Mondo
La giustizia vale più della legge. Tsipras chiama Antigone
Non c'è diritto senza giustizia. Senza giustizia c'è solo la legge e sulla legge non si fondano città. La lezione di Antigone - disposta a morire pur di infrangere una legge ingiusta, che le imponeva di non dare sepoltura al fratello - è stata richiamata nelle scorse ore da Alexis Tsipras. Un tema, quello del rapporto fra equità, giustizia e legge formale al quale l'Europa non può più sottrarsi.
di Marco Dotti
Non il rispetto pedissequo di una legge iniqua, ma la sua trasgressione: questo fonda la giustizia. Alla lezione di Antigone, uno dei miti fondatori della civiltà europea, si è richiamato Alexis Tsipras. Il racconto più celebre ci viene da Sofocle: Antigone dà sepoltura al fratello Polinice contro la volontà del re di Tebe Creonte. Scoperta, è condannata a passare il resto dei suoi giorni in una grotta. Quando, intimorito dalle profezie dell’indovino Tiresia, Creonte prende la decisione di liberarla, è troppo tardi. Per la legge, è sempre troppo tarti. Antigone si infatti è data la morte.
… perché questo editto non Zeus proclamò per me, né Dike, che abita con gli dei sotterranei. No, essi non hanno sancito per gli uomini queste leggi; né avrei attribuito ai tuoi proclami, Creonte, tanta forza che un mortale potesse violare le leggi non scritte, incrollabili, degli dei, che non da oggi né da ieri, ma da sempre sono in vita, né alcuno sa quando vennero alla luce. Io non potevo, per paura di un uomo arrogante, attirarmi il castigo degli dei. Sapevo bene – cosa credi? – che la morte mi attende, anche senza i tuoi editti. Ma se devo morire prima del tempo, io lo dichiaro un guadagno: chi, come me, vive immerso in tanti dolori, non ricava forse un guadagno a morire? Affrontare questa fine è quindi per me un dolore da nulla; dolore avrei sofferto invece, se avessi lasciato insepolto il corpo di un figlio di mia madre; ma da questa mia sorte dolore non ho. E se ti sembra che mi comporto come una pazza, forse è pazzo chi di pazzia mi accusa.
Sofocle,” Antigone”
Antigone non trasgredisce per piacere di trasgressione e non si dà la morte per amore della morte. Trasgredisce per amore della giustizia e si dà la morte per riaffermare la vita e per riaffermare quel legame forte senza il quale non si dà alcuna vera appartenenza. Ecco perché l'ordine di Creonte di non seppellire i morti e, di conseguenza, di non dare sepoltura nemmeno al fratello è colto da Antigone in tutta la sua oscura potenza. Davanti a Antigone il potere è nudo. ma la sua forza si fa comunque oscura e prevaricante.
L'ordine – scrive Sofocle – è legge d'uomini in contrasto con la giustizia divina. Per questo, la trasgressione di Antigone è una frattura instauratrice, un "no" che sa convertirsi in "sì". Un "sì" più grande dei "sì" che non hanno saputo opporre un "no" al surrogato della giustizia, l'arbitrio della legge, che apre alla compassione, alla giustizia.
Così scriveva Massimo Cacciari, nella nota alla sua traduzione dell'Antigone di Sofocle
Antigone non mira a “riformare” il potere di Creonte,non cerca compromessi più o meno alti tra il diritto positivo dello Stato e la pietas domestica. La parola di Antigone manifesta un’alterità radicale rispetto a tutte queste dimensioni del logos. La parola di Antigone uccide il potere delle leggi vigenti non in nome di altre, ma come svuotandole dall’interno, dichiarandole come nulla per sé. Il logos di Antigone, “semplicemente”, non ha nulla da dire a quello di Creonte, se non che è nulla.
IL re è nudo, dinanzi alla forza mite di Antigone.
Nel 1948, Bertolt Brecht adattò l'Antigone di Sofocle (Die Antigone des Sophokles). Creonte non è più solo un re. Creonte, per Brecht, è un tiranno nel senso più moderno e concreto del termine. Un tiranno che voleva farsi lex animata o arbitrio incarnato. Un "leader", diremmo oggi, ma la sostanza non cambia. Non cambia nemmeno lo scenario: allora come ora, un'Europa in rovina.
Antigone
Esci dalla penombra e cammina davanti a noi un poco, gentile, con il passo leggero della donna risoluta a tutto, terribile per i terribili Distolta a forza, io so come temevi la morte, ma ancora più ti faceva orrore la vita indegna E non fosti indulgente in nulla verso i potenti, e non scendesti a patti con gli intriganti, e non dimenticasti mai l’ingiuria e sui loro misfatti non crebbe mai l’erba. Salut!
Bertolt Brecht, “Antigone”
La giustizia, Dike, è ciò che custodisce il legame. La morte di Antigone non solo riafferma questa giustizia, ma rinsalda il legame, là dove la lama della legge voleva spezzarlo.
Frattura instauratrice, l'abbiamo chiamata. Ecco allora che il richiamo di Tsipras spiazza chi sa ragionare solo di conti, numeri e leggi: di quanta giustizia sa farsi carico, oggi, l'Europa? Di quanta legge iniqua può ancora farsi carico? Di quanto diritto? E noi?
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