Non profit

La flessibilità del bene

Sono bastate poche settimane per vedere riesplodere di nuovo il muro contro muro

di Giuseppe Frangi

C’è un grande rischio che incombe sulla vita pubblica italiana. è quello di una nuova ?guerra etica?. Le esigenze della campagna elettorale e la necessità di portare a casa un incertissimo confronto avevano indotto i due fronti a più miti consigli. Ma sono bastate poche settimane per vedere riesplodere di nuovo il muro contro muro. Certamente ognuno porta in questa contrapposizione il retaggio di un?appartenenza, una visione della vita, una propria, diversa sensibilità. Tutti motivi sacrosanti che in tanti casi hanno sorretto traiettorie personali anche di grande valore e pregnanza, su ciascuno dei due fronti. Eppure, davanti al rinnovarsi di questo scontro, è difficile liberarsi da un dubbio: che il grande limite, condiviso dalla due posizioni, sia oggi quello di un?incapacità di partire dalla realtà. Gli esempi sono evidenti. Da una parte l?ala laica e radicale si ostina a non voler tener conto di una sensibilità diffusa e maggioritaria nella popolazione italiana, che ha espresso la propria ritrosia a fughe in avanti in materia etica con il clamoroso flop del referendum sulla legge 40. Dall?altra c?è un fronte cattolico che si irrigidisce davanti a mutamenti sociali incontrovertibili e che chiedono risposte e non sentenze un po? moralistiche (da questo punto di vista il documento del Pontificio consiglio per la famiglia, di cui parla Andrea Tornielli in questo numero a pagina 17, è emblematico nella sua rigidità e astrattezza). Ammettiamo onestamente che nessuno ha la soluzione in tasca. E che nessuno si può illudere di ricondurre a un unico credo etico persone con storie e visioni così diverse. Proprio questa impotenza può però suggerire quale sia la strada da intraprendere. Sintetizzata con una formula che può sembrare schematica, crediamo che la prima vera scelta etica da fare oggi sia quella di lasciarsi educare dalla realtà. è l?amore alla realtà, la passione per ciò che concretamente la costituisce che forgia i valori, li stabilizza nelle coscienze, li fa diventare valori condivisi. Sembra un?ovvietà, e invece è questa la vera sfida che l?uomo del nostro tempo ha davanti a sé. Un esempio efficace nella sua banalità rende l?idea: il Los Angeles Times settimana scorsa ha dedicato un articolo a un fenomeno a prima vista curioso e invece drammaticamente emblematico. Nelle università americane professori e dirigenti si sono accorti che i ragazzi escono con un incredibile deficit di realtà. Hanno studiato, sono preparatissimi, ma non sanno nulla del mondo reale. Per questo si moltiplicano i programmi di reinserimento nella ?vita vera?. Una situazione paradossale ma non troppo. Siamo un po? tutti come quegli studenti spinti a vivere in apnea nella realtà. A rifugiarci dentro nicchie virtuali. E quelle concepite sotto il cappello dell?etica non sono altro che le nicchie virtuali più sofisticate di tutte le altre. La risposta a questo rischio sta nell?accettare i compromessi, le difficoltà, gli affanni che la realtà porta con sé. Quand?era studente, l?attuale Papa aveva contestato un suo professore ipercattolico e neotomista con questa motivazione: Dio non si conosce perché è un sommum bonum (sommo bene) che si riesce a cogliere e dimostrare con formule esatte, ma perché è un Tu che viene incontro nella realtà e si fa riconoscere. L?esempio è davvero efficace: il bene o cammina dentro la realtà, o è un apriori astratto destinato a trasformarsi, per la vita dell?uomo, nel suo contrario.


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