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La FCC: sì alla cross-ownership tra i media

Cade l'ultimo vincolo per i big media che potranno avere radio, tv e giornali nello stesso mercato. In pericolo la libertà di informazione

di Alessandra Marseglia

Nel prossimo futuro il panorama dei media americani è destinato a registrare significativi cambiamenti, a seguito delle due nuove direttive approvate proprio ieri dalla Federal Communication Commission.

Dopo un lungo braccio di ferro con i media locali, la Commissione ha infatti abolito il divieto di crossmedia-ownership all?interno dei 20 principali mercati nazionali, permettendo dunque ai proprietari dei quotidiani di possedere anche radio e televisioni all?interno della stessa zona. L?obiettivo dichiarato dalla commissione, presieduta dal Repubblicano ? e fedelissimo di George W. Bush – Kevin J. Martin è quello di aiutare l?industria dei quotidiani che sta soffrendo grosse perdite economiche a causa di una forte contrazione dei ricavi pubblicitari; inoltre, a detta della FCC, con l?avvento di nuove risorse per il mercato dei media come internet o la tv via cavo, sono venute meno le condizioni che più di trent?anni fa avevano portato alle restrizioni sulle cross-ownership.
Ma la legge, è a detta di molti commentatori oltre che dei rappresentanti Democratici della Commissione un bel ?regalo di Natale? per i principali e già giganteschi gruppi editoriali americani. Analizzando il mercato americano emerge infatti che le sei ?grandi sorelle? dei media (Viacom, CBS, Disney, Time Warner, News Corp. e NBC/GE) controllano già più della metà della torta nazionale, con tv, radio e quotidiani a volontà e l?unico vincolo, ora per l?appunto abolito, che questi non siano nella stessa zona.

La nuova legge, infatti, è a detta di molti soprattutto una minaccia al diritto dei cittadini americani ad avere un?informazione libera. A novembre scorso, a Seattle, oltre 1100 persone hanno partecipato all?audizione pubblica della FCC l?ultima prima della decisione finale. Nel corso della non-stop lunga più di 9 ore, si sono susseguiti quasi 300 interventi di direttori, giornalisti, e soprattutto gente comune che chiedeva alla Commissione di abbandonare il progetto di legge, per tutelare comunità locali e minoranze e il loro diritto all?informazione. La concentrazione – era il fil rouge che legava gli interventi – ha come effetto primario l?allineamento e sostanziale impoverimento delle news, con la prevedibile soppressione delle redazioni locali e dunque delle informazioni veramente al servizio delle comunità locali.

Le novità approvate ieri dalla Fcc riguardano anche il mercato della tv via cavo nel quale d?ora in poi più del 30% non potrà essere nelle mani di un singolo gruppo media. La direttiva in questo caso penalizza fortemente la Comcast Communications, il più grande operatore nazionale di tv via cavo che negli ultimi anni ha esteso enormemente la propria presenza sul mercato, acquisendo molte piccole stazioni.

D?altra parte, molti osservatori hanno fatto notare che entrambe le norme volute da Martin (che per approvare quest?ultima si è addirittura alleato con i Democratici) vanno in un?unica direzione, ovvero quella di favorire i piani espansionistici del magnate australiano Rupert Murdoch. Con in tasca già The New York Post e The Wall Street Journal, grazie a queste due nuove regole, l?editore della News Corp d?ora in poi potrà mettere mani anche su due stazioni televisive via cavo già nel suo mirino.

Tuttavia, negli Usa il tema della concentrazione dei media ha raccolto un appoggio trasversale, per lo meno in passato. Nel 2003, la prima volta in cui la FCC provò a cambiare le regole delle proprietà dei media, la proposta naufragò a causa di una dura opposizione che raccolse le coalizioni più diverse, dalla sueprconservatrice National Rifle Association alla post femminista National Organization for Women; a questi si unirono oltre 3 milioni di cittadini comuni e un?alleanza bipartisan di politici.

Lunedì scorso, 25 senatori americani, inclusi quattro Repubblicani hanno inviato una lettera a presidente Martin minacciandolo di fermare il voto pena una revoca della sua nomina e l?annullamento dell?azione della Commission. La richiesta tuttavia, pare essere caduta nel vuoto insieme alle milioni di firme raccolte dagli oppositori della legge. L?unica speranza è riposta nella Corte d?Appello Federale che nei prossimi mesi rivedrà le due regole. Tre anni fa la stessa corte rigettò una serie di misure di deregulation proposte dal predecessore di Martin alla presidenza della Fcc, Michael K. Powell.

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