ?ripristino di stabilità? che non fossero di natura economica? Nel racconto Prima che tu dica pronto, Italo Calvino fa dire al protagonista: «Seduto sulla soglia della capanna, guardo stelle e razzi apparire e sparire, penso alle esplosioni che avvelenano i pesci nel mare e agli inchini che si scambiano, fra un?esplosione e l?altra, quelli che decidono le esplosioni. Vorrei capire di più». La globalizzazione ha dinamiche, per certi versi, analoghe. E anche noi, dopo trent?anni, ne vorremmo capire di più. Ma nemmeno l?Economist ci aiuta?.


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