Mentre le ricorrenti riunioni dedicate all’applicazione della Convenzione sul Clima – lanciata nel 1992 alla Conferenza Onu su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro – vanno avanti pur tra indecisioni e rallentamenti e sono seguite con grande attenzione dai media, quelle riguardanti la seconda grande convenzione mondiale sottoscritta a Rio, quella sulla Biodiversità, stenta ad avere un rilievo nell’opinione pubblica.
Eppure, anche in questa città dell’India sono state prese decisioni piuttosto importanti sulle sorti della meravigliosa varietà di specie animali e vegetali che sostiene la vita sul terzo Pianeta del Sistema solare, l’unico, a quanto ne sappiamo , in cui essa fiorisca.
Le conclusioni dell’XI Conferenza delle Parti sulla Biodiversità, chiusasi il 19 giugno a Hyderabad alla presenza dei rappresentanti di 170 Paesi contraenti ( a Nagoya, nel novembre 2010, decima Conferenza, erano 180) suscitano, come sempre, speranze ma anche delusioni.
Le speranze si basano soprattutto sul fatto che, sia pure con difficoltà dato lo stato di crisi che attraversano i Paesi più sviluppati, si è deciso di raddoppiare entro il 2015 i finanziamenti rispetto all’ammontare speso dal 2006 al 2010. In totale, una somma di 12 miliardi di dollari per raggiungere gli obiettivi fissati due anni fa a Nagoya. Che sono, è bene ricordarlo, l’impegno di proteggere , entro il 2020, almeno il 17% del proprio territorio (l’Italia ne protegge poco più del 10%) e il 10% dei mari con parchi naturali e riserve marine. In più la riduzione dei sussidi finora concessi ad attività nocive come la pesca eccessiva, l’agricoltura devastante, la trasformazione degli ambienti naturali.
Ovviamente i Paesi industrializzati hanno avuto perplessità sulle conclusioni legate, secondo loro, alle pressioni esercitate da quelli in via di sviluppo detentori della maggiore biodiversità (anche se l’India, paese ospitante, ha annunciato un contributo di 50 milioni di dollari per progetti nazionali e internazionali). Ed è stata anche lamentata l’ assenza di piani nazionali per la tutela da finanziare e sostenere. In questo campo, lItalia dispone dal 2010 di una Strategia dedicata e la Germania si è impegnata per 500 milioni di dollari l’anno, a iniziare dal 2013.
Secondo il WWF, l’associazione che segue da sempre l’iter della Convenzione e si batte per la salvaguardia della ricchezza di vita selvatica sul nostro Pianeta – insostituibile base per uno sviluppo sostenibile – per raggiungere seriamente i cosiddetti “obbiettivi di Aichi” sottoscritti a Nagoya due anni fa, occorrerebbero investimenti per almeno 200 miliardi di dollari.
Un magnifico sogno che, come sempre, s’infrangerà contro i bastioni dell’avidità, degli egoismi e della imprevidenza della massima parte del genere umano, rappresentata dai 170 paesi presenti a Hyderabad.
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