Welfare

La formazione regionale in pista di lancio: già 165mila allievi Ma i finanziamenti arrivano ancora col contagocce

L'altra faccia dell'istruzione

di Redazione

Più 12% di iscrizioni ai licei, meno 8,6% negli istituti tecnici e addirittura meno 15,1% per gli istituti professionali. Hanno sorpreso un po’ tutti i dati diffusi da Cisl scuola, che ha fotografato in una ricerca la situazione nelle prime classi delle superiori dopo il varo della riforma. A meravigliare è stato soprattutto il crollo di istituti tecnici e professionali, da sempre considerati la scelta alternativa e privilegiata per un numero crescente di ragazzi in cerca di uno sbocco sicuro nel mondo del lavoro.
«Non è proprio così, occorre analizzare i numeri ed evitare le banalizzazioni» avverte Alberto Felice De Toni, preside della facoltà di Ingegneria all’Università di Udine e presidente della commissione ministeriale che ha ridisegnato gli istituti tecnici e professionali. «Ad esempio non si è tenuto conto del fatto che gli istituti d’arte sono confluiti dai professionali ai licei artistici e che gli ex tecnologici sono passati nei licei scientifici. Se si considerano questi aspetti, è scorretto parlare di “crollo” dei tecnici», continua. «E poi nella ricerca manca del tutto il dato sui corsi di formazione regionale, scelta privilegiata da molti giovani perché durano tre anni, rispetto ai cinque della scuola pubblica».
«In questo caso invece il trend è in salita», conferma Maurizio Drezzadore, presidente di Forma (l’associazione che rappresenta l’80% delle attività di formazione professionale in Italia). «I percorsi formativi sperimentali, attivati sulla base dell’accordo Stato-Regioni nel 2003, in pochi anni sono quintuplicati. Iniziarono con 23.562 iscritti, e nel 2009 sono arrivati a 165mila allievi, ma sarebbero certamente molti di più se il trasferimento delle competenze alle Regioni fosse stato accompagnato dalla riallocazione di risorse finanziarie adeguate alla domanda e non contratte come è avvenuto negli ultimi due anni». Il flusso finanziario per la formazione professionale prevede circa 200 milioni di euro da parte del ministero del Lavoro e altri 40 milioni di euro dal ministero dell’Istruzione, questi ultimi però negli ultimi due esercizi finanziari non sono stati erogati e in parte le Regioni hanno sopperito finora con risorse proprie. «La situazione è a macchia di leopardo», avverte Drizzadore, «perché quando si parla di formazione per la qualifica in assolvimento dell’obbligo si tratta soprattutto di percorsi scolastici proposti nelle regioni del Nord, dal Friuli alla Liguria, dal Piemonte alla Lombardia con qualche eccezione per Lazio, Puglia, Sicilia e Sardegna. Ma ci sono ancora troppe differenze e l’offerta non è sufficiente».
Tra gli esempi positivi spicca la Lombardia, dove il sistema Ifp di istruzione e formazione professionale coinvolge 45mila studenti, che per l’anno scolastico 2010-2011 rappresentano il 17% degli studenti della regione. Con positive ricadute sull’inserimento nel mondo del lavoro (vedi box accanto).

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