Formazione
La ginnastica non ha fatto la sua ora
Spesi solo 23 dei 60 milioni previsti per l'insegnamento pomeridiano di educazione fisica
di Redazione
Per il ministero dell’Istruzione gli studenti delle piccole scuole sono di serie B e non hanno diritto allo sport. Per affermarlo basta ripercorrere l’anno scolastico 2009/2010, quando il Miur ha stanziato 60 milioni di euro per finanziare la pratica sportiva pomeridiana e stabilito che ad ogni insegnante di educazione fisica che si fosse impegnato per promuovere l’attività sportiva, sarebbero stati assegnati come “premio” 3mila euro lordi in busta paga. La disposizione ministeriale conteneva una curiosa limitazione: gli stanziamenti sarebbero stati assegnati solo alle scuole che avevano «insegnanti in organico di diritto». Cioè quelli che hanno la cattedra completa.
In altre parole ai docenti precari delle piccole scuole, come ad esempio quelle di montagna, che non hanno un numero sufficiente di classi per una cattedra da 18 ore, oppure a quelli che insegnano nelle scuole medie ospitate in istituti comprensivi, con un numero esiguo di classi, non è stato consentito di promuovere l’attività sportiva, escludendo a priori gli studenti dal diritto allo sport.
Il risultato è stato che di quei 60 milioni destinati allo sport, ben 23 sono rimasti inutilizzati, e oggi il Miur vorrebbe utilizzarli per coprire buchi di bilancio di altri ambiti ministeriali che nulla hanno a che fare con lo sport a scuola. «Siamo assolutamente contrari a questa ipotesi», attacca Flavio Cucco, presidente della Capdi, l’associazione di categoria degli insegnanti di educazione fisica.
Per l’anno in corso, le organizzazioni sindacali hanno fatto pressione sul Miur ed è stato concordato in un recente incontro di consentire alle scuole escluse di presentare progetti e accedere ai fondi: «È necessario tutelare questa attività scolastica che da decenni costituisce un fondamentale momento di aggregazione, socializzazione e promozione di una corretta cultura sportiva, anche al fine di contrastare il disagio giovanile e offrire esperienze sportive agli studenti meno abbienti», fanno sapere con una nota degli insegnanti del Gilda.
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