Famiglia

La giungla dei crediti

Il ministero non precisa i criteri di accreditamento lasciando campo libero ai soliti furbi.

di Redazione

P er capire che il credito formativo, così com?è, non va, basta fare un giro su Internet. Digitando su un qualunque motore di ricerca italiano la parola ?Credito formativo?, prima della normativa ministeriale che dovrebbe spiegarlo, si ottiene infatti una lunga lista di organizzazioni, enti sportivi e sedicenti associazioni che si dicono autorizzate a fornire corsi di lingua, ginnastica e perfino cucina valevoli come bonus formativi. Ma autorizzati da chi? Accreditati presso quale ufficio? «Certo non il nostro», risponde il dottor Ugo Panetta. Che al dicastero del ministro Berlinguer si occupa di istruzione professionale, e conferma: «Per il momento non c?è alcuna direttiva ministeriale che preveda l?autorizzazione o l?accreditamento degli enti presso cui gli studenti possono acquisire esperienze extrascolastiche trasformabili in crediti formativi». E gli annunci sul web allora? Una delle tante zone d?ombra della direttiva ministeriale che qualcuno ha pensato di riempire a suo vantaggio. Sfruttando, bisogna ammetterlo, il più che legittimo dubbio che studenti e insegnanti si pongono da molti mesi: ma quali sono gli enti di cui ci si può davvero fidare? Come si fa a sapere che la certificazione di una attività è fatta in buona fede? «Bisogna mettere dei paletti», risponde il direttore della Caritas italiana, don Elvio Damoli. Che in mancanza di precise istruzioni dal ministero, per quanto riguarda associazioni e organizzazioni di volontariato, consiglia a studenti e professori: «fidatevi solo degli enti iscritti ai registri del volontariato, con una buona reputazione e, possibilmente, diffusi su tutto il territorio nazionale». Lo stesso dicasi per gli organismi di cooperazione e solidarietà, le famose Organizzazioni non governative di cui ogni anno il Servizio Orientamento alla Cooperazione Internazionale pubblica un dettagliato elenco, e lo sport. «Gli enti che davvero promuovono lo sport, e quindi in grado di certificarlo con serietà, sono quelli iscritti al Coni e alle varie federazioni sportive», spiega il professor Cosma Vespa del Centro Sportivo Italiano di Roma. Quello dell?accreditamento, dunque, sembra essere un problema serio. Ma non l?unico di chi, davanti o dietro la cattedra, si trova a fare i conti con il credito formativo. Forti dubbi rimangono infatti sulla tipologia di attività davvero qualificanti e sulla loro certificazione. «Soprattutto se in mezzo c?è il volontariato», spiega la dottoressa Paola Springhetti della Fondazione italiana del volontariato. Che denuncia: «Molti consigli di classe ritengono possa ottenere un punto di credito formativo solo chi, facendo il volontario, ha imparato una lingua straniera, a salvare vite umane o ad assistere veramente un malato. Ma lo sanno il ministero e questi professori che, senza avere diciotto anni, non si può guidare una ambulanza? Che nessuna organizazzione non governativa manderebbe un ragazzino senza esperienza e la sola disponibilità delle vacanze estive a cooperare in un Paese a rischio consentendogli di impararne la lingua?». Evidentemente no. E neppure immaginano che, tra i quindici anni e la maggiore età, presso associazioni e organizzazioni di volontariato si impara invece a lavorare in gruppo, a conoscere il territorio, a sostenere l?ambiente e gli animali. Competenze che spetterà ai vari enti extrascolastici certificare e ai consigli di classe decidere se accettare o meno. «Nell?ottica dell?autonomia scolastica», spiega dal ministero il dottor Panetta promettendo una revisone del decreto con particolare attenzione al problema dell?accreditamento, «l?ultima parola spetta a ogni singola scuola». Che, speriamo, quest?anno stabilirà in tempo utile per gli studenti quali sono i timbri e le firme che si aspetta di trovare su un certificato.


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