Formazione

La Fondazione Novartis festeggia i suoi 25 anni

"Il diritto alla salute: un dovere per chi?". Questo il titolo del Simposio organizzato dalla Novartis Foundation for Sustainable Development in occasione del suo 25° anniversario

di Joshua Massarenti

Da Basilea (Svizzera) – La lotta alla povertà mondiale è in altomare. Il ritardo accumulato dalla Comunità internazionale per agguantare gli otto obiettivi del Millenium Development Goals (Mdg) fissati nel 2000 sembra incolmabile. Tra le voci da mettere in cima alla lista nera della povertà, le condizioni di precarietà sanitaria assoluta in cui vivono centinaia di milioni di esseri umani. Un dato su tutti: oltre due miliardi di persone non hanno ancora accesso a tutta una serie di prodotti farmaceutici.

Per anni, gli attori del mondo non profit (Ong in testa) o delle grabndi istituzioni internazionali hanno puntato il dito contro coloro che venivano (e spesso vengono ancora) considerati la fonte di molti, troppi mali: le grande aziende farmaceutiche. Come lo ricorda l’edizione odierna di Avvenire, l’ultimo ennesimo richiamo giunge proprio ieri dal Parlamento europeo, protagonista di una risoluzione che sottolinea la necessità di far sì che “l’obiettivo di fornire ai Paesi poveri medicinali a prezzi accessibili non sia messo a repentaglio da procedure restrittive od onerose”, sollecitando nel contempo una deroga dell’accordo Trips “in modo da consentire alle imprese farmaceutiche nei Paesi in via di sviluppo di continuare a fornire medicinali generici a basso costo”.

Se in ampi settori del mondo no profit lo scetticismo prevale all’ipotesi che le grandi aziende farmaceutiche possano “piegarsi” all’invito del Parlamento europeo, c’è chi invece intende dare segnali positivi sfatando il luogo comune secondo il quale etica e profitto non possono andare a braccetto in tempi di globalizzazione esclusivista. Anzi, “l’obiettivo di una azienda come la nostra è proprio quello di aprire un dialogo con l’altra parte”. Queste le prime considerazioni rilasciate a Vita da Klaus Leisinger, presidente della Fondazione Novartis per lo Sviluppo sostenibile in occasione del Simposio organizzato ieri a Basilea nella sede della multinazionale farmaceutica Novartis in occasione del 25° anniversario della stessa Fondazione.

Con il titolo “Il diritto alla salute: un dovere per chi?”, la Fondazione Novartis ha voluto in qualche modo scavalcare la diatriba che oppone mondo no profit e profit sull’accesso ai prodotti farmaceutici nel Sud del Mondo invocando la necessità di una nuova fase “politica” aperta al dialogo e alla condivisione di responsabilità collettive. “Gli obiettivi del Millenium Development Goals sono troppo importante perché ognuno continui a rimanere fermo sulle proprie posizioni senza aprire nessuna via al dialogo. Noi intendiamo promuovere questo dialogo con le forze migliori del mondo profit e di quello non profit” ha cercato di riassumere un Leisinger molto determinato nel voler superare “barriere ideologiche che non ci portano da nessuna parte”. In altre parole, è ora che grandi aziende, organismi internazionali (Onu in testa) e Ong inizino a intavolare una cooperazione proficua ai più deboli.

L’entusiasmo di Leisinger è pari al successo strategico ottenuto nel no profit da Novartis in questi ultimi mesi. Il centro di ricerca dedicato alla malattie tropicali con base a Singapore e finanziato dalla casa farmaceutica svizzera con un investimento pari a 120 milioni di dollari ne è un esempio concreto. Sul piano politico, il vero successo risiede nel dialogo apertosi con Medici Senza frontiere, da sempre molto critica nei confronti di Big Pharma ma a quanto pare sul punto di dire sì a una collaborazione con Novartis nell’ambito delle attività del centro di Singapore.

Nel 2003, Novartis ha speso in iniziative no profit oltre 370 milioni di dollari. Tra i partners privilegiati della Fondazione Novartis, vi è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Una collaborazione che ha consentito a 650mila pazienti dello Zambia e del Mali di accedere gratuitamente al farmaco anti malaria Coartem. Ma come per l’Aids, la sicurezza che il farmaco giunga a destinazione non è l’unico ostacolo. La garanzia che le pillole vengano regolarmente assunte dal paziente non è per nulla scontato. Ecco che in questo caso, Ong o Organismi internazionali come l’Oms coprono un ruolo supplementare e altrettanto fondamentale rispetto all’abbattimento o addirittura all’azzeramento del costo dei farmaci nel processo di cura dei pazienti colpiti da malaria e da tuberculosi.

Non ha dubbi Paul Hunt, esperto indipendente dell’Onu in materia di sanità pubblica, secondo il quale “la soluzione privilegiata per migliorare le condizioni di salute dei poveri è una solida partnership tra Ong, settore privato e organizzazioni internazionali”. Ma con certe regole che vanno create ad hoc per le multinazionali: “come per gli Stati nazionali, le multinazionali devono essere giuridicamente vincolate al dovere di rispettare i diritti umani”. In tale ottica, “bisognerebbe creare una commissione indipendente incaricata di controllare le attività delle multinazionali e verificare se i diritti fondamentali della persona vengono rispettati”.

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