Governo

La farsa dell’educazione sessuale nelle scuole che diventa prevenzione dell’infertilità

Il mezzo milione di euro che la Legge di Bilancio ha destinato a corsi sull’affettività e sulla sessualità rivolti agli studenti degli istituti secondari serviranno invece a formare i docenti sulla fertilità e infertilità maschile e femminile, come previsto da un ordine del giorno approvato il 20 dicembre. Ma «un’educazione all’affettività come etica del rispetto è una necessità urgente, non un capriccio ideologico», afferma Marina Calloni (Bicocca)

di Ilaria Dioguardi

Nel corso della stesura della Legge di Bilancio è stato approvato un emendamento presentato da Riccardo Magi (+Europa), che prevede un fondo di 500mila euro per promuovere, nell’ambito dei piani triennali dell’offerta formativa, interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell’educazione sessuale ed affettiva.

Nell’ambito della stessa Legge di Bilancio, il 20 dicembre alla Camera è stato accolto dal Governo un ordine del giorno presentato da Mauro Malaguti (FdI) che precisa l’utilizzo di quelle risorse. Un ordine del giorno a cui, come capita spesso agli ordini del giorno, pochi hanno fatto caso. Il 7 gennaio però è esploso il caso. Rispondendo a un’interrogazione presentata da Laura Ravetto (Lega) preoccupata che attraverso quelle risorse «venissero introdotte delle materie ideologiche, quali le cosiddette materie gender», ecco che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha detto che «è stato approvato da quest’Assemblea un ordine del giorno che impegna il Governo a impiegare tali risorse per fornire moduli formativi, rivolti agli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, per aggiornare sui contenuti per interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione, prioritariamente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all’ambito della prevenzione dell’infertilità, ciò coerentemente sia con la disposizione approvata, sia con le finalità del Fondo, che l’emendamento incrementa».

Due annotazioni. Il comma 578 della Legge di Bilancio, come pubblicata in Gazzetta Ufficiale, prevede che il mezzo milione di euro per il 2025 è stanziato per l’offerta formativa rivolta a «studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado»: esattamente come previsto dall’emendamento di Magi, non come dice l’ordine del giorno. E l’ordine del giorno che il ministro Ciriani presenta come «approvato» dall’Assemblea – lasciando intendere che il Governo si è adeguato alla volontà espressa dall’Aula – non c’è stata in realtà alcuna votazione: l’ordine del giorno è stato semplicemente «accolto» dopo il parere favorevole espresso dal Governo.

«La notizia relativa alla proposta di trasformare l’educazione all’affettività e alla sessualità in uno strumento per la prevenzione dell’infertilità sembra essere una farsa, se non fosse che è vera. Vengono confusi temi complessi che non possono essere certamente identificati», commenta Marina Calloni, docente di Filosofia politica e sociale, direttrice del centro studi Adv-Against Domestic Violence dell’Università di Milano-Bicocca.

Calloni, secondo lei ha senso istruire i docenti per fare educazione alla prevenzione dell’infertilità?

Ancora una volta, si rivela in quel che è successo, un sottotesto sessuofobo, con un rifiuto mai pienamente motivato delle cosiddette teorie gender: un’arma ideologica che si scontra ogni volta con evidenti dati di realtà. Ma qesta proposta contiene anche un sottotesto pericoloso.

Più ignoriamo il bisogno di un’educazione all’affettività, più ne vedremo le conseguenze nel corso del tempo

Quale?

Si passa quasi l’idea che l’infertilità sia soprattutto un problema femminile, legato alla decisione delle donne di avere figli più tardi rispetto al passato, come se il loro desiderio di realizzazione personale o professionale fosse da biasimare. L’infertilità maschile, quando viene menzionata, sembra essere solo un problema disfunzionale, indipendente dalle scelte di vita, nonostante le statistiche dicano il contrario: spesso le cause dell’infertilità maschile derivano da stili di vita scorretti. Come è possibile scambiare l’affettività e la sessualità con l’infertilità? Come potrebbero trattarla gli insegnanti? È una questione medica, che riguarda condizioni patologiche trattabili dai professionisti della salute. Presentarla implicitamente come strumento per affrontare il calo demografico in Italia non ha senso. Non è la sterilità a determinare il crollo delle nascite, bensì fattori sociali, economici, scelte di vita. Questa confusione solleva domande fondamentali.

Ce ne dica qualcuna.

Quali competenze dovrebbero avere i docenti per trattare il tema dell’infertilità? Chi sarebbero gli esperti incaricati di formarli? Medici? Sessuologi? Psicologi? Perché gli insegnanti dovrebbero assumersi anche questo ruolo? Non si tratta di un argomento scolastico, ma di un tema sanitario. Pertanto, questa proposta è semplicemente priva di senso, anche se la il Governo sembra sostenerla senza però dare ragioni convincenti.

Perché persiste la paura di un’educazione all’affettività e alla sessualità?

Un certo tipo di resistenza ideologica, spesso intrisa di misoginia sessuofobica, rifiuta di accettare i cambiamenti della società, sperando che normative restrittive possano ignorare i problemi reali. L’Italia è l’unico Paese dell’Europa occidentale privo di un programma strutturato di educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole. A condividerne l’assenza ci sono solo alcuni stati post-socialisti come Lituania, Polonia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Paesi spesso al centro di violazioni dei diritti umani. L’educazione all’affettività non ha nulla a che vedere con la “pornografia per bambini”, come alcuni temono, evocando immagini assurde di lezioni su rapporti sessuali per alunni di 5 anni. L’emendamento Magi, infatti, si limita alle scuole medie e superiori. Parlare di affettività agli studenti significa insegnare il rispetto, costruire relazioni sane e combattere la violenza di genere-temi più urgenti che mai. E questo apprendimento deve iniziare ben presto, fin dalle prime fasi di socializzazione, quindi in età prescolare.

Perché è importante iniziare presto quest’apprendimento?

Le statistiche sono preoccupanti. Amiche che lavorano in Centri antiviolenza mi hanno riferito che per la prima volta dopo decenni di lavoro hanno in carico ragazze di 14 anni, vittime di stupro da parte di coetanei o di gruppi di adolescenti. Il responsabile di un centro per uomini maltrattanti mi ha segnalato un aumento di minori responsabili di violenze, con il caso estremo di un ragazzino di 12 anni già sottoposto a trattamento, nonostante non sia imputabile per legge. Inoltre, come mi ha ricordato un collega infettivologo, sono in crescita le malattie sessualmente trasmissibili sotto i 18 anni, incluso l’Hiv. Anche le gravidanze precoci registrano dati preoccupanti, anche per la diminuzione dei consultori e il calo di una cultura dei contraccettivi. Come si possono ignorare questi dati?

Un’educazione all’affettività come etica del rispetto è una necessità urgente, non un capriccio ideologico. La vera domanda è: quando inizieremo a guardare in faccia il problema, anziché alimentare paure che ci accecano?

Durante la pandemia, molti ragazzi hanno scoperto la sessualità attraverso YouPorn, interiorizzando modelli predatori che lasciano segni profondi sulle loro compagne. È questa la realtà. E più ignoriamo il bisogno di un’educazione all’affettività, più ne vedremo le conseguenze nel tempo. Un’educazione all’affettività come etica del rispetto è una necessità urgente, non un capriccio ideologico. La vera domanda è: quando inizieremo a guardare in faccia il problema, anziché alimentare paure che ci accecano?

Foto di DESIGNECOLOGIST su Unsplash

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