Famiglia

La finestra di fronte, aperta sulla routine

Recensione del film "La finestra di fronte" di Ferzan Ozpetek.

di Giuseppe Frangi

Il bellissimo Le Fate ignoranti ci aveva incuriosito per questo assunto: ci voleva l?occhio di un regista nato a Istanbul per ridare un brivido di freschezza al cinema italiano. Quel film svelava lo sguardo di un uomo capace di stupore davanti alla meravigliosa vita di Roma. Una Roma che i nostri registi da tanto tempo non sanno più raccontarci. Con quel presupposto, era lecito nutrire una grande attesa per il nuovo film di Ferzan Ozpetek. La finestra di fronte ancora racconta di Roma. Ancora ci offre squarci di bellezza che possono sorprendere solo uno sguardo straniero. Ma al di là di questa patina visiva, Ozpetek si italianizza precipitosamente: la storia è la solita ossessiva crisi matrimoniale; i personaggi obbediscono ai soliti cliché, dalla donna in cerca di felicità extramatrimoniale (una Mezzogiorno più bella che brava), al marito povero e idealista, all?amante in carriera ma mortificato sentimentalmente (un Raoul Bova davvero lesso). Inspiegabilmente Ozpetek si sgancia dalla centralità che il mondo a lui più caro e a lui più conosciuto, quello omosessuale, aveva sempre coperto nei suoi film. Fa qualcosa che Pedro Almodovar non farebbe mai: di mettere da parte il proprio punto di vista sul mondo. Il risultato è un film senza sorprese e senza poesia. Cosa che di per sé non è purtroppo una notizia, ma che se pensato su Ozpetek diventa una notizia. à la prochaine…


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