Enza Panebianco (per contatti: enzapanebianco@gmail.com) è una storica militante del movimento antimafia a Palermo, intellettuale, scrittrice, operatrice culturale, animatrice dell’esperienza della libreria “I fiori blu”. Così scrive a Peacelink:
Quello di cui si parla e’ invece un vincolo monetizzabile. La famiglia come ammortizzatore sociale. Come soluzione alla crescente precarieta’, alla disoccupazione di uno o piu’ membri della famiglia, certamente i soggetti piu’ deboli, tra questi soprattutto le donne. Come soluzione alla carenza strutturale di servizi per l’infanzia, per gli anziani, per i disabili. Come soluzione ad una economia che spreme molti a vantaggio di pochi. Come soluzione alla mancanza di fondi pensionistici. Cosi’ vivere tutti assieme, pagare un solo affitto o un solo mutuo, dividere la spesa e le bollette e soprattutto riconsegnare totalmente i ruoli di cura alle donne, diventa la geniale trovata per risolvere problemi che nessuno evidentemente vuole affrontare. Alle donne italiane peraltro e’ attribuito un ulteriore ruolo: devono partorire. La crescita demografica viene immaginata come l’unica scelta possibile per evitare l’estinzione dell’umanita’. Eppure a me non sembra che siamo arrivati a questo punto. Si nasconde invece una semplice verita’: i figli di persone provenienti da altri paesi non piacciono. Non sarebbero affidabili. I figli “italiani” invece pare siano il modo per affollare il mercato di ulteriore manodopera a basso costo. Cosi’ la domanda aumenta di piu’, l’offerta diminuisce, gli stipendi calano, la precarieta’ cresce ancora e con i contributi raccattati qua e la’ si vorrebbero pagare le pensioni a chi ha avuto la fortuna di percepirle. La famiglia “italiana” diventa nella fantasia dei legislatori lo strumento attraverso il quale esseri affidabili promettono di prendersi cura l’uno dell’altro e le donne di tutte e tutti. Cosi’ i ruoli saranno prescritti per “legge”. Diventano un obbligo e non solo dal punto di vista morale. Ma non tutti sono affidabili. Vengono riconosciuti tali solo quelli che non hanno fregole di autodeterminazione e liberta’. Quelli che sanno rispettare le regole, che alla responsabilita’ dello Stato sostituiscono volentieri il proprio senso di colpa, l’abnegazione, quel portarsi addosso “la croce” che tanta santita’ ha portato nella vita di schiave mai liberate. Donne che devono ritornare al loro posto a fare quello che la patria chiede. Alle famiglie spetterebbero “premi”, appoggi. Agli individui nulla. Alle donne che figliano si promette supporto, a quelle che non ne hanno voglia o non possono o vorrebbero farlo in contesti diversi dalla famiglia tradizionale, invece niente. Zero. Tutta qui la politica sociale che propongono…
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