Mondo
La Fondazione don Gnocchi apre un centro a Mostar
Sabato 22 settembre si inaugura ufficialmente il centro di riabilitazione "Sacra famiglia" di Mostar, in Bosnia Erzegovina
Si apre ufficialmente il centro di riabilitazione “Sacra Famiglia” a Mostar, sabato all’inaugurazione sarà presente anche il presidente della Fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari, tra gli altri il cardinale, arcivescovo di Sarajevo Vinko Puljic e il vescovo di Mostar Ratko Peric.
La fondazione Don Carlo Gnocchi e membro dell’associazione “Pro Bosnia Erzegovina”, promossa da alcune congregazioni religiose ed enti morali italiani che operano nell’ambito dell’assistenza sanitaria che ha lo scopo di sviluppare in questo territorio iniziative sociali a favore della popolazione. Il nuovo centro di Mostar prevede diversi servizi tra i quali un ambulatorio per la diagnosi e la cura di handicap psico-sensoriali e motori e il trattamento di problemi psicologici. E’ presente anche un centro socio-educativo diurno per 40 bambini e ragazzi con grave disabilità spicofisica e due gruppi-famiglia residenziali per 20 bambini e ragazzi disabili. Sarà attivata anche una scuola per operatori sociali.
Il centro si trova in una zona centrale di Mostar, lungo la fascia che separe i due settori della città quello a ovest abitato prevalentemente da croati e quello a est da musulmani. Nelle intenzioni dei promotori il centro, realizzato su un’area messa a disposizione dal Comune in convenzione con la Caritas diocesana, vuole accogliere qualsiasi bambino o ragazzo residente in città e in Bosnia Erzegovina indipendentemente dalla sua etnia o religione. Anche la scuola per operatori sociali sarà aperta a studenti croati, musulmani e serbi.
Insomma il centro vuole divenire un luogo di incontro e riappacificazione dei diversi gruppi etnici.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.