Non profit

La giornata dei bisonti impazziti

Tutta Italia bloccata dalle proteste di camionisti e tassisti

di Lorenzo Alvaro

Sono esplose le proteste per le liberalizzazioni di Monti. Una deflagrazione che ha bloccato il paese grazie alle braccia conserte in tandem di camionisti e tassisti. Il governo si prepara a rispondere colpo su colpo attraverso la precettazione. Un muro contro muro che si preannuncia caldissimo. Ecco come affrontano il tema i principali quotidiani nazionali.
 
In rassegna stampa anche:
IRAN
CONCORDIA
 
IL CORRIERE apre con “Blocco Tir, strade nel caos” con l’attenzione puntata , nel sommario, sull’economia: «a rischio la consegna dei prodotti. Fiat perma le fabbriche». In taglio basso una foto notizia accompagnata da due testimonianze. Aldo Cazzullo firma “Avevo 6 camion ora faccio la fame” e a fianco Fabrizio Roncone propone la voce di un padroncino “Costringeremo Monti ad ascoltarci”. Dario Di Vico invece firma “Fuochisti e no” in cui spiega « Il mondo dell’autotrasporto italiano è il set ideale di un grande film. Non della solita commediola vernacolare ma di una pellicola a tinte forti, come quelle del neorealismo di una volta. Nel mondo dei Tir e dei padroncini il business è sangue-e-merda, è una lotta quotidiana per sopravvivere, euro per euro. E anche il fermo di ieri che ha bloccato dal Nord al Sud un Paese che, invece, avrebbe bisogno solo di ripartire è una storia dove confluiscono le vicende umane di una categoria che teme la decimazione e il protagonismo di chi fa rappresentanza sociale e capisce che in questo momento c’è un vuoto di potere». Giovanna Cavalli all’interno sottolinea “Chiesta la precettazione. Il Viminale: saremo severi”. In basso invece viene sottolineato un passo dell’intervista di Fabrizio Roncone che da il titolo al pezzo “A chi non protesta si bucano le gomme”.
 
“Tir selvaggio paralizza l’Italia”: LA REPUBBLICA dedica l’apertura ai blocchi autostradali, rispetto ai quali il garante chiede la precettazione. I servizi da pagina 2 con la descrizione delle lunghe code, delle gomme tagliate ai crumiri, dei rifornimenti alimentari fermi alle porte delle città e gli scaffali dei supermercati dentro le città che si stanno rapidamente svuotando. Nel mirino dei padroncini, costi del gasolio, pedaggi autostradali e Irpef. È a causa loro che Lombardia e Piemonte stanno dirigendosi verso il collasso  e che la Roma-Napoli è nel caos e si moltiplicano i momenti di tensione (tanto che all’alba, informa Repubblica.it, un manifestante è stato travolto da un tir, ad Asti). Impressionante il racconto di Concita De Gregorio da Napoli, dove gli scioperanti minacciano i colleghi («per ora ti sgonfiamo le ruote, ma se provi a mettere in moto, te le apriamo come meloni»). «Non basta che ci ascoltino. Ci devono capire. E dare risposte. Non siamo camorristi. Chi si è fermato con noi non ha avuto problemi. Lo Stato sa chi sono i veri criminali, quelli delle intermediazioni, che non hanno costi vivi, non hanno camion e mettono tanti soldi in tasca», dice un padroncino napoletano. Analoga situazione a Capriate, in provincia di Bergamo: «viviamo in uno Stato di strozzini e sanguisughe» si va ripetendo. Dove si aggiunge un elemento nuovo: «le imprese non ci pagano. Ormai siamo ai 90, anche ai 120 giorni. È il solito rimbalzello: le aziende a loro volta non vengono pagate dai clienti. Solo che in fondo alla catena ci siamo noi». Segue una doppia pagina in cui si vedono le conseguenze del blocco: oggi si ferma tutta la Fiat, è allarme alimentari nelle città, i farmacisti temono di non ricevere i farmaci, si teme che i distributori di benzina possano rimanere a secco. Due i commenti: di Attilio Bolzoni (che sottolinea il pericolo infiltrazioni mafiose) e di Ilvo Diamanti che si concentra sui “Padroncini della mobilità” (il cui sciopero ci riporta a contatto con la realtà, con la nostra dipendenza dalla possibilità di muoversi e di muovere le merci).
 
“La protesta dei tir blocca l’Italia”. Titolo in taglio medio per  IL SOLE 24 ORE, che però non rinuncia a una stoccata in prima pagina “accolte di fatto tutte le richieste, non basta?” è il titolo di un brevissimo corisvo corredato da un’infografica con le richieste dei camionisti accolte dal Governo: «Rimborso trimestrale (non più annuale) dell’accisa sui carburanti, via il tetto di 250mila euro al credito d’imposta, riduzione del premio Rc auto: sono misure del decreto liberalizzazioni. Se si aggiungono i 400 milioni avuti con la legge di stabilità per il rimborso pedaggi e il decreto in arrivo sui costi minimi, è tutto quel che gli «uomini dei Tir» chiedono. Fanno finta di non vederlo per mettere in ginocchio il Paese? Non l’hanno visto? Leggano Il Sole 24 Ore». Anche l’editoriale in prima è dedicato alle proteste, a firma di Alberto Orioli “I diritti di tutti che nessuno può calpestare”: «Alla compostezza di uno sciopero generale unitario di tre ore con cui i sindacati – molto responsabilmente – hanno accolto la più abrasiva riforma delle pensioni, si contrappongono da giorni le forme di proteste aggressive e fuori da ogni regola di autotrasportatori, prima siciliani poi di tutto il territorio nazionale, e dei tassisti. I blocchi selvaggi – con tanto di pneumatici tagliati ai Tir delle società estere, con minacce e forme violente di pressione verso chi non intenda adeguarsi allo stop – sono stati organizzati contro il decreto liberalizzazioni. I camionisti riuniti nella nuova sigla Trasportounito (non appoggiati dai loro colleghi di Unatras, Anita Confartigianato, Fita, Conftrasporto) chiedono sconti sul gasolio e sul premio di Rc auto. L’incredibile è che proprio il decreto contestato prevede il rimborso trimestrale delle accise sul gasolio, il taglio del premio Rc auto, il rimborso dei crediti.  O non sanno o fanno finta di non sapere. E ciò fa addirittura pensare che dietro alla protesta ci possa essere dell’altro. Non manca neppure chi, a ragione, invoca una più puntuale analisi dell’agitazione dei Forconi in Sicilia e chiede risposte chiare: è vero o no che sarebbero state rilevate diverse infiltrazioni di personaggi vicini alla mafia? Per questo il monitoraggio dei blocchi diventa delicatissimo oggetto di analisi del Viminale e della Commissione di garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Più che la diplomazia della concertazione dovrà scendere in campo chi deve garantire la civiltà del diritto e la parità di diritti. Una eventuale degenerazione di queste agitazioni porterebbe in Italia brutti fantasmi, magari tanto brutti da evocare i blocchi anni 70 del Cile o le agitazioni “da strada” (con barricate e mazze da baseball alla Jimmy Hoffa) dei camionisti americani anni 30. In entrambi i casi l’esito, che era poi lo scopo stesso delle serrate selvagge, fu un rovesciamento “politico”. Ma va detto subito che se l’Italia delle piccole o grandi corporazioni avesse come esito il ribaltamento del Governo e mettesse in gioco la stabilità rischieremmo concretamente di trovarci di nuovo con lo spread alle stelle, il debito fuori controllo, la crisi di liquidità nel remunerare gli interessi sui titoli di Stato, l’azzeramento degli effetti cumulati delle manovre fatte finora. Insomma, l’Italia dovrebbe semplicemente consegnare le chiavi ai nuovi “proprietari” siano essi i commissari del Fondo monetario o dell’Unione europea».
 
«Tir e Taxi, la protesta blocca l’Italia» è il titolo in prima pagina de LA STAMPA, sotto una grande foto di un blocco dei tir a un casello autostradale. Alla notizia sono dedicate le pagine di apertura del giornale. Fabio Poletti, inviato a Bergamo racconta «i duri dell’A4». Scrive Poletti: «Quando arrivano i Tir, allargano le braccia infilate nei giubbotti fluorescenti regolamentari. Ma mica è un segno di resa perché da qui, da questo casello di Bergamo – uno dei tanti presidiati sulla A4: Capriate, Dalmine, Seriate – non se ne andranno prima di venerdì. In fila ci sono settanta camion.??Le automobili imbottigliate molte di più. Il governo minaccia sfracelli per far rientrare la protesta. E loro fanno i diplomatici. Ezio Zanchi, presidente bergamasco di Trasporto Unito, un omone con due mani così che fa mulinare nel vento, giura che chi vuole può pure passare: “Noi non facciamo blocchi alla circolazione. Solo, invitiamo tutti a sostenere la nostra protesta”». Un dossier a pagina 5, a cura di Marco Brisolin, cerca di quantificare «i danni del blocco». Il titolo è «Tonnellate di cibo da buttare». Scrive Brisolin: «Se il blocco dei Tir dovesse proseguire per altri giorni, le conseguenze sul mercato agroalimentare rischiano di essere devastanti. Una sola giornata di sciopero degli autotrasportatori è bastata per far registrare milioni di danni, ma il protrarsi della protesta aggraverà ulteriormente questo bilancio, in particolare per tutte quelle merci deperibili che, arrivando a destinazione con qualche giorno di ritardo, finiranno direttamente in discarica (con ulteriori costi di smaltimento) anziché sugli scaffali dei supermercati. Qui, da oggi, si vedranno i primi effetti: “I prezzi di frutta e verdura – avverte Confcommercio – aumenteranno”. Ma già ieri, al Centro Agroalimentare di Roma, un chilo di zucchine romanesche costava sette euro, il doppio rispetto a una settimana fa».

Mezzo Paese bloccato, caos e disagi per lo sciopero dei Tir. Il problema, secondo AVVENIRE più che «di ordine sindacale» è ormai «di ordine pubblico», ha detto Antonio Catricalà, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, mentre il presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi, Roberto Alesse, ha definito illegali i blocchi e annunciato possibili sanzioni. In un’intervista Lorenzo Miozzi spiega che i blocchi dei Tir con le liberalizzazioni c’entrano poco o nulla e sono in realtà i «rigurgiti di un’Italia corporativa che sta mettendo le mani avanti ma che non ha molto da temere dal decreto» visto che questo decreto sulle liberalizzazioni «se è una prima pietra su cui costruire il resto, va bene, ma di fatto non porterà grandi benefici ai consumatori».
 
Taglio basso per la rivolta dei Tir in una prima pagina che il MANIFESTO apre sulla cassa integrazione con il titolo “Scassa integrazione”. “Rivolta dei camionisti, bloccata mezza Italia” titola il richiamo che recita: “La rivolta dei forconi siciliani si estende all’Italia continentale: ai caselli autostradali scatta all’improvviso e prende tutti di sorpresa (…) Ora l’obiettivo è quello di paralizzare il paese entro venerdì. Sotto accusa la liberalizzazione del sistema dei trasporti, il modo in cui funziona la logistica, l’impennata dei costi di gestione. Il Viminale in allerta. Ma le modalità e la composizione sociale dell’agitazione imbarazza la sinistra”. Ampi servizi a pagina 4 che si apre con il titolo “La rabbia monta al casello” e il sommario spiega “Tra i camion che bloccano l’accesso all’autostrada: «A rischio povertà è il contadino che produce l’insalata ma anche l’autista che la trasporta»”. L’articolo di apertura è un reportage dal casello autostradale di Anagni. Nell’articolo si osserva che: «(…) è guardando da vicino il concetto di filiera e di logistica – vero cuore dell’economia globalizzata – che si intuisce dove la tensione sta crescendo e chi sono i nuovi padroni d’Italia» e oltre ai camionisti dipendenti ci sono i piccoli padroncini che descrivono il mondo del trasporto: «Ogni mattina partono le aste per i trasportatori, decine di chiamate per trovare chi viaggia di più chiedendo meno. Un mucchio selvaggio dove, alla fine,  a comandare è la vecchia italica cosca. (…) “Qui a protestare con noi non li vedi i camorristi, i mafiosi – spiega M. C. – ; per loro questo sistema è una pacchia, con il mercato selvaggio guadagnano come non mai”. Per loro questo sistema Italia, fatto di deregulation e capitale selvaggio, è una sorta di grande Eden». In un altro articolo si parla di “La mucillagine ribelle che imbarazza la sinistra”, tra le riflessioni: «(…) Grande  è l a confusione sotto il cielo, ma se non altro segnala una certezza: l’unico filo (non rosso) che tiene insieme le categorie che si stanno ribellando è la mancanza di un soggetto di sinistra capace di fare sintesi (…)» e sul movimento dei Forconi e la sua composizione sociale «piaccia o meno, rappresenta comunque la prima reazione in carne e ossa alla dittatura dell’economia irreale che sta mortificando l’Italia a colpi di spread (…)» e ancora «I camionisti che bloccano il traffico possono anche essere antipatici, ma è vero che il prezzo della benzina è salito alle stelle. Per tutti. (…) Limitarsi ad accusare di “spontaneismo” i tassisti che fanno i cori da stadio non può far altro che aprire autostrade alle destre e ai populismi (…)».
 
IL GIORNALE apre a tutta pagina col titolone “Tassati e mazziati”, preocchiello “La rivolta dei tir blocca l’Italia”. Editoriale dell’ex direttore Vittorio Feltri. All’interno Emanuela Fontana firma “Tir e taxi paralizzano il Paese. Il garante: ora precettiamo” in cui spiega «comandano loro, i bisonti dell’asfalto, nel giorno del grande sciopero dei tir. La rivolta che faceva paura in Sicilia, ribattezzata “dei forconi”, e che negli ultimi giorni aveva messo insieme pescatori, agricoltori e autotrasportatori, dilaga adesso in tutta Italia. Si combatte contro il prezzo del carburante e le nuove misure del governo Monti, in nome di una rivoluzione che minaccia di non fermarsi. Sono in valutazione “sanzioni”, avverte il presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi, Roberto Alesse, che sta discutendo con il Viminale “la precettazione”». Lura Vericchi invece propone “Dura vita da padroncino : Rc, benzina e pedaggi ci hanno messo a terra”. «“Ormai si fa fatica anche a riempire il serbatoio prima di partire: solo i rincari continui del gasolio in un anno ci hanno fatto aumentare i costi del 10 o anche del 15 per cento. Ma non è di sconti una tantum che abbiamo bisogno: ci vogliono controlli seri, contro la concorrenza sleale. Per far lavorare quelli come me che rispettano le regole, anche se con molta fatica”. Claudio Fraconti è cresciuto in mezzo ai Tir: suo padre ha fondato l’impresa di autotrasporti che oggi tocca a lui portare avanti, e che dà lavoro alla sua famiglia e a quelle dei suoi 15 dipendenti. Cioè tanti, per le dimensioni medie dell’autotrasporto italiano: dove spesso c’è un solo autista, o due. Niente, in rapporto ai colossi olandesi o tedeschi, dove le centinaia di camion per azienda sono la norma. Chiaro che, su un’azienda piccola, ogni rincaro pesa come un macigno». Cristiano Gatti fa un reportage da Capriate sull’autostrada completamente bloccata che titola “Camionisti in rivolta  e pendolari furibondi: sull’A4 si ferma tutto”.
 
“L’Italia stretta nella morsa dei Tir che sciopereranno per cinque giorni”,  è il richiamo che ITALIA OGGI dedica in prima pagina alla protesta degli autotrasportatori “contro il caro gasolio”. L’approfondimento è a pag. 4, e il titolo apocalittico: “L’Italia si ferma assediata dai tir. Dilaga l’agitazione”. In realtà il pezzo parla in generale delle conseguenze – per lo più, proteste – del via al pacchetto liberalizzazioni varato dal governo, ma manca il nesso con la protesta generalizzata scatenata in Sicilia dal “movimento dei forconi”, che ha innescato il blocco dei tir a macchia di leopardo in tutta la penisola. Camionisti che protestano però contro il caro-carburante, tema che non rientra strettamente nel provvedimento liberalizzazioni. Il ministro dell’Interno, Cancellieri, ha già fatto ventilare ieri l’ipotesi precettazione per i camionisti in protesta: «Non saranno tollerati i blocchi stradali. Useremo tolleranza e dialogo, però bisogna tenere presenti anche i diritti dei cittadini».

 E inoltre sui giornali di oggi:

 
IRAN
LA REPUBBLICA –
“Embargo totale sul petrolio l’Europa sfida gli ayatollah Teheran: «Bloccheremo Hormuz»”. Lo scontro fra Occidente e Iran sale di livello con la decisione europea di bloccare il petrolio iraniano a causa dei progetti nucleari di Ahmadinejad. È una sfida durissima alla quale il potere iraniano risponde con altrettanta durezza: fermare lo stretto di Hormuz dal quale passa il 20% del petrolio mondiale che esce dal Golfo Persico. Da oggi gli stati europei non potranno più comprare, importare o trasferire petrolio iraniano. Per i contratti già in essere dovranno concludersi entro il 1° luglio. Secondo il ministro Terzi, «potrebbe arrivare una risposta positiva all’invito al dialogo sul nucleare».
 
CONCORDIA
IL MANIFESTO –
Non ha un richiamo in prima ma il disastro della Costa Concordia al Giglio ha un’intera pagina con tre articoli. L’apertura è dedicata a “Giglio, operazione carburante al via” e nel sommario in testa alla pagina si sottolinea “Si inizia oggi a svuotare i serbatoi della nave. Ma l’ambiente è già inquinato. Lo dice il ministro Clini e lo dicono i sommozzatori che sott’acqua non vedono neanche le loro mani”. Di spalla un aggiornamento sull’inchiesta “Parlano gli ufficiali, forse altri indagati”, mentre a piè di pagina si dà conto della manifestazione a Genova dei dipendenti della Costa “«Navigare vicino al litorale è una prassi turistica». L’intervista è a Giovanni Azzaro, assistente del direttore di crociera, uno degli organizzatori della manifestazione di solidarietà


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA