Sostenibilità
La Fao in Norvegia studia l’acquacoltura
Delegati provenienti da ogni parte del mondo discuteranno di temi e problemi legati al settore
di Paolo Manzo
Una conferenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura che è cominciata oggi, riunisce esperti, managers e decisori politici mondiali per fare il punto sul settore dell’acquacoltura e prendere decisioni per proseguire al meglio il suo sviluppo.
La riunione sull’acquacoltura della FAO, a cui partecipano oltre 100 delegati di almeno 50 paesi, si concluderà l’11 agosto 2003.
L’acquacoltura – l’allevamento di pesci e piante acquatiche nelle zone costiere marine e nelle vie navigabili interne – sta crescendo più di qualunque altro settore alimentare basato sull’allevamento animale, compresa la pesca tradizionale di cattura in alto mare.
Serge Garcia, Direttore della Divisione delle risorse ittiche alla FAO ha detto in apertura della riunione: “lo scopo del Sottocomitato sull’acquacoltura è di assicurare che questo settore così importante si sviluppi in maniera sostenibile, responsabile ed equa, da cui derivi un prodotto nutriente, economico, sicuro dal punto di vista qualitativo e accessibile da ogni settore sociale”.
Riguardo alle preoccupazioni per l’eccesso di pesca a livello internazionale, si vede il grande potenziale dell’acquacoltura nell’alleviamento della pressione sulle riserve ittiche marine e nel fabbisogno alimentare di una popolazione mondiale in crescita.
Nello stesso momento, il dibattito internazionale verte anche sull’impatto negativo ambientale, sociale ed economico di certe pratiche di acquacoltura. Particolarmente preoccupanti sono i temi che riguardano la perdita degli habitat naturali, l’uso di antibiotici e di certi tipi di cibo per l’allevamento dei pesci, l’invasione di ecosistemi locali da parte di specie non native, l’inclusione di prodotti a base di semi di soia modificata geneticamente nei mangimi per i pesci, oltre alla questione che alcune comunità in certi paesi abbiano o meno gli stessi benefici nella divisione dei profitti derivati dall’acquacoltura.
È alla luce di queste preoccupazioni che la FAO – anche mediante riunioni come questa in Norvegia – sta lavorando con i paesi di tutto il mondo, affinché il futuro dell’acquacoltura vada verso pratiche sostenibili ed eque.
Secondo Garcia, “Questo incontro dà modo di portare avanti un dialogo politico trasparente e costruttivo a livello mondiale, sostenuto da informazioni scientifiche e tecniche adeguate e che tiene conto delle diverse realtà socio-economiche dei paesi dove si pratica l’acquacoltura”.
A Trondheim si parlerà dei progressi compiuti in quest’ultimo anno dopo l’ultima sessione del Sottocomitato sull’acquacoltura della FAO, di come meglio promuovere l’attuazione di “pratiche ottimali” in tutto il mondo; della creazione di sistemi informativi e statistici migliori. Inoltre si cercheranno strategie internazionali per il miglioramento della qualità e della sicurezza dei prodotti derivati dall’acquacoltura.
Rohana Subasinghe, Segretario del Sottocomitato della FAO, ha fatto osservare che: “i consumatori stanno diventando sempre più consapevoli del bisogno di mangiare prodotti sani. Ma la sfida di agire nell’ambito di uno sviluppo sostenibile è solo una parte di ciò che si vuole raggiungere. Dalle esperienze acquisite fino ad ora, la FAO e i suoi partner vogliono promuovere un sempre maggiore uso di pratiche d’acquacoltura che diano modo anche di combattere la fame e la povertà. Il potenziale dell’acquacoltura per contribuire allo sviluppo rurale, alla sicurezza alimentare, all’eliminazione della fame, alla riduzione della povertà ed allo sviluppo economico nazionale è enorme”.
La FAO ha istituito il Sottocomitato sull’acquacoltura nel 2001. La sessione di quest’anno è finanziata dal governo norvegese che ha sostenuto anche la partecipazione di molti delegati provenienti dai paesi in via di sviluppo.
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