Non profit

La filantropia? Il volto delle fondazioni che cambiano i territori

Fare emergere il ruolo della filantropia non da mera erogatrice di fondi, ma come forza propulsiva di processi capaci di operare cambiamenti.Una due giorni di bilanci e di confronti, quella che Assifero sta celebrando a Palermo in occasione dei suoi primi venti anni di vita. Un'occasione anche per raccontarsi attraverso le esperienze dirette di chi le realtà e la realtà le vive a stretto contatto

di Gilda Sciortino

In che modo si celebrano venti anni di impegno quotidiano per costruire un sistema filantropico più informato, più connesso, più efficace e strategico che abbracci tutti i territori del nostro Paese? Un sistema che non tutti conoscono, pensandolo appartenente a un mondo che eroga senza entrare nel merito.

Una due giorni di assemblea come quella che Assifero, associazione italiana fondazioni ed enti filantropici, sta svolgendo a Palermo, sicuramente può essere la strategia giusta per esser con sapevoli del percorso compiuto e guardare avanti attraverso il confronto e lo scambio di conoscenze

«Celebriamo questo primo ventennio ringraziando il passato che ci ha permesso di arrivare fin qui» – afferma la presidente, Stefania Mancini«È stato un passato anche impegnativo, non facile. Sono stati venti anni spesi per portare in emersione il ruolo della filantropia non come soggetto meramente erogatore quanto come soggetto strategico che non si vuole sostituire agli altri, ma che con gli altri può veramente cambiare il volto dei territori. Ci sono alcune cose importanti da sottolineare. Intanto un riconoscimento pieno del nostro cammino all'interno degli obiettivi 20-30 dell'Agenda delle Nazioni Unite perché riusciamo a fare sviluppo locale coniugando tutti i saperi in un territorio. Oggi siamo una parte ufficialmente riconosciuta del Terzo settore dentro un quadro normativo che dedica una specifica sezione agli enti filantropici. Questo, secondo me, vuol dire fare democratico. Siamo riusciti ad affermare il volto democratico delle fondazioni, che tendenzialmente erano viste come qualcosa di distaccato che dona; invece non si dona, si fa erogazione di finanze. Si mettono anche a disposizione competenze valorizzanti e si parla di partner ciascuno con il proprio ruolo. Credo che sia uno dei migliori riconoscimenti del lavoro che abbiamo fatto. Un altro punto importante è che, essendo stati accreditati, facciamo pienamente parte di un servizio civile universale. Non era mai successo prima. Siamo entrati in un mondo che apparteneva a un altro tipo di associazioni del Terzo settore, mentre oggi ci sono pure le fondazioni e gli enti filantropi. Abbiamo una sponda importante con l'Europa perché la filantropia, dal 2016 con Addis Abeba e dal 2019 con il Comitato economico e sociale europeo, è finalmente riconosciuta quale partner strategico, cosa ben diversa dall’essere partner erogativi».


Tutto questo parla anche di una filantropia riconosciuta a livello europeo come soggetto di confronto.

«È sicuramente un grande passo in avanti. Oggi consacriamo vent'anni di lavoro all’interno del quale il ruolo da leone lo ha avuto una persona di grande impulso come Felice Scalvini. Abbiamo regalato a questi vent'anni quattro cose: un regolamento elettorale fondamentale, un numero di crescita di soci che non hanno gli altri paesi membri: siamo solo 160 però il tasso di crescita numerico è più alto degli altri paesi. Domani consacreremo altre quattro nuove fondazioni. Siamo entrati nel Runts e abbiamo lanciato i fondi collaborativi».

Il suo mandato si concluderà fra due anni. Quali sono gli obiettivi che si pone lungo una strada che è ancora tanto lunga da percorrere?

«Dico che, se non c'è una voce politica, non facciamo la differenza, ecco perché dobbiamo averne una non distintiva del nostro essere, ma al servizio del Paese» – prosegue Mancini «Gli enti filantropici stanno emergendo e questo ci aiuta anche a essere una sponda. Noi siamo una comunità di pratiche, abbiamo raggiunto un livello di accompagnamento ai soci molto professionale. Lavoriamo in vari momenti dell'anno, per cui l'assemblea è certamente importante per votare, per farci entrare nelle città, ma ricordiamoci che durante il nostro cammino c'è la conferenza dedicata alle fondazioni di comunità, a oggi oltre 50 socie alle quali se ne vanno aggiungendo altre in Italia. Abbiamo, poi, i due giorni dedicati alle Fondazioni Corporate che hanno ovviamente esigenze diverse, poi pure i momenti dedicati alle fondazioni di famiglia. Il gioco vincente è, però, quello che ci deve vedere lavorare settorialmente per componenti di fondazioni per poi creare dei sistemi di collaborazioni tra tipologie che si intrecciano. Siamo in salute, ma dobbiamo crescere in politica».


Perché Palermo per questa importante assemblea?

«A Palermo non abbiamo i soci, ma questa è una città in cui si lavora tanto. Penso a Fondazione con il Sud. Carlo Borgomeo ha lasciato a maggio la sua carica di presidente, ma il suo impegno in questo territorio è sempre stato molto forte. In questi giorni sto visitando tanti progetti finanziati proprio da Fondazione con il Sud: sono stata a dormire da Moltivolti, ho cenato nel ristorante “Al Fresco”, sono stata allo Zen dove noi siamo presenti da anni come Fondazione Charlemagne, sono stata anche a Palazzo Butera dove è in corso un bellissimo progetto che prevede tre anni di workshop artigianali che nascono da un pensiero di rigenerazione che porta la firma di Massimo Balzetti».

Esperienze dirette e concrete per raccontare un percorso che segna tappe importanti di crescita per il mondo della filantropia.

«Sicuramente. Domani racconteremo un progetto celebrando la nostra presenza a Palermo nel Mediterraneo. Ovviamente dobbiamo cambiare linguaggio», – dice in conclusione la presidente di Assifero – «perché quello che conosciamo degli ultimi tempi è devastante ed è un linguaggio che ci allontana, che ci fa sentire tutta la distanza esistente tra la politica e la realtà. Siamo lontani dalle istanze coniugate negli anni cinquanta ai prodromi di un Olivetti che entrava in Italia e parlava di questo distacco che dobbiamo sapere accorciare. Parleremo di migranti con l’UNHCR, come anche di un'attenzione importante alla valutazione di impatto. Lanceremo ufficialmente la “Future Chair”, una dichiarazione di intenti per le generazioni future. Non possiamo più parlare di giovani o di migranti attraverso gli acronimi e i numeri. Con l'udienza privata in Vaticano di Papa Francesco dedicata all’intera base associativa abbiamo aperto l’assemblea, ma c’è anche un altro motivo di orgoglio per tutti noi ed è la medaglia del Presidente della Repubblica, il primo riconoscimento che abbiamo avuto come Assifero che ci dà la carica e ulteriore entusiasmo per almeno i prossimi venti anni che abbiamo davanti a noi».

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