Economia

La giornata particolare dei volontari d’impresa

profit e non profit Una nuova forma di responsabilità sociale si fa strada

di Redazione

A tu per tu con i bisogni sociali del territorio: le aziende incentivano i propri dipendenti a impegnarsi per la comunità. Ottenendo importanti vantaggi nel “team building”. Il racconto dei protagonisti C ‘ è chi sceglie di portare i dipendenti a giocare a Las Vegas, chi di coinvolgerli in una giornata di volontariato. Sono due modi di fare “team building”. Il secondo, però, sta sempre più prendendo piede, nel mondo dell’impresa. Il volontariato d’impresa è un modo attraverso il quale “l’antica fabbrica” torna ad intessere rapporti con la comunità in cui è inserita in forme diverse: c’è chi retribuisce i propri collaboratori per svolgere attività di volontariato durante le ore di lavoro e c’è chi li incentiva finanziando i progetti promossi a seconda delle sensibilità dei collaboratori e dell’azienda stessa.
Un panorama variegato, come spiega Mario Molteni , direttore di Altis – Alta scuola impresa e società dell’università Cattolica: «Il volontariato d’impresa è un’idea di importazione anglosassone. Le iniziative si possono suddividere in due grandi settori: firm specific e person specific. Il primo valorizza le competenze sviluppate all’interno di un’impresa a favore di realtà che necessitano di questo know how. Il secondo invece, in ottica sussidiaria, si ha quando un’impresa recepisce gli orientamenti al volontariato già presenti nei collaboratori dell’azienda, assecondandoli e incentivandoli».
Da un lato c’è la consapevolezza che il capitale umano è una delle risorse più importanti per l’impresa, dall’altro c’è quella che ha portato molte imprese a ritenere più utile per le organizzazioni non profit consulenza specialistica, aiuto pratico e trasferimento di know how piuttosto che un apporto finanziario diretto. E l’utilità è reciproca: le imprese infatti hanno la possibilità di costruire legami duraturi radicandosi nella comunità, oltre che aumentando la soddisfazione dei collaboratori finalmente coinvolti in iniziative di team building al di là del corso di formazione o della giornata passata insieme ai colleghi.

Le storie
Gli esempi non mancano, anche in Italia. In Novartis, ad esempio, il volontariato di impresa si chiama Community Partnership Day, cade una volta all’anno ed è una giornata durante la quale i dipendenti del gruppo sono invitati a dedicarsi a chi ha bisogno di aiuto, presso associazioni, enti di assistenza, strutture di accoglienza. È un iniziativa nata per festeggiare la nascita stessa della Novartis nel 1996, come spiega Angela Bianchi responsabile della Comunicazione di Novartis Italia, «dimostrando così la sua disponibilità verso i bisogni espressi dalla società, e soprattutto da chi nella società, vive in condizioni di disagio. È una giornata che testimonia propensione all’ascolto e attenzione agli altri». La giornata si svolge contemporaneamente in tutto il mondo e vede il coinvolgimento del 10% dell’intero organico: «Anche in Italia», aggiunge Angela Bianchi,«la partecipazione è intorno a questa percentuale, ma credo che sia ancora più significativo l’alto livello di coinvolgimento e di gradimento espresso dai collaboratori. Chi partecipa una volta poi continua a farlo; i giudizi sulla giornata sono sempre positivi e non pochi dipendenti continuano a fare volontariato a seguito di questa esperienza».
Un’esperienza simile è quella della Holcim di Merone (CO), che «dal 2007», spiega Manuela Macchi , Head of Sustainable Development, «realizza ogni anno il Community Day, ovvero una giornata di volontariato aziendale per i dipendenti. Per i primi due anni ha coinvolto quelli dell’ufficio direzionale a Merone e delle unità produttive Cemento di Merone e Ternate. Dopo aver mappato le organizzazioni esistenti sul territorio nelle vicinanze delle nostre unità produttive, ne abbiamo scelte 7 a cui dare supporto sia economico sia progettuale e abbiamo valorizzato l’attività di volontariato svolta dai nostri dipendenti che per un giorno, normalmente retribuiti dalla Holcim, si impegnano nelle associazioni». Anche in questo l’indice di soddisfazione dei dipendenti è molto alto: «Le associazioni con le quali collaboriamo ottengono il molteplice scopo di garantire ai propri ospiti una giornata diversa dal solito, grazie alla presenza di persone esterne, di aprire le porte e presentarsi all’esterno, oltre che ricevere un prezioso contributo economico. Riassumendo si può dire che la partnership con le associazioni locali, anche attraverso il coinvolgimento dei dipendenti dell’azienda, porta ad un doppio vantaggio: il supporto al territorio di riferimento e il coinvolgimento e la fidelizzazione delle proprie risorse umane».
Un caso diverso è quello della Henkel e del suo Henkel Smile che dal 2007 è stato riorganizzato e che prevede attraverso il Mit – Make an Impact on Tomorrow la partecipazione attiva dei dipendenti. Come ci spiega Cecilia de Guarinoni , Corporate Communications Manager di Henkel Italia: «In tutto il mondo, dipendenti e pensionati Henkel dedicano una parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato in ambito sociale. Attraverso l’iniziativa Mit, Henkel condivide questo impegno elargendo aiuto sotto forma di donazioni di prodotti e di fondi e concedendo ai dipendenti permessi retribuiti per dedicare tempo al volontariato. In questo modo il nostro personale in tutto il mondo contribuisce a migliorare la qualità della vita di chi vive in condizioni di disagio e avvicina l’azienda al contesto sociale, laddove c’è più bisogno di un intervento di solidarietà». Sino ad oggi l’iniziativa, che è gestita dalla sede centrale di Dusseldorf ,ha sostenuto 4.449 progetti in 105 Paesi, erogando un contributo complessivo di oltre 9 milioni di euro. Anche in questo caso gli scopi sono molteplici: supportare l’immagine dell’azienda all’interno attraverso la formazione di un “orgoglio aziendale” e favorire la crescita di uno scambio reciproco tra le associazioni sul territorio e l’azienda. «L’impegno in questo senso dell’azienda, nonostante la crisi, è stato riconfermato per il 2009 e non c’è alcuna intenzione di rivederlo. Quelle che si riducono senza dubbio sono le donazioni spot, soprattutto quelle delle sedi periferiche. In dicembre sono stati scelti i progetti italiani e presto saranno definiti in Germania i progetti da sostenere».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA