Cultura

La Fict ricorda don Picchi

La Federazione delle Comunità Terapeutiche (FICT) piange la scomparsa del suo principale ispiratore Don Mario Picchi.

di Redazione

È andato via un fratello, un compagno di strada, ma soprattutto un padre. La Federazione delle Comunità Terapeutiche (FICT) piange la scomparsa del suo principale ispiratore Don Mario Picchi.

Fu proprio lui che nell’ormai lontano 1981, insieme ad alcuni gruppi di volontariato che si riconoscevano nella filosofia di “Progetto Uomo”, volle fortemente avviare un’esperienza di condivisione, creare un “luogo” nel quale riconoscersi per tutte quelle persone che credevano senza mezzi termini nella centralità dell’uomo e nella promozione della dignità di ogni persona.

Si deve in gran parte a lui se oggi la Federazione, a quasi 30 anni dalla sua nascita, riunisce in sé 50 Centri che in tutta Italia si impegnano quotidianamente nella lotta contro l’esclusione e le povertà, in oltre 600 servizi,tentando di mantenere fermi quei principi su cui Don Mario ha costruito l’intera sua vita.

Da oggi siamo tutti un po’ più poveri, siamo tutti più soli.

Sono più soli i suoi operatori, gli operatori del Ceis di Roma, ai quali va il nostro primo pensiero, ed ai quali tocca raccogliere un’eredità di straordinario valore e di grandissima responsabilità.

Sono più soli i tanti volontari che in tutta Italia e non solo, ha contribuito a formare, ed ha inspirato con la sua instancabile opera e la sua straordinaria coerenza.

Sono più soli i giovani, del cui mondo Don Mario era grande conoscitore, e sui quali ha sempre scommesso, anche quando non c’era nessuno pronto a farlo. Un giovane tra i giovani, un uomo tra gli uomini, un apostolo tra i poveri.

Sono certamente più soli i suoi concittadini, in quella Roma che per lui ha sempre significato un punto di partenza verso luoghi ed impegni lontani, senza confini, come il suo cuore.

Siamo più soli noi, che in lui, in tanti anni, abbiamo apprezzato non solo il maestro, ma soprattutto il compagno di strada. Un uomo che sapeva amarci, ed in ragione di quest’amore sapeva rimproverarci quando le nostre miserie umane ci portavano lontano dai valori che lui ci aveva insegnato a rispettare.

Ma soprattutto sono più soli i suoi ragazzi, i tanti poveri che ha incontrato, tutte le pietre di scarto tramutate in testate d’angolo, i mille disperati ai quali ha ridato la speranza. Le tante vite a perdere, che hanno imparato, grazie a lui, a vincere la propria battaglia.

Addio caro amico, addio indimenticabile fratello, addio testimone e maestro.

Vorremmo salutarti ricordando le parole che ci donasti solo qualche anno fa in occasione dei 25 anni della Federazione:

La Federazione non riparte da qui, perché non è una ripartenza. Non c’è stato nessuno stop… È piuttosto la normale evoluzione di un cammino sempre faticoso, pesante, pieno di responsabilità, ma anche di tante soddisfazioni e di tante gioie. Si è sempre in cammino, anzi in corsa. Lasciatemi ripetere le ultime parole del nostro documento-base: “… E quando scenderemo dal nostro treno, dovremo farlo senza il rimorso di essere fuggiti davanti al dolore, e con la sicurezza che altri abbiano appreso, anche dal nostro esempio e dalla nostra testimonianza, a sedere al nostro posto”

Anche questa volta hai voluto precederci, per indicarci la via. Sei sceso dal treno, senza rimorsi, ma con la consapevolezza di aver lasciato, dietro di te, tanti uomini e tante donne pronte a raccogliere il testimone, a riprendere la corsa, perché la sofferenza non aspetta, e la battaglia per l’Uomo non conosce tregua. Un ultimo pensiero: in questo anno sacerdotale il bisogno di dire grazie al Dio della vita, per la bellezza del tuo essere prete. Non prete della strada, non prete delle comunità, non prete di frontiera, ma semplicemente, prete… il tuo ministero è stato il luogo sacro,benedetto, del tuo amore al Signore, la terra santa nella quale da Lui ti sei lasciato raggiungere ed amare, facendo dell’incontro con i poveri, dell’attenzione, dell’accoglienza,della solidarietà, nel nome della speranza, la profezia autentica del vangelo , perché, come spesso dicevi, “i poveri non si contano,ma si abbracciano”, e ci salvano. Grazie, Mario , padre, fratello ed amico. 

 Sac. Mimmo Battaglia, Presidente FICT

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