Formazione

La giornata mondiale contro il lavoro minorile

Sarà il 12 giugno prossimo

di Redazione

?? IL 12 giugno 2006 si celebrerà la 5° Giornata Mondiale contro il lavoro minorile, con iniziative e manifestazioni per rinnovare la lotta contro lo sfruttamento di ragazzi e ragazze in tutti i Paesi del mondo. Il lavoro minorile è un fenomeno diffuso: in Asia (127 milioni e circa il 60%) e in Africa (61 milioni e circa il 29%) si registrano le percentuali maggiori di presenza di lavoro minorile. Tuttavia, anche nei paesi industrializzati è presente la manodopera minorile con modalità e caratteristiche diverse da quelle degli altri paesi nel mondo. Cos?è il lavoro minorile? Innanzitutto occorre distinguere tra lavoro minorile illegale e lavoro minorile irregolare. L?illegalità si ha quando non si rispetta il limite minimo di età per l?avviamento al lavoro. Nella maggior parte dei Paesi questo limite varia tra il 14° e i 15° anno di età. Oltre i 15° anno di età e comunque oltre il limite minimo fissato dalla legislazione dello Stato di riferimento, il lavoro minorile è ammesso nelle forme previste dalla legislazione corrente. In questa fascia d?età si possono riscontrare fenomeni di irregolarità del lavoro (ad esempio quelli relativi alla sicurezza ed al lavoro notturno). Quanto è diffuso il lavoro minorile nei paesi industrializzati? In Italia, l?Istat stima in oltre 145 mila il numero dei minori coinvolti nel lavoro precoce e non tutelato (escludendo da tale calcolo i minori immigrati e i rom). Una cifra enorme, che ci colloca ben oltre la media dell?Unione Europea dell?1,5% (superati solo da Grecia e Spagna del Sud) e oltre la media del 2% dei principali paesi occidentali (secondo i dati ILO). Inoltre l?Italia è al 2° posto in Europa per la più alta percentuale di minori che vive sotto la soglia di povertà. Il 17% di minori in Italia è povero; al Sud la percentuale arriva al 29.1%. Nel panorama generale della povertà, la fascia di età fino ai 18 anni è la più povera insieme a quella che comprende chi ha più di 65 anni. Questi dati allarmanti collocano la povertà dei minori tra i problemi cruciali del nostro paese, perché in assenza di mirate politiche di inclusione sociale che abbiano al centro la formazione scolastica e professionale, i minori poveri oggi sono destinati a rimanere poveri per tutto il corso della loro vita. Tra i bambini di 7 e 10 anni che lavorano, più dell? 80% di questi proviene da famiglie sotto o ai limiti della soglia di povertà; il 90% di questi nuclei familiari rientrerebbe nelle soglie per aver diritto un reddito minimo di inserimento. Quali sono i settori nei quali sono impiegati i minori? Il tema del lavoro minorile è strettamente correlato a quello dell?economia del lavoro sommerso. Il problema riguarda, in diversa misura, tutti i paesi OCSE. Per quanto riguarda l?Italia, con un?economia sommersa stimata dalla Commissione tra il 20% e il 26% del Pil, l?Italia figura al secondo posto nella graduatoria europea, preceduta soltanto dalla Grecia (29% – 35%). Il Sud Europa (Italia, Grecia, Spagna, Portogallo) è l?area che registra la maggiore presenza e diffusione di un?economia di tipo sommerso e se relazione esiste tra sommerso e lavoro minorile possiamo ipotizzare una consistente presenza di manodopera minorile in tutta la fascia mediterranea con particolare riferimento a Grecia, Spagna, Italia, Portogallo e in qualche misura anche la Francia. Ciò ovviamente non significa che in altri paesi il fenomeno non si presenta. Anzi, nei paesi del Nord Europa, come ad esempio la Gran Bretagna, il lavoro minorile è documentato; il che significa che nell?analizzare la presenza del lavoro minorile in un determinata area geografica l?indicatore rappresentato dalla tipologia del mercato del lavoro è solo uno, anche se importante, degli indicatori che occorre prendere in considerazione. Ci sono dati aggiornati sulla presenza di lavoro minorile nei paesi industrializzati? In occidente sono state svolte pochissime inchieste. Le uniche ricerche ufficiali sono quelle realizzate in Portogallo e in Italia dai rispettivi Ministeri del lavoro. In Portogallo si stima un numero oscillante tra un minimo di 43 mila ed un massimo di 126 mila anche se alcune indagini non ufficiali ipotizzano un numero superiore a 200 mila minori lavoratori. In Italia uno studio della Cgil stima in 350 mila i minori impiegati in attività lavorative dei quali circa 80 mila possono rientrare nella categoria dello sfruttamento mentre l?Istat nella sua ricerca del 2002 stima in 145 mila il numero dei minori lavoratori di cui oltre 30 mila sfruttati. Quest?ultima stima è comunque, per ammissione dello stesso Istat, sottostimata in quanto non tiene conto ad esempio dei minori immigrati. Nei Paesi che ultimamente hanno aderito all?Unione Europea la situazione è allarmante. Infatti i dati sull?abbandono scolastico sono molto più alti rispetto agli altri Paesi, si riscontra l?impiego di minori in attività informali e domestiche. E? inoltre diffusa la prostituzione infantile ed il traffico dei minori. Presenti in modo allarmante sono i fenomeni dell?accattonaggio, del lavoro di strada e della prostituzione nella aree urbane. Ad oggi inoltre manca una qualsivoglia stima sul fenomeno dei minori immigrati coinvolti nel lavoro nero. I minori stranieri presenti in Italia sono stimati in circa 330.000. Se si considera poi che i minori stranieri presenti nelle scuole italiane sono circa 230.000 (dati Ministero dell?Istruzione) una prima conclusione vedrebbe quindi almeno 100.000 minori non intercettati dal sistema formativo nazionale con punte di dispersione scolastica (escludendo i minori in età non scolare) intorno al 30%. Cosa si potrebbe fare per combattere il lavoro minorile? La Carta di Impegni del 1998, sottoscritta dai sindacati, organizzazioni datoriali e Governo, e purtroppo disattesa, assumeva come coordinate per un intervento integrato a livello nazionale, una politica sociale di inclusione e di assistenza che intervenisse sulle cause materiali di disagio delle famiglie; una politica scolastica che, qualificando la propria offerta formativa ed i propri servizi potesse intervenire sui fenomeni di dispersione, abbandono ed insuccesso dei più giovani. Per combattere seriamente il lavoro minorile (o meglio i lavori minorili) occorre concentrare tutti gli sforzi delle istituzioni locali e nazionali su una ?tastiera di strumenti? che punti, a partire dalla dimensione territoriale e anche tramite una collaborazione con i diversi soggetti (sindacati, imprese, associazioni di volontariato) a ridurre le condizioni di degrado sociale, economico e culturale che sono alla base dello sfruttamento dei minori, potenziando e non riducendo le reti di protezioni e qualificando i modelli di sviluppo locale. Gianni Paone, g.paone@inca.it Gianni Paone si occupa di politiche sociali con riferimento al disagio e all?esclusione sociale. Lavora in Cgil nazionale (Sistema Servizi nazionale). Ha scritto: G.Paone, A.Teselli, Lavoro e lavori minorili, Ediesse, 2000 G.Paone, Ad Ovest di Iqbal, Ediesse, 2004


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