Volontariato

La ferita apertadel venerdì santo

religioni Una formula che ferisce gli ebrei?

di Redazione

«A proposito della “preghiera per gli ebrei”». Si intitola così un appello firmato da decine di personaggi pubblici e semplici cittadini, in cui si manifesta il rammarico per la preghiera recentemente reintrodotta nella liturgia cattolica del Venerdì santo, sulla “conversione degli ebrei”. Sulla questione Paolo Branca ha fatto avere a Vita questa riflessione.

Credo che un cristiano possa e debba pregare perché tutti riconoscano in Gesù il Salvatore, ma mi rendo conto che farlo esplicitamente solo per gli ebrei e tanto più in una forma liturgica alternativa a quella vigente possa suonare ambiguo, soprattutto tenendo conto di quanto è successo nel corso della storia e quindi di quanto sia ancora necessario ribadire senza incertezze l’intenzione di voltare pagina decisamente e definitivamente. Testo e contesto andrebbero sempre tenuti in debita considerazione, così come la nostra maniera di esprimerci si adegua ogni giorno ai momenti specifici, alla sensibilità degli interlocutori? non per dissimulare, per essere reticenti né tentomeno per ingannare, ma in base all’antico e sempre valido principio per cui est modus in rebus, dato che l’uomo è per sua natura simbolico e non gli è dunque possibile percepire messaggi astratti, non ?incarnati’ nel tempo e nello spazio che al messaggio stesso donano dimensioni, aggiungono significati ben ulteriori alla semplice somma algebrica dei sensi delle singole parole che lo compongono. Non solo questo appello, ma molte altre dichiarazioni sia di ebrei che di cristiani impegnati nel dialogo, denunciano un disagio del quale, in spirito di carità, non si può non tener conto. Molto più probabile, purtroppo, appare il rischio che qualcuno si possa attardare in interpretazioni faziose della vicenda, atteggiamento che dovrebbe invece essere del tutto estraneo a chiunque si muova in base a un’autentica religiosità in generale, e in particolare a quanti desiderano uniformarsi a Cristo nel quale riconoscono il compimento delle promesse di Dio nei confronti del Suo popolo santo e dell’intera umanità.


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