Politica
La Giustizia fra Silvio e Giorgio
Magistratura, scontro a distanza fra Berlusconi e Napolitano
E’ ancora la magistratura il tema unificante delle prime pagine dei quotidiani di oggi. Per due motivi: da un lato il nuovo attacco di Silvio Berlusconi, ieri di nuovo in tribunale a Milano per il processo Mills (ha riproposto l’idea di una commissione parlamentare d’inchiesta), dall’altro la commozione di Giorgio Napolitano al termine del suo intervento per la giornata della Memoria dedicata ai magistrati vittime del terrorismo. Due mondi lontani anni luce.
Il CORRIERE DELLA SERA colloca a centro pagina il titolo “Commissione d’inchiesta sui pm”, dedicando l’apertura alla morte in diretta al Giro d’Italia. Nel sommario il contrasto: “Il premier attacca. Napolitano: onorare i magistrati, poi le riforme”. Partiamo dal processo Mills per segnalare, nel pezzo di Ferrarella, una scelta della difesa di Berlusconi, che comporta come conseguenza lo slittamento della sentenza a dopo l’estate: “Niente più sentenza prima dell’estate per il processo Mills. A volte impercettibili passaggi tecnici, col peso di una piuma, fanno più di conclamati bracci di ferro: accade ieri quando il Tribunale, chiamato a stabilire se Berlusconi abbia corrotto nel 1999 il teste David Mills con 600.000 dollari, prende atto della volontà della difesa del premier di interrogare i testi solo in «controesame» , e non anche nello stesso momento in «esame diretto» , rimandato alla fine dell’assunzione di tutte le altre prove del pm – scrive Ferrarella a pagina 2 – . Comincia a capitare, ieri, al teste Paolo Marcucci, cliente di Mills ignaro che il proprio veicolo societario Turrif fosse stato usato dall’avvocato inglese per confondere la provenienza di una somma di denaro, e significa che ogni teste dovrà venire almeno due volte: una per le domande della difesa al teste in quanto citato dall’accusa, e l’altra (ma dopo la fine delle prove del pm) per le domande dei legali al teste in quanto citato dalla difesa. È scansione prevista dal codice e dunque non c’è scandalo, anche se in quasi tutti i processi «normali» accusa e difesa accettano di interrogare il teste nello stesso frangente, sia per concentrazione sia per cortesia verso persone altrimenti costrette a tornare”. L’apertura di pagina 2 è invece dedicata al nuovo attacco del presidente del Consiglio: “Berlusconi, nuovo affondo sui pm di Milano”. “Il premier insiste: – scrive il CORRIERE – «Il nostro partito chiederà una commissione d’inchiesta» per accertare «se ci sia un’associazione con fini a delinquere»”. Tutt’altro tono a pagina 4: “Napolitano e le vittime del terrorismo: onore ai magistrati e poi le riforme”. E a pagina 5 il quirinalista Marzio Breda conferma: “Discorso commosso. Fa da contrappunto al premier anti toghe”. Leggiamo un passaggio: “Due discorsi segnati entrambi da un forte timbro emotivo. Il primo è quello di Napolitano, che al Quirinale si commuove fino alle lacrime ricordando i magistrati uccisi dal terrorismo e chiede di «onorare» i giudici prima di parlare «di» loro e di chiederne «la collaborazione per le riforme» . Il secondo, quasi contemporaneo, quello di Berlusconi, che in una pausa del suo processo a Milano attacca i Pm «eversivi» e «cancro per la democrazia» e con rabbia maltrattenuta sollecita una commissione parlamentare d’inchiesta per capire se sono «un’associazione a delinquere» . Un botta e risposta a distanza, che stride proprio sul piano dei sentimenti, e accolto con sgomento al Quirinale. Almeno per qualche ora, fino a quando in serata Palazzo Chigi non dirama una nota ufficiale nella quale il premier, «unendosi idealmente alle nobili parole del capo dello Stato» , si inchina pure lui «con rispetto e gratitudine alle vittime» del partito armato e annuncia «l’impegno del governo ad aprire tutti gli armadi della vergogna» per far finalmente luce sulla stagione delle stragi. Ricomposizione provvisoria e senza negoziati, com’è ovvio, perché sul Colle nessuno pensa di scendere in estenuanti battibecchi. Ma che appare fragile, nel tesissimo clima istituzionale di questi giorni”. E infine la Nota di Massimo Franco: “Due istituzioni che finiscono per rispecchiare Italie diverse”. Scrive il notista politico del CORRIERE: “Il fatto che la stessa Lega tenda a non appiattirsi su palazzo Chigi sulla giustizia accentua l’immagine di un Berlusconi protagonista solitario della sua battaglia contro la Procura di Milano”.
LA REPUBBLICA apre con la politica: “Napolitano: onore ai magistrati” e nel sommario aggiunge: “Ma Berlusconi rilancia: “Inchiesta sui pm di sinistra, sono un cancro”. I servizi da pagina 6. si comincia con Umberto Rosso che riferisce la giornata del capo dello Stato: nessuna riforma è immaginabile «senza una premessa: rendere onore alla magistratura e ai suoi caduti». È un Napolitano commosso che nella giornata dedicata alle vittime del terrorismo lancia il suo monito che è anche un duro richiamo. Di fronte al quale il premier nel pomeriggio dice: «mi inchino al sacrificio dei magistrati eroi assassinati, mi riconosco nelle parole del capo dello Stato». Ben altri toni aveva usato in mattinata: è «necessaria una commissione d’inchiesta sui magistrati milanesi per verificare se ci sia un’associazione a delinquere». Parole pronunciate all’uscita dalla procura milanese. «Ci sono tentativi reiterati da parte degli stessi pm di eversione. E questo non è un cancro della democrazia?». Espressioni che il sottosegretario alla propaganda, Santanché, ha subito rilanciato come sa fare: per lei Ilda Boccassini «è una metastasi della democrazia». Toni di grande sfida, insomma che il retroscena decodifica: Berlusconi punta a fare delle amministrative un referendum in cui giocare il tutto per tutto. «Chi vota domenica prossima vota contro la Boccassini e De Pasquale, questo deve essere chiaro a tutti». Una personalizzazione in chiave anti-pm della campagna che è totale. Nel suo spot radiofonico, il cavaliere conclude con un «se mi vuoi bene, scrivi sulla scheda il mio cognome». Democrazia ridotta a sentimentalismo affettivo, quanto all’apparenza. La sostanza però è che starebbe pensare a bloccare tutte le udienze. Il commento di Francesco Merlo non lascia dubbi: “La peggiore delle metafore”: «Dopo la parola “cancro” non c’è più spazio per le parole». Berlusconi «ha compiuto un passo verso la guerra civile… Ci stiamo abituando a tutto. E non facciamo in tempo ad abituarci a un peggio che subito arriva un pessimo».
Il GIORNALE apre con “Le morti di Stato. Per quei giudici ma non solo” per dire «Ieri l’omaggio ai magistrati martiri del terrorismo. Giusto, siamo e saremo con loro. Ma bisogna ricordarsi anche delle vittime della cattiva giustizia. «Il primo caso di questa Spoon River è quello di Enzo Tortora. Il presentatore rimase per due anni fra carcere e domiciliari, poi fu condannato a 10 anni. Poi in appello la corte assolvendolo scrive: «si è trattato del nulla più becero, più inprofessionale, più sprovveduto, più tendenziale. La riparazione avviene tardi perché Tortora si ammala e muore di cancro il 18 maggio 1988». Zurlo continua l’elenco e scrive: «le vittime di una giustizia distorta quasi mai sono riconosciute come tali». Molto spazio è dedicato all’ annuncio del Premier sulla costituzione di una commissione d’inchiesta «per evidenziare all’interno della magistratura ci sia un’associazione con fini a delinquere». IL GIORNALE informa che la «commissione sarà formata da 20 senatori e 20 deputati ed entro un anno dovrebbe accertare, fra gli altri, i rapporti fra partiti e magistratura, presunti obiettivi politici, esistenza di casi di esercizio mirato dell’azione penale. Di fronte ad essa non si potrà opporre il segreto di Stato». La commozione di Napolitano è un taglio basso, ma al Presidente della Repubblica è dedicata un’intera pagina “La Repubblica presidenziale di Napolitano” perché « altro che ruolo di garanzia e controllo, il Colle ha una vera agenda politica: spara bordate a destra a sinistra, litiga con la Ue, incontra il Papa e vuol indirizzare la strategia sugli Esteri. Ma dove vuole arrivare il Quirinale? La domanda se la pone Vittorio Macioce che paragona il Presidente della repubblica a un «architetto che cerca di tenere in piedi i vari pezzi, che cerca di rafforzare le fondamenta, ridipinge i muri, fissa sostegni. Le conseguenze delle azioni sono infinite. Tocchi un sostegno e si apre una breccia. Tenere in piedi questa baracca non è impresa facile».
Su IL MANIFESTO una vignetta di Vauro in prima pagina dedicata ai due presidenti (Napolitano e Berlusconi) illustra la giornata di ieri con la didascalia “Piangi e fotti”, nelle pagine interne una colonna a pagina 5 è intitolata “Il premier in aula «Onore ai giudici, sono un cancro»”. «Della magistratura bisogna “parlare responsabilmente”. Si deve “renderle onore” prima di immaginare ogni riforma della giustizia. Ragione per cui i manifesti fatti affiggere da un candidato del Pdl a Milano per equiparare le procure alle Br sono “dissennati”. È questo il messaggio lanciato dal presidente della Repubblica nella giornata dedicata alle vittime del terrorismo che proprio Giorgio Napolitano ha voluto intitolare quest’anno alla memoria dei magistrati uccisi dai terroristi (…)» L’articolo prosegue raccontando l’intervento da Milano, dove Berlusconi era impegnato nel processo Mills, «Il cavaliere è riuscito in una sola dichiarazione a schierarsi dalla parte del presidente della Repubblica. A definire “cosa assolutamente indebita” i manifesti anti procura del candidato Pdl. Ma anche a raccontare di aver telefonato a quel candidato, Roberto Lassini, per “ringraziarlo” di aver rinunciato al seggio, cosa tutta da vedere. Per non sbagliare, comunque, Berlusconi non ha mancato di concludere la giornata con il solito discorso sulla magistratura politicizzata “cancro della democrazia” (…)».L’articolo si conclude con la dichiarazione del presidente dell’Anm Palamara sulla riforma della giustizia proposta dal governo «non c’è niente da salvare» e sulle dichiarazioni del premier di ieri che «sono “gravi e inaccettabili, fanno male al paese e ai cittadini”».
Al tema giustizia è dedicato il Punto quotidiano di Stefano Folli su IL SOLE 24 ORE: “Sulla magistratura si acuisce il dissidio Quirinale-Palazzo Chigi”: «Le parole di Napolitano non si riducono a un’esortazione e nemmeno a un vago rimbrotto, come crede Di Pietro. Piuttosto esse confermano il dinamismo davvero fuori dal comune di cui sta dando prova il presidente della Repubblica nelle ultime settimane, con interventi su tutti i temi. E fotografano un dissidio profondo e grave al vertice delle istituzioni. Un dissidio che sta forse superando la soglia di guardia, perché l’anomalia è sotto gli occhi di tutti: al conflitto fisiologico maggioranza/opposizione si è via via sostituita la guerra asimmetrica tra governo e magistratura. E ci sono pochi dubbi che Berlusconi ha agito nel tempo per consegnare un ampio segmento dell’ordine giudiziario al ruolo di “oppositore politico”. Era nel suo interesse questa radicalizzazione, così come è vero che qualche magistrato ha accettato di buon grado il ruolo di “supplente” di un’opposizione a suo avviso troppo timida. Il risultato sono le sabbie mobili in cui sta naufragando il dibattito pubblico. È ovvio che in questa atmosfera non avremo alcuna riforma della giustizia. Una delle frasi del capo dello Stato è significativa al riguardo: “Rendere onore alla magistratura è la premessa della riforma”. Come dire: prima va ricostruita una forma di concordia istituzionale, poi si procede a legiferare senza strappi. È stato ripetuto in varie occasioni: guai a delegittimare la magistratura. È un gioco troppo pericoloso».
La situazione politica su ITALIA OGGI è affidata ai commenti di pagina 2 e al servizio di Franco Adriano a pagina 3. «Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi» scrive Adriano «non molla la presa sui pm politicizzati “cancro della democrazia”, nemmeno durante le terza Giornata della memoria dei servitori dello Stato uccisi dal terrorismo». Seguono le reazioni di Di Pietro che evoca la rivolta, di Daniela Santanché che paragona il magistrato Ilda Boccassini a una metastasi e in coda di Massimo D’Alema, il quale però interviene per rispondere ad altre accuse: quelle verso la propria Fondazione Italianieuropei di aver ricevuto finanziamenti illeciti. Il commento è invece di Marco Bertoncini (ricordate? quello che qualche settimana usò nel suo articolo l’avverbio “accentuatamente”) col suo “Il capo dello Stato fa sempre più politica”. Morale? «Di riffa o di raffa, la volontà del primo cittadino finisce con l’emergere e con il condizionare il governo (in veste di legislatore) e le Camere». Prendiamone atto, dice il commentatore. Ecco, fatto.
Al tema giustizia AVVENIRE dedica un taglio basso che già dal titolo, “Napolitano: rendere onore alle toghe. Il premier: s’indaghi sui pm di Milano” abbina l’uscita del Capo dello Stato e le reazioni di Berlusconi. I servizi alle pagine 10 e 11 cominciano dalla promessa di aprire gli armadi dei misteri per luce sulle stragi di Stato «ma nel giorno in cui si ricordano i giudici uccisi dal terrorismo rosso e nero» scrive Marco Iasevoli «il rischio è che l’esternazione sia letta in contrapposizione alle parole di Napolitano. E allora, il Cavaliere riempie la giornata di dichiarazioni concilianti con il Colle. Prima dichiarando che lui non si irrita “mai” quando prende la parola il presidente della Repubblica, poi “inchinandosi” anch’egli di fronte ai “giudici eroi” uccisi negli anni di piombo, infine rilasciando una nota ufficiale proprio sulla commemorazione delle vittime del terrorismo. “Concordo – dice il premier – con le nobili parole del capo dello Stato. Ci impegneremo a fare verità, il governo aprirà gli armadi della vergogna perché nessuna strage rimanga più avvolta dal mistero”. Non solo: Berlusconi dice “basta” alla presenza di ex terroristi nelle “tribune mediatiche e universitarie” e ricorda (passaggio politico che mette nel mirino la sinistra) i “cattivi maestri” che “hanno giustificato quella folle ideologia criminale”»…. Allo stesso tempo Berlusconi spara nuovi colpi contro la Procura di Milano: «Il processo Mills ha dell’incredibile, è il peggiore di tutti, ma è già morto anche senza la prescrizione breve… E il processo Ruby è un’altra barzelletta… Anche gli scambi con il Colle sono a tinte diverse. Non mi pare – dice Berlusconi – che la legge sul processo breve abbia profili di incostituzionalità, ma non so cosa farà Napolitano…. Ma chi gli è vicino ammette che, nonostante la serenità ostentata in pubblico il Cavaliere è quantomeno “sotto stress” per le numerose uscite di Napolitano». Nella stessa pagina un taglio alto intitolato “La Lega ha quasi in mano il Paese” parla del comizio di Bossi su un palco del Varesotto: Bossi offende Fini (È uno str…”), precisa che “non c’è un asse con il Colle” e rivendica il primato del Carroccio. AVVENIRE riporta evidenziandole anche le dichiarazioni di Formigoni (“Il premier rispetta i pm”), Santanché (“Ilda Boccassini è una metastasi”) e Frattini “Poche toghe non fanno il loro dovere”). A pagina 11 l’apertura è sul discorso di Napolitano nel giorno della memoria delle vittime del terrorismo. Le testimonianze dei familiari commuovono il presidente che chiede di fare “onore alle toghe”. Fa un nuovo riferimento ai “dissennati manifesti” anti pm a Milano. E un affondo sul caso Battisti: “Con il Brasile pesano ancora mistificazioni, una vicenda rimasta sospesa in modo incomprensibile”. Il taglio basso riporta il plauso dei giudici: “Parole inequivocabili” per Palamara (Anm) e Lupo (Cassazione). Invece l’ex capo del ppl di Mani pulite Borrelli accusa Berlusconi di “trivialità da strada”.
“Napolitano, onorare i giudici”, è il titolo principale della prima pagina de LA STAMPA, che per il resto si concentra soprattutto sull’incontro del presidente Napolitano con i famigliari delle vittime del terrorismo. Sulla giustizia rispetto alle stragi di quegli anni LA STAMPA intervista Giovani Pellegrino, per sette anni presidente della Commissione sulle Stragi. Il titolo è sulla promessa fatta da Berlusconi di far aprire “gli armadi della vergogna” perché nessuna strage rimanga avvolta dai misteri: “Pellegrino: Il premier sbaglia. Non ci sono segreti di stato”. Alla domanda sul perché non si sia riusciti a trovare una verità condivisa, in Italia, su quella stagione Pellegrino risponde: «Silvio Berlusconi non volle perché riteneva che con l’opposizione si dovesse mantenere il clima di scontro sul passato».
E inoltre sui giornali di oggi:
MIGRANTI
LA REPUBBLICA – Mentre si recuperano tre corpi sotto il barcone naufragato l’altro giorno, sale la polemica per i “«Sessanta profughi alla deriva lasciati morire da navi Nato» L’alleanza replica: tutto falso”. La smentita della Nato all’inchiesta pubblicata dal Guardian sembra indebolita da varie testimonianze. Padre Zerai, ad esempio, sacerdote eritreo che vive a Roma, spiega che l 28 ha egli stesso allertato il comando Nato a Napoli….
IL MANIFESTO – Titolo di apertura “Omissione atlantica”, senza fotografie, «In fuga dalla Libia, lasciati morire nel Mediterraneo dalle navi alleate a “proteggere i civili”. Erano in 72, ne restano 9. Il “Guardian” rilancia le testimonianze dei sopravvissuti raccolte dal “manifesto”. Maroni: l’Alleanza chiarisca. La Nato smentisce. E tira in ballo la Marina italiana» recita il sommario che rimanda a pagina 8. Alla politica mancata dell’accoglienza è dedicato l’editoriale di Giudo Viale dal titolo “Deriva europea”, dedicato alla questione migranti. L’attacco è incentrato sulla storia della Shoa «Volevano liberare il territorio patrio, e quello delle nazioni conquistate – il loro Lebensraum – dalle presenza degli ebrei (…)» e prosegue: «(…) Anche noi – sembra – dobbiamo preservare i nostri territori dall’invasione di popoli inferiori ed estranei alle nostre radici giudaico-cristiane. Prima abbiamo usato una legislazione ad hoc e le questure (…) Poi abbiamo cominciato a internarli in vere e proprie galere, fingendo che fossero luoghi di transito (…) Poi siamo andati a bruciare i loro campi e le loro catapecchie, sotto la guida della Lega nelle città del Nord e della camorra in quelle del Sud (…) Per questo abbiamo pensato di affidare ai nostri dirimpettai del Mediterraneo, pagandoli, blandendoli e sottoponendoci a umilianti rituali – senza però mai trascurare gli affari – il compito di fermarli prima che toccassero il nostro bagnasciuga. (…) Così ci siamo ritrovati in guerra contro il tiranno che avevamo blandito fino al giorno prima. Abbiamo anche provato a rimandarli indietro: in aereo, in nave, in treno; o a spedirli oltre frontiera, sperando che se li prendesse qualcun altro; ma è come svuotare il mare con un secchiello. Alla fine qualcuno ha proposto di sparare direttamente sui barconi per affondarli: (…)» L’articolo prosegue parlando del fallimento della politica dei rispingimenti: (…) è chiaro, anche se tutt’altro che evidente e condiviso, che al di là dei successi elettorali e delle facili carriere, la politica dei respingimenti non paga. Con essa l’Italia e l’Europa stanno rapidamente perdendo ogni posizione di vantaggio nell’arena della democrazia. L’alba di un rovesciamento delle parti già si intravvede: in Tunisia, in Egitto, in Siria, in Barhein, in Algeria; forse persino in Yemen; là dove un popolo di giovani scolarizzati e disoccupati sta riuscendo in quello che in Italia non riusciamo più a fare e molti di noi nemmeno a sperare: liberarsi da una tirannia mascherata da democrazia: niente di molto diverso dai regimi di Ben Alì, Mubarak o Assad. (…)». A pagina 8 si trova l’articolo dal titolo “«La Nato non soccorse i migranti»”, in cui si legge: «La Nato non intervenne per soccorrere un barcone di migranti naufragato nel Canale di Sicilia alla fine di marzo. È quanto emerge dalle verifiche del quotidiano britannico The Guardian che ha dedicato ieri alla vicenda – già denunciata dal «manifesto» il 14 aprile scorso con un articolo di Stefano Liberti e una apertura del giornale (…) Il giornale britannico sottolinea quindi che nessun paese ha poi ammesso di aver inviato quell’elicottero e che un portavoce della Guardia costiera ha affermato che Malta era stata avvisata in merito». Ma Malta ha smentito la segnalazione della Guardia costiera italiana. (…) Dal quartier generale di Bruxelles, la Nato per bocca della portavoce Carmen Romero, infatti ha ieri ufficialmente respinto come “sbagliata” la ricostruzione del Guardian, precisando che in quei giorni c’era una sola portaerei sotto il comando Nato, ed era la nave italiana Garibaldi, e non la francese Charles de Gaulle (…)». Alla ricostruzione della Nato replica «padre Moses Zerai, il primo a denunciare la scomparsa dei migranti. “Per 16 giorni 72 persone sono state abbandonate in mare. Oltre 60 sono morte. È una storia crudele – ha commentato don Zerai -. Quella gente ha chiesto aiuto, io stesso ho chiesto più volte che li si aiutasse, nessuno ha fatto niente per giorni e ora non può passare la logica dello scarica barile. Quanto accaduto è un crimine. Si chiama omissione di soccorso. Non può rimanere impunito solo perché le vittime sono migranti africani”. “Si apra un’inchiesta – ha ammonito don Zerai -, qualcuno dovrà chiarire, le risposte della Nato non bastano. Vogliamo sapere di chi era l’elicottero, se quella è una no-fly zone e a chi apparteneva la portaerei che si trovava in quel tratto di mare nonostante il blocco navale? Sono risposte che mancano”». In un grande box il recupero dei tre corpi dei migranti morti a Lampedusa.
AVVENIRE – Parla a pagina 9 della tragedia di un barcone alla deriva per 15 giorni: “Ignorati dalla Nato, sono morti 61 profughi”. Il sommario: “La denuncia di don Zerai: in 72 erano partiti dalla Libia. L’alleanza: nessuna omissione. Italia e Ue: serve un’inchiesta”. Allarme anche della portavoce Unchcr Boldrini: affondati tre barconi con 800 persone a bordo.
LA STAMPA – “Strage in mare, Nato sotto accusa”. Decine di miranti lasciati morti di fame e di sete da una portaerei. Onore al giornalismo investigativo del Gyardian, scrive LA STAMPA. I suoi giornalisti hanno approfondito una storia passata tra le brevi alcune settimane fa. nel corso di un’odissea in mare un barcone partito dalla Libia il 254 marzo è incorso in un’avaria ed è andato alla deriva per sedici giorni. Dei 72 profughi 71 sono morti di fame e di sete, anche se l’imbarcazione era stata regolarmente avvistata, ma quando i migranti tra il 29 e 30 marzo si sono trovati in grande difficoltà sono stati ignorati da una grande portaerei della Nato. Secondo l’indagine del Guardian si tratta della portaerei “Charles de Gaulle” da cui partivano i raid sulla Libia.
CARCERE
ITALIA OGGI – “Cosa fare dei detenuti pericolosi”, questo il titolo del pezzo a firma Roberto Giardina. La notizia viene dalla Germania: l’Unione europea ha infatti “invitato” Berlino a modificare la propria legislatura che, secondo Bruxelles, viola i diritti del cittadino. Chi infatti si è macchiato di abusi su minori, in Germania, se ritenuto ancora pericoloso al momento della fine della pena viene trattenuto in carceri speciali. La polemica impazza: genitori e politici tedeschi da un lato e il diritto dall’altro: in mezzo la paura e le soluzioni che non ci sono.
MINORI
AVVENIRE – A pagina 13 la notizia della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della classificazione dei programmi tv gravemente nocivi per i minori. “Pornotv: L’italia resta accodata al peggio” è il titolo del servizio, perché non viene rispettato il divieto totale previsto da Bruxelles.
ROM
IL MANIFESTO – A pagina 6 l’inchiesta dedicata ai Rom d’Italia che si apre sugli “Sgomberi elettorali nella Milano dell’Expo”. La foto è dedicata al campo Triboniano che come avvisa il sommario «Il 2 maggio ha chiuso definitivamente i battenti (…) Era considerato troppo vicino ai terreni dell’Esposizione universale. Ci vivevano 120 famiglie. Di queste solo 50 hanno accettato il “percorso” che potrebbe portarli a una sistemazione stabile». Di spalla all’articolo un intervista a Don Virginio Colmegna che nel titolo afferma «Ma ora nessuno li vuole vicino». Afferma il presidente della Casa della Carità «(…) Pochi giorni fa sono stati esposti, nei palazzi dove sono andate ad abitare alcune famiglie, cartelli contro la decisione di dare case ai rom da comitati che potremmo definire “progressisti”. Un comportamento preoccupante, sintomo di una discriminazione diffusa (…)». Don Colmegna prosegue: «(…) Per quanto riguarda i rom c’è una vera e propria abdicazione del sociale che rende la città molto più insicura. Ragioniamo di più di sociale con la prefettura e con la questura che con le istituzioni. Bisogna intraprendere la strada della cultura della cittadinanza e della responsabilità sociale, che non vuol dire liberismo senza doveri. Penso agli anziani, un’alta percentuale dei quali è sola a casa e non ci sono strutture adeguate ad aiutarli. Penso ai malati psichici e alle sofferenze delle loro famiglie. Il sociale andrebbe valorizzato come elemento di cambiamento. (…)».
BIOTESTAMENTO
LA REPUBBLICA – Una lettera di Giulia Bongiorno, presidente Commissione Giustizia della Camera: “Se con il biotestamento si rispetta la morte”. Sul tema esistono molte posizioni, scrive la Bongiorno; il tema è difficile anche per chi è credente, «quale io per esempio mi sforzo di essere»: «Non riesco a non interrogarmi sul diritto di ognuno di conservare la propria individualità anche nel momento del trapasso: non mi sento di accantonare a priori l’idea che se un uomo desidera andarsene con la stessa limpida consapevolezza con cui è vissuto, dev’essere libero di farlo (purché rispetti le leggi dello Stato». La legge in discussione dimentica il diritto all’autodeterminazione, forzando sull’alimentazione e l’idratazione. In entrambi i casi bisognerebbe avere il diritto di opporre un rifiuto.
EGITTO
AVVENIRE – “Egitto senza pace: copti sotto assedio” è il titolo del servizio a pagina 5 che parla di “convivenza negata”. Per i cattolici «gli estremisti soffocano la rivoluzione e l’Egitto è all’inizio di una grande guerra civile». Per Wael Farouq, professore all’American University, il raid «è la risposta all’accordo raggiunto per riformare la Costituzione e togliere il riferimento alla sharia fonte principale».
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