Non profit
La farmacia farà il salto del bancone
Intervista a Giuseppe Milanese, presidente di FederazioneSanità
Diventerà un punto visibile
e conosciuto del sistema sanitario. Prima dell’ospedale e oltre l’ospedale. «Ma solo con
la cooperazione si creano
le sinergie per rendere possibili tante attività complesse, dalla fisioterapia alle cure a domicilio»
Farmacie, nuovi presidi della sanità territoriale. È la prospettiva delineata dalla legge 69/2009 e dai decreti attuativi attualmente all’esame della Conferenza Stato-Regioni. Un’ipotesi che piace a FederazioneSanità/Confcooperative. «Vorremmo capire qualcosa di più», premette il presidente Giuseppe Milanese, «i titoli sembrano giusti, i contenuti dovremmo scriverli insieme».
Vita: Quali i punti non chiari?
Giuseppe Milanese: Non si capisce ancora bene tutto. Si comincia a intravedere una farmacia che possa essere per il cittadino un punto visibile e conosciuto del sistema sanitario. Prima dell’ospedale e oltre l’ospedale.
Vita: Una rivoluzione annunciata…
Milanese: Mi spiego meglio: crediamo in una farmacia punto visibile e al centro di un sistema di soggetti che si integrano nel fornire assistenza. La nostra federazione nasce con i quattro soggetti – i medici, la farmacia, chi fa l’assistenza domiciliare e le mutue – per mettersi al servizio della famiglia. Siamo convinti che le farmacie possano essere, come descritto dai recenti decreti, quei punti di informazione e di accesso oggi mancanti. Il nostro Ssn è riconosciuto nel mondo per le sue caratteristiche – accessibilità, universalità ed equità – ma l’accessibilità oggi dove sta?
Vita: Cosa proponete?
Milanese: Una semplificazione per le famiglie: oggi serve una lunga trafila per accedere ai servizi. La farmacia potrebbe offrire al cittadino servizi, informazione controllata, anche sugli eventuali diritti e possibilità di fare le prenotazioni. Non solo. Se vogliamo tenere i pazienti a domicilio e creare una vera alternativa al posto letto ospedaliero, c’è bisogno di qualcuno che anche il sabato notte veicoli i farmaci verso la casa degli assistiti.
Vita: E le risorse?
Milanese: Ci sono, ma le stiamo spendendo in forma parcellizzata, senza una regia. La farmacia in un sistema che si riorganizza può avere un ruolo fondamentale. Pensi alla riforma della sanità inglese che il premier Cameron ha fatto il mese scorso: il sistema sanitario tiene la gestione dell’ospedale e affida a consorzi di medici di medicina generale i servizi territoriali e intermedi, compresi i presidi farmaceutici. Noi cerchiamo di creare un sistema con i medici di base, gli operatori assistenziali, le farmacie e i fondi integrativi.
Vita: Con servizi accessori?
Milanese: Ci possono essere anche servizi accessori, ma dobbiamo innanzitutto garantire quelli essenziali. Sembra banale, ma oggi in molte regioni l’assistenza a domicilio è ancora una chimera.
Vita: Precisiamo il vostro modello.
Milanese: Lo Stato, tramite l’Asl, tiene le funzioni di programmazione e controllo. La prescrizione e la verifica spettano al medico di medicina generale; la farmacia diventa il punto d’accesso, capace di informazione e prenotazione con possibilità di fornire servizi semplici, come previsto dai decreti ultimi; verso le case si muoverà in forma coordinata l’esercito di professionisti, infermieri e fisioterapisti, già oggi impegnati in un’assistenza parziale ed inefficace, il tutto in forma integrata e coordinata. Erogatori accreditati, riuniti in consorzi, come prevede il Sistema inglese. Accompagnati dalla tecnologia che aiuti il cittadino a esprimere la sua soddisfazione. In questo modo lo Stato potrebbe misurare l’efficacia delle prestazioni. Se avessimo possibilità d’interlocuzione, in un anno tutto questo sarebbe realtà.
Vita: Gli infermieri o i fisioterapisti lavoreranno in farmacia…
Milanese: Ripeto, la farmacia da sola non potrà fare molto. Chi ha la responsabilità? Chi è il datore di lavoro? Le faccio un esempio: se un fisioterapista è inviato dalla farmacia a casa di un anziano e si verifica un problema, di chi è la responsabilità? Noi stiamo realizzando la filiera in cui la farmacia può avere un ruolo importantissimo. Nuovo, vero, vicino ai cittadini. Con la cooperazione farmaceutica si realizza un’efficace azione di sinergia, unica capace di rendere possibile tante attività in un contesto complesso come quello delle prestazioni sanitarie.
Vita: Un ruolo di coordinamento?
Milanese: Concentriamoci sull’alternativa all’ospedale, oggi l’unico riferimento. Per raggiungere questo scopo serve una cultura organizzativa specifica. Chi guida un nosocomio guida un’auto, ha poche variabili. Ma chi guida un sistema complesso come quello che le descrivo, guida un veliero. Deve guardare il vento, la marea…
Vita: Nel complesso la riforma vi va bene…
Milanese: Cogliamo con favore le indicazioni del ministro perché indicano una direzione, il territorio. Ma per la realizzazione vogliamo fare la nostra parte, creando appunto la filiera. Si risparmierebbero oltretutto molte risorse: l’assistenza socio-sanitaria a casa costa 80-100 euro al giorno contro gli 800 in ospedale.
Vita: Lei dice serve un anno. Con quali tappe?
Milanese: Due mesi di confronto fra tutte le forze in gioco, sindacati compresi. Dopo si fanno partire le sperimentazioni. Alla fine si analizzano i risultati e si fa partire il sistema.
Vita: E i sindacati?
Milanese: Non possono essere contrari. È occupazione nuova che può coinvolgere il personale oggi ridondante negli ospedali. Certo, le persone devono accettare di scendere sul territorio. È più facile lavorare in reparto, molto più complesso imbattersi nell’assistenza domiciliare. Occorre abbandonare i privilegi e avvicinare i diritti.
Vita: Ne avete già parlato?
Milanese: Sì, a livello regionale. A parole, tutti sono sensibili.
Vita: In alcune regioni non ci sono tutti i soggetti necessari.
Milanese: In ogni regione stiamo costituendo le federazioni che promuoveranno territorio per territorio soggetti che lavoreranno in totale autonomia. Del resto i farmacisti già per l’80% lavorano in una logica di associazione cooperativa.
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