Tutti sanno che voglio bene ai ragazzi, che quasi sempre do ragione a loro più che ai loro genitori, ma questa volta, è troppo. Intendo alludere alla diciassettenne che ha chiamato il 114, cioè il numero di emergenza per l’infanzia promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità e gestito dal Telefono Azzurro.
Questa diciassettenne svampita (preferisco chiamarla così) ha scomodato la polizia perché la mamma l’ha rimproverata: “Sei una scansafatiche. Noi facciamo fatica a pagare la scuola privata e non devi saltare nessuna ora”. Invece la svampitella voleva entrare un’ora dopo a scuola, per evitare l’interrogazione.
Credo che la madre avesse tutte le ragioni, al di là dei costi della scuola privata. I doveri e gli impegni non vanno scantonati. Meno male che la polizia, dopo aver ascoltato le ragioni della madre e della figlia, abbia deciso di non procedere nei confronti della madre.
Segnali di questo tipo non vanno lasciati perdere. Brava quella madre che non si è lasciata influenzare. Sono molti, invece, i genitori che davanti ai “capricci” e ai falsi mal di testa, si lasciano intrappolare “pro bono pacis”.
L’educazione e la formazione dei nostri figli, esige scelte forti e chiare prese di posizione. La vita si matura attraverso questi momenti. Tutti noi abbiamo bigiato e spergiurato. La scuola è oggetto di schermaglie familiari e di quasi innocenti farse.
L’adolescenza, poi, ingigantisce il tutto e gioca a inventare occasioni per moltiplicare fatterelli al limite del furbesco. Cari diciassettenni, fare i furbini è donchisciottesco e banale. Infantilizza!
Cari genitori, non lasciatevi prendere per il naso. Dire sempre di sì è la cosa più diseducante. I minori sono “minori” proprio perché esigono un aiuto, in sostegno e talvolta decisioni che toccano a voi.
Lasciare ai minori tutte le decisioni non li matura, ma soprattutto, non matura voi genitori. La battuta “mia figlia sa quello che deve fare” è il più brutto segnale della vostra poca voglia di sentirvi dire dei no.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.