Politica

La fattoria sul tetto

Si chiama "Fresco dal tetto". È il progetto a impatto zero di tre giovani imprenditori tedeschi

di Redazione

Il futuro dell’agricoltura sostenibile entra in un vecchio container sormontato da un tetto di plastica trasparente e piantato a margine di un piazzale nel sud di Berlino, in piena zona industriale. Tutt’intorno: caseggiati che sembrano far rivivere la vecchia Germania Ovest degli anni 80, un mega negozio Ikea, un’autostrada a sei corsie e, poco più in là, l’ex aeroporto di Tempelhof. Non esattamente l’ambiente a cui si pensa quando si parla di rivoluzione verde. Basta però gettare un’occhiata all’interno del container riciclato per ricredersi: una vasca per i pesci, una scala e, al piano superiore, una mini serra per la coltivazione di verdure. I residui organici dei pesci vengono trasformati in concime per le piante, che a loro volta filtrano l’acqua per i pesci, secondo il sistema dell’“acquaponica”. Il container bianco non è altro che il prototipo di un progetto che dovrebbe sorgere qualche metro più in là in scala maggiore e che potrebbe fare di Nicolas Leschke, Christian Echternacht e Karoline vom Böckel i pionieri di una nuova fase dell’urban farming. Questi tre giovani imprenditori berlinesi vogliono costruire in cima all’ex fabbrica di malto che svetta alle spalle del container, la più grande fattoria su un tetto urbano al mondo: 7mila metri quadrati, un campo da calcio. «Vogliamo realizzare il sistema agricolo più sostenibile che ci sia», spiega Nicolas Leschke, responsabile per la pianificazione con un passato da imprenditore in Italia (nel 2003 lanciò a Venezia la prima audioguida con Gps). L’idea è stata ribattezzata “Frisch vom Dach” (Fresco dal tetto): sul tetto della vecchia fabbrica in mattoni rossi dovrebbe essere costruita, su 4mila metri quadrati, un’enorme serra. Appena sotto, su 3mila metri quadrati, 22 vasche usate un tempo per tenere a mollo l’orzo verranno riempite di pesci. Il sistema, che dovrebbe essere alimentato da una centrale a cogenerazione, è autarchico e ricalca il principio testato nel vicino container: i pesci forniscono il concime per le piante, che puliscono l’acqua per i pesci. Pomodori, verdure e pesci verranno in parte venduti in un negozio previsto all’interno dell’ex fabbrica, in parte distribuiti a supermercati e ristoranti della zona. Obiettivo: abbattere i trasporti, tagliare le emissioni di CO2 e ridurre il consumo di acqua.

Il modello dell’orto

L’idea trova terreno favorevole in un Paese che conosce da quasi due secoli gli Schrebergärten, la versione primordiale dell’urban farming: piccoli appezzamenti recintati, nelle periferie delle grandi città, che ognuno può affittare per coltivarvi in proprio verdure o piante aromatiche. A patto di trovare un posto libero, visto che le liste d’attesa sono lunghissime. Nel frattempo il modello si è spostato in centro città e si è aperto: non più orti privati, bensì collettivi e accessibili a tutti. Il più famoso in Germania, il Prinzessinnengarten, sorge nel quartiere multiculturale di Kreuzberg ed è stato creato nel 2009 su un terreno di 6mila metri quadrati abbandonato a se stesso per sessant’anni. «Vogliamo promuovere la varietà biologica e sociale: biologica, perché coltiviamo molte specie che rischiano di scomparire, come 16 tipi diversi di vecchie patate; sociale, perché qui l’ingresso è aperto a tutti, non ci sono recinzioni né piante private», ci spiega Marco Clausen, uno dei due iniziatori. «Il nostro scopo è formativo: vogliamo animare le persone a ripensare il loro rapporto col cibo e con la città e a riflettere sulle conseguenze dei loro consumi alimentari», aggiunge. L’iniziativa non profit si autofinanzia in parte rivendendo il raccolto, in parte attraverso il bar-ristorante annesso. Nonostante il suo successo, il Prinzessinnengarten non ha un contratto fisso, per cui è un orto “mobile”: tutto, dal bar ai cartoni del latte in cui vengono coltivate le verdure, può essere all’occorrenza trasferito altrov


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA