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La fame combattuta a parole

Fallimento del vertice della Fao a Roma, nessuno stanziamento nel documento finale

di Franco Bomprezzi

Prima il clima, ora la fame nel mondo: in soli due giorni i grandi della Terra hanno dimostrato di credere ben poco a investimenti seri per migliorare il pianeta. A Roma un documento pieno di impegni e privo di finanziamenti suggella la prima giornata del vertice della Fao.

Titolo secco e chiaro del CORRIERE DELLA SERA: “Fao, promesse e niente fondi”. Il quotidiano milanese riserva al tema le pagine dalla 2 alla 5. «Il cibo è un diritto di tutti» ha detto Benedetto XVI al vertice della Fao sulla sicurezza alimentare. Ma – nota il CORRIERE – dalla dichiarazione finale è scomparso ogni riferimento agli stanziamenti da parte degli stati più ricchi. Non lascia spazio ad alibi nemmeno il titolo del commento di Paolo Lepri: “Un fallimento tira l’altro”, che incomincia il pezzo con l’ammissione del direttore generale della Fao Jacques Diouf che dice: «Non ho negoziato io il documento, anzi ne sono stato escluso». Mentre il Papa a pag. 2 dice: “«Il cibo è un diritto di tutti»”, tocca a Lorenzo Salvia ripercorre il documento finale del vertice: “Lotta alla fame spariscono gli stanziamenti”. Questi dunque i cinque punti messi nero su bianco: 1) Sostenere la responsabilità dei governi nazionali e la necessità di investire nei programmi di sviluppo rurale come predisposti dai singoli governi. 2) Maggiore coordinamento tra strategie nazionali, regionali e globali per un migliore impiego delle risorse. 3) Un approccio binario che consiste in un’azione diretta per rispondere all’emergenza alimentare immediata, ma anche nell’adozione di programmi a medio e lungo termine per eliminare le cause di fondo della fame e povertà. 4) Vigilare perché il sistema multilaterale giochi un ruolo centrale grazie a miglioramenti continui dell’efficienza, della reattività, del coordinamento e dell’efficacia delle istituzioni multilaterali (in questo punto viene affrontata anche la questione della riforma della Fao e si sottolinea come la realizzazione dei vari impegni di aiuto assunti dai governi – da ultimo nella dichiarazione del G8 a L’Aquila – sia “cruciale”). 5) Garantire un impegno sostenuto e sostenibile da parte di tutti i partner a investire nell’agricoltura e nella sicurezza alimentare in maniera tempestiva e affidabile, con lo stanziamento delle risorse necessarie dell’ambito di piani e programmi pluriennali. Il CORRIERE poi sente anche il missionario Piero Gheddo che dice: “«Distribuire denaro porta solo nuova corruzione». E poi: «L’unico modo per aiutare davvero l’Africa è affrontare l’emergenza educativa». Fra gli editoriali infine merita una segnalazione quello di Andrea Riccardi della comunità di Sant’Egidio: “Lotta alla fame per umanità e anche per interesse strategico”: «Le carestie del sud generano instabilità, ulteriore urbanizzazione e una crescita dell’immigrazione verso il nord del mondo».

REPUBBLICA dedica al vertice Fao una delle due fotonotizie in taglio centrale in prima “Fame, appello del Papa alla Fao, ma dal vertice nessun impegno”. Uno dei due commenti è affidato a Carlo Petrini di Slowfood che sottolinea «il parallelismo tra l’accordo sullo stop ai tagli dei gas serra deciso dall’asse Pechino-Washington e la sconfortante inadeguatezza del summit Fao a Roma». In entrambi i casi vincono le non scelte, mentre «l’unico che abbia speso parole sensate è stato il Pontefice, nella sua condanna allo spreco, al consumo sconsiderato, alle sovvenzioni inique e alla speculazione finanziaria sulle derrate». Secondo Petrini è evidente che «è la Fao a non essere più un soggetto adatto a risolvere il problema», Fao che è espressione dell’Onu «in mano a quelle stesse nazioni che praticano in abbondanza tutto quanto condannato dal Papa, tutto quanto affama i poveri, tutto quanto fa parte di un sistema che – come dimostrano Barack Obama e Hu Jintao  – nessuno pare avere voglia di sconfessare». «Berlusconi invece, a far gli onori di casa, vantandosi della promessa da 20 miliardi in tre anni strappata al G8 de l’Aquila, non ha spiegato da dove e quando li tireranno fuori, anche perché dei leader del G8 non si è presentato nessuno. Ricordiamo che soltanto un anno fa – ugualmente terribile – mentre scoppiava la crisi finanziaria, i governi hanno stanziato in 15 giorni 2.000 miliardi di dollari per salvare quelle banche che oggi hanno tranquillamente ripreso il loro andazzo sconsiderato, bulimico e sfacciato. 2000 miliardi in 15 giorni per le banche e nessun aiuto concreto in questo vertice Fao che denuncia il superamento del miliardo di denutriti nel mondo”.

Il vertice Fao per IL GIORNALE è tempo sprecato. “I politici hanno fame. Di vertici inutili. La Fao come il clima: si fanno congressi per non arrivare mai a nulla”. Così Gabrielle Villa in copertina  che prosegue a pagina 14  dove ripercorre la storia degli accordi  che promettono una svolta che pare non arrivare mai. Un’infografica sintetizza i “tormentoni”, si va dal caso della  Corea Nord  che accetta di negoziare con l’Occidente, all’intesa fra gli aspiranti presidenti in Honduras. A pagina 15  ritratti delle moglie dei dittatori, ma il pezzo di Fiamma Nirenstein sottolinea che «l’Unità esalta la conferenza contro la fame delle first lady del Terzo mondo. Dove a spiegare come sconfiggere il sottosviluppo erano la signora Ahmadinejad e la rappresentante del governo cubano». Insomma chiosa la Nirenstein « si scambiano fedeli sostenitrici di regimi totalitari per paladine della giustizia». IL GIORNALE dedica una pagina, la 16, al caso di Gheddafi «che può insultare Gesù». E’ Renato Farina che riporta le parole (ma non si dice dove le ha dette, ndr) del leader che da 40 anni governa la Libia «sulla croce non c’era Gesù, c’era un sosia» e Farina sostiene «è assurdo che il leader libico dica cose del genere a Roma e senza contraddittorio».

“Il Papa: la speculazione crea fame” il titolo che dedica IL SOLE 24 ORE al vertice Fao di Roma. «Ha usato toni duri il Papa per condannare la speculazione sui prezzi delle materie prime e gli sforzi insufficienti contro la malnutrizione». A pagina 6 “Sferzata del Papa: troppa opulenza” di Carlo Marroni in cui vengono riportati i passaggi più significativi dell’intervento del Pontefice. «La fame è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori» ha detto Benedetto XVI. Tra le emergenze più immediate per scongiurare il peggioramento della crisi alimentare  secondo il Papa c’è il porre un freno «all’egoismo che consente alla speculazione di entrare persino nei mercati dei cereali, per cui il cibo viene considerato alla stregua di tutte le altre merci». Di spalla un articolo di Ugo Tramballi  “Contro la fame tanti impegni ma niente soldi” che in maniera ironica si chiede «Sfogliando le sei pagine e mezzo di testo, i cinque principi e i 41 articoli della sua dichiarazione finale, che bisogno c’era di un’altro vertice mondiale della Fao sulla sicurezza alimentare, un anno dopo uno simile a questo e quattro mesi dopo un G8 all’Aquila?» La risposta arriva in chiusura. «Forse ha ragione Jacques Diouf: “Noi della Fao offriamo a 193 leader l’opportunità di incontrarsi e di essere posti di fronte a fatti, cifre, economie, conseguenze sociali ed etiche; diamo l’opportunità ai giornali di parlarne, perchè spieghino alle opinioni pubbliche, facciano pressione sui parlamenti e sui governi. Di più un summit non può fare”».  

 A leggere le primissime righe dell’editoriale scritto da Cesare Maffi  «Diciamo la verità:l’unica, concreta utilità del vertice della Fao a Roma è consistita nell’utilizza come legittimo impedimento (come pretesto secondo i maligni) per un rinvio di un processo in corso per Berlusconi» sembrerebbe che il titolo “Il solito vecchio, inutile vertice Fao” non c’entri nulla con il contenuto del pezzo che ITALIA OGGI ha pubblicato nella sezione I Commenti. Però, quando l’editorialista entra nel merito del vertice, le sue parole confermano come gli aggettivi usati nel titolo abbiano veramente un senso. Scrive Maffi:«Quando si apprende che la Fao destina realmente alla fame nel mondo il 27% delle proprie entrate, si capisce che i costi burocratici amministrativi, d’immagine, superano largamente i teorici benefici. Le giornate romane sono una mera passerella per potenti di serie B e C, posto che quelli di serie A  hanno preferito occupare diversamente, e si suppone più proficuamente, il proprio tempo». Meno ironico e più informativo invece, è  un pezzo pubblicato nella sezione Estero intitolato “Oltre un miliardo di Africani”. A lungo sotto popolato, il continente nero ha il tasso di fecondità più elevato. Secondo uno studio americano approfondito da ITALIA OGGI, quest’anno gli africani hanno superata la soglia del miliardo. Il tasso di natalità in Africa è del 4,6 figli per donna. In Nigeria nascono più bambini che in tutta l’Eu. L’Uganda è il paese più giovane al mondo: il 56% della popolazione ha meno di 18 anni. Tuttavia, la media della vita di un africano supera a malapena i 53 anni.

Un’opera d’arte “Fork with meatball and spaghetti” di Claes Oldenburg e Coosie Van Bruggen in mostra è la foto di apertura del MANIFESTO che per il titolo gioca sui due colori delle lettere scrivendo “mondo infame” ovvero “mondo in fame”. Tre le pagine dedicate all’apertura del vertice Fao “Non un soldo, solo un pomposo “documento in cinque punti” per affrontare la fame di oltre un miliardo di esseri umani. È un fallimento il vertice della Fao a Roma, passerella per un pugno di capi di stato (molti assenti) e per il Papa che chiede ai paesi ricchi di lasciare che quelli poveri si scelgano il loro modello economico. E marcia verso il fallimento anche il vertice sul clima di Copenhagen: Obama costretto a frenare le sue ambizioni ambientali. Mentre oggi in Italia il parlamento decide se l’acqua è un diritto o un bene per chi può pagarselo” è il richiamo in prima pagina. Mette insieme il vertice Fao e quello sul clima anche Guglielmo Ragozzino che firma il commento in prima pagina “Aria, acqua e pane”. «Cina e Stati Uniti, insieme, producono il 40% di tutte le emissioni umane di anidride carbonica. (…) I due paesi del nuovissimo G2 si equivalgono per emissioni, ma mentre quelle cinesi crescono anno dopo anno, quelle della potenza rivale si stanno, lentamente, riducendo (…) Nel frattempo a Roma, la Conferenza della Fao si è aperta con queste parole del segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon: “Oggi moriranno 17mila bambini. Di fame» (…)Agli affamati solo buoni consigli (…) Cinque consigli e niente soldi. I 44 miliardi di dollari promessi dai paesi ricchi sono aria fritta. Sempre a Roma, sempre oggi, per rendere onore alla fame e all’aridità crescente, all’inquinamento dell’aria, si sta vendendo l’acqua ai privati. (…)» e conclude «Le tre questioni – aria, pane, acqua – sono beni comuni, inalienabili. Nessuna persona dovrebbe essere privata; nessuna costretta a mendicare. Il capitale che vuole impadronirsi di tutto non è in gran forma. Ha quasi portato alla rovina il pianeta. Si dovrebbe metterlo in condizioni di non nuocere, non uccidere, non inquinare. Non rubare la nostra acqua».
 
“Battere la fame si deve”, titola AVVENIRE in prima pagina, e dedica al vertice della Fao le prime sei pagine del giornale. Unico vero grande protagonista della prima giornata del vertice è secondo AVVENIRE Benedetto XVI: per padre Giulio Albanese, che firma l’editoriale, quella di ieri del Papa è stata una «lezione illuminante sullo sviluppo umano integrale, all’insegna della speranza»  che ha avuto «la franchezza della parresia». Il merito del Papa è di aver detto che – così sintetizza Albanese – «è inutile continuare a lanciare allarmi intermittenti scanditi da algide cifre che fanno pensare a una ineluttabile mattanza», quando invece – e queste sono le parole del Papa, il cui discorso è pubblicato integralmente – «la fame non dipende tanto da scarsità materiale quanto dalla mancanza di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale». Albanese esplicita ulteriormente: «è inutile pensare di sconfiggere la fame quando si continua a ricorrere a forme di sovvenzione che perturbano gravemente il settore agricolo nei paesi poveri». Simona Beretta, economista della Cattolica, traduce dicendo che negli aiuti allo sviluppo l’economia da molti anni non è più di moda: «per ottenere finanziamenti allo sviluppo la parole magiche sono identità di genere e ambiente» e l’agricoltura «è sempre più dimenticata dalla cooperazione internazionale». A chiudere un pezzo con la delusione delle ong, che con Marelli bocciano all’unanimità il vertice come «scatola vuota».

“Muoiono 17 mila bimbi al giorno”. LA STAMPA apre con il Vertice Fao «disertato dai leader del G8», «il solo capo di governo di un Paese G8 presente era il padrone di casa, Silvio Berlusconi, in vena di barzellette e gag» scrive tra parentesi il cronista de LA STAMPA che ha coperto l’evento da Roma. In primo piano nella cronaca l’intervento del Papa: «sono inammissibili opulenza e spreco», «non c’è più tempo» per «ritardi e compromessi» e ancora: scienza e tecnica sono necessarie per combattere la fame ma non devono mai «escludere la dimensione religiosa» e la centralità della persona. Benedetto XVI è entrato nel dettaglio delle questioni, scrive LA STAMPA, parlando di «forme di sovvenzioni che perturbano gravemente il settore agricolo, la persistenza di modelli alimentari orientati al solo consumo e privi di una prospettiva a più ampio raggio e l’egoismo». Ogni Paese è libero di scegliere il proprio modello economico ma con la «responsabilità» che finora è mancata. La mancanza di risorse stanziate è l’amara fine che segna questo vertice. LA STAMPA scrive che «anche dei 20 miliardi di dollari stanziati dal G8 dell’Aquila non c’è traccia: è arrivato il momento di “decidere della loro distribuzione” ammette Berlusconi». LA STAMPA intervista Dambisa Moyo, l’economista zambiana che ha scritto un libro sul fallimento dell’aiuto all’Africa, “Dead Aid”, che continua a far discutere. Lei parte da una costatazione: il trilione di dollari di aiuti in 30 anni non ha portato sviluppo autonomo e non ha cancellato la povertà, ma ha foraggiato èlite politiche corrotte e creato una mentalità di dipendenza. LA STAMPA sintetizza la sua posizione: «meglio abolire gli aiuti ai governi e limitarli alle popolazioni; meglio puntare sugli investimenti diretti, che creano occupazione; meglio, soprattutto rovesciare l’approccio pietistico (simboleggiato da Bono e Angelina Jolie) che vede nei «poveri africani» degli «oggetti» di aiuto, passivi simboli del senso di colpa dell’Occidente». Nell’intervista lei fa riferimento allo sviluppo di alcuni Paesi del Sud del mondo: «Se si guarda alla Cina, all’India, al Sudafrica, negli ultimi 30 anni lì si è verificato un successo: basato non certo sugli aiuti, ma sul commercio, sugli investimenti, sulla crescita dei mercati di capitali, sullo sviluppo del credito, sul sostegno al risparmio e all’afflusso delle rimesse degli emigrati». Parla anche della Cina in Africa: «sta giocando una sua partita politica, ma per l’Africa è una vera chance di cambiamento. L’Occidente, invece, sembra più interessato alla sopravvivenza delle dinastie politiche sue clienti». Secondo Moyo bisogna rimettere in moto un «processo di sviluppo virtuoso» che gli aiuti alle èlite hanno bloccato: «Negli anni 60, nell’Africa che si affacciava all’indipendenza, c’era fierezza, dignità, avevamo leader con grandi idee. Oggi c’è una pletora di piccoli capetti che vanno ai vertici internazionali a mendicare aiuti e non hanno mai una proposta. Una mentalità che purtroppo si è diffusa in tutta la società».

E inoltre sui giornali di oggi:

BIOTESTAMENTO

CORRIERE DELLA SERA – “Biotestamento, il Pdl apre sullo stop all’idratazione”. Il CORRIERE segnala un’apertura da parte del relatore alla Camera del testo che dovrà arrivare in Aula entro dicembre sull’ipotesi che «alimentazione e idratazione possano essere sospese nelle fasi terminali della malattia “se non comportano più miglioramenti per la salute del paziente”». Sarebbe questo anche il cuore della proposta avanzata da una quarantina di deputati della maggioranza guidati da Benedetto Della Vedova e dai finiani Granata e Perina, che vorrebbero una soft low che richiami i principi generali e consenta poi di decidere caso per caso.

AVVENIRE – È scaduto ieri il termine per presentare gli emendamenti al testo Calabrò in discussione alla Commissione Affari sociali della Camera. Sono stati presentati 2700 emendamenti, di cui molti “fotocopie” di quelli già presentati al testo al Senato. Ci sono però anche 6 emendamenti scritti dal relatore stesso, Domenico Di Virgilio. Uno di questi sembrerebbe riprendere il suggerimento presentato da Granata e Mazzarella, in fase di audizioni, dicendo che possono essere sospese nel momento in cui non sono più efficaci nel fornire ai pazienti i fattori nutrizionali necessari. La discussione del testo proseguirà solo dopo che la Commissione avrà terminato l’esame della Finanziaria.

VOLONTARIATO
LA REPUBBLICA – L’apertura di R2 e ben due pagine sono dedicate al volontariato. “I buoni italiani”, con tutti i numeri dell’Eurispes: «Un  milione e centomila i volontari in servizio permanente effettivo, cioè con impegni formali e turni da rispettare in gruppi strutturati. Altri quattro milioni quelli che almeno una volta all’anno offrono qualche ora del proprio tempo a un’associazione per un gazebo in piazza, una cena di sottoscrizione, l’accompagnamento di un malato. Quasi un italiano adulto su dieci: il 9,2 per cento, secondo le stime dell’Eurispes. Ma una rilevazione Ocse-Gallup spara ancora più alto: 21,1 per cento, oltre dieci milioni di italiani. (…) “Un immenso giacimento di generosità” lo definisce Riccardo Bonacina, direttore di Vita, la rivista del volontariato sociale, “sopravvissuto alla crisi del mutualismo novecentesco di tradizione operaia, socialista o cattolica”. Un esercito di samaritani che dà servizi a sette milioni di persone, metà delle quali ammalate o disabili, arrivando là dove nessun welfare è mai arrivato neanche in tempi di vacche grasse. Perfino l’espressione giacimento è inappropriata perché, a differenza di quelli di petrolio, il pozzo dell’altruismo non sembra esaurirsi neppure in circostanze sfavorevoli. “ll dono di sé ha sconfitto la crisi” medita Massimo No varino dell’ufficio studi del Forum Terzo Settore mentre sfoglia le tabelle, «tutto lasciava pensare che la precarizzazione del lavoro e la destrutturazione dei tempi di vita avrebbero tolto spazio alla gratuità, e invece…». Invece quello che i sociologi americani chiamano warm glow, l’autogratificazione disinteressata, continua a funzionare sfidando l’utilitarismo, l’individualismo, la logica del dare-avere. “Il volontariato è in contraddizione con lo spirito del tempo, ma esiste”, comnenta Andrea Olivero, presidente delle Acli e del Forum Terzo Settore, “penso voglia dire che il pensiero unico non è poi così unico”».

BADANTI
IL GIORNALE – Due pagine dedicate al caso badanti. “Le domande a Napoli sono il doppio di Milano. A Caserta sono più di Torino e Bologna”. Infatti in Lombardia un assistente ogni 60 anziani, in Campania uno ogni 33. La Cgil avverte: «Qualcuno ha barato. Mote in realtà sono lucciole e braccianti». Intervista al prefetto Mario Morcone, capo dipartimento dell’immigrazione  del Viminale che dice: «Nessun provvedimento è perfetto. Bisognerebbe  intervenire sulla legge Bossi Fini valutando come garantire percorsi d’ingresso più continui e stabili evitando provvedimenti occasionali».

PALESTINA – ISRAELE
IL MANIFESTO – «AAA, vendesi casa in colonia» è il titolo dell’articolo dedicato all’iniziativa di un gruppo di ebrei americani che organizza tour immobiliari nei Territori occupati con lo slogan «Non comprate in Florida, investite nella nostra storica patria». In particolare si punta a Gerusalemme Est e alla Cisgiordania, territori dove dovrebbe sorgere lo stato di Palestina. «Ieri la delegazione di “agenti immobiliari” ha visitato le colonie a ridosso di Nablus – vere e proprie roccaforti della destra religiosa – e oggi si recherà agli avamposti di Gillad, Amona (evacuato tre anni fa con la forza dalla polizia ma che comincia a ripopolarsi) e a Shdema, un’area accanto a Betlemme non restituita all’Anp di Abu Mazen (…)»

CLIMA
LA STAMPA – “Clima, Merkel e Sarkò furiosi”. L’Europa cerca di salvare il salvabile dopo che gli Stati Uniti e la Cina l’hanno costretta ad accettare il ridimensionamento della Conferenza sul Clima che si apre fra tre settimane a Copenhagen, scrive LA STAMPA. Non sembra quindi così definitivo il summit danese, sul tavolo c’è il modulo per «un accordo in due fasi» ma un accordo vincolante dal punto di vista giuridico è ancora lontano, anche se il commissario all’Ambiente Ue Stravros Dimas non intende mollare: «non è una questione di “se” ma di “quando”». Intanto i francesi a margine del consiglio esteri di Bruxelles hanno brandito l’arma della «carbon tax frontaliera» da imporre sull’export dei Paesi che non tagliano il CO2.

EUROPA
IL MANIFESTO – Sulla nomina di D’Alema salta l’accordo tra popolari e socialisti, la Spagna torna in corsa per la poltrona di ministro degli esteri Ue «Per D’Alema l’Europa è in salita. Neanche Zapatero lo aiuta» E dopo aver passato in rassegna le varie posizioni le sicurezze di Frattini e i pochi entusiasmi che suscita la candidatura di D’Alema, l’articolo conclude con una riflessione su quanto poco rosa siano le istituzioni europee «Nel novero dei candidati alle due più alte cariche c’è infatti solo una donna, la presidente lettone Vaira-Vike Freiberga mentre anche la nuova Commissione punta sul maschile: solo 3 governi su 27 hanno al momento indicato il nome di una commissaria donna».


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