Mondo
La diversità ti fa ricco
Nelle pubbliche relazioni gli americani hanno sempre fatto la parte del leone. Ma ora devono vedersela con una nuova scuola, vivace e aggressiva. Sono i pr che vengono dal terzo mondo.
Sej Motau è un pr che si rifiuta di indorare la pillola per vendere un prodotto. Di dipingerlo in maniera diversa da ciò che è. Specie se quel prodotto è l?Africa, il Paese in cui è nato e lavora. Specie se il cliente a cui ?piazzare? il prodotto sono i Paesi più industrializzati del mondo. Tant?è che alla domanda di Vita «che immagine dell?Africa darebbe ai G8 che a luglio si incontreranno in Scozia?» risponde con l?unico aggettivo che non t?aspetteresti da un professionista delle public relations: «Realistica: i suoi successi e i suoi fallimenti».
Sej Motau, sudafricano,è uno dei protagonisti del Festival mondiale delle relazioni pubbliche che si tiene dal 28 al 30 giugno a Trieste e che vede la presenza -per la prima volta in modo così significativo- di una folta delegazione del continente africano. Inoltre, lo stesso Sej Motau sarà eletto nuovo presidente della Global Alliance, l?associazione che mette in rete i comunicatori provenienti da ogni angolo del mondo. Vita lo ha intervistato alla vigilia di questo appuntamento.
Vita: Comunicare i successi e i fallimenti dell?Africa. Faccia qualche esempio…
Sej Motau: Tra i fallimenti, citerei il fatto che molti leader africani continuano a supportare i loro colleghi corrotti o che amministrano male il potere per il semplice fatto che sono africani. Tra i successi, presenterei la New partnership for African development – Nepad, un partenariato per lo sviluppo del nostro continente che cinque presidenti africani hanno proposto al G8 di Genova.
Vita: A proposito di G8: confida nelle lavoro di Tony Blair per impegnare i Paesi ricchi nella lotta alla povertà?
Motau: Altri leader, in passato, hanno fatto le stesse promesse senza mantenerle. Ho due domande da porgli: visto che la piena occupazione è il modo più sicuro per uscire dalla povertà, come intende aiutarci a creare nuovi posti di lavoro? E sulle barriere ai prodotti africani imposte dai Paesi ricchi?
Vita: Lei è un esperto di diversity management, la gestione della diversità. C?è qualcosa che le aziende africane possono insegnare ai Paesi occidentali che si trovano a fronteggiare una forte immigrazione da parte dei Paesi poveri?
Motau: Gestendo la diversità in Sudafrica ho imparato che alcune delle migliori idee e soluzioni per il business delle aziende possono arrivare anche dagli impiegati con un livello più basso. Allo stesso modo, i governi occidentali dovrebbero imparare a considerare gli immigrati come un possibile arricchimento invece che come nullità pronte a rubare il lavoro agli abitanti del Paese in cui si trasferiscono. La diversità va vista come un?opportunità, come un fattore di forza invece che di debolezza.
Vita: Come lo spiega alle aziende?
Motau: Dimostro loro che più diversa è la sua forza lavoro, più vari saranno gli input che riceve. Quando un?azienda inizia a gestire la diversità aumenta le sue chance di fare affari, specie con il governo. E ci guadagna in immagine.
Vita: La maggior parte delle aziende sudafricane si trova a dover gestire anche il fattore Aids che crea problemi di produttività oltre che di discriminazione. Che tipo di approccio suggerisce al problema?
Motau: L?intervento più importante sta nel destigmatizzare la malattia sul luogo di lavoro incoraggiando i dipendenti a fare il test volontariamente e garantendo i farmaci antiretrovirali a chi risulta sieropositivo. Ma anche il supporto psicologico, sia per i dipendenti malati sia per i loro famigliari, è fondamentale.
Vita: Se dovesse fare una campagna per promuovere l?accesso ai farmaci in Sudafrica, che slogan sceglierebbe?
Motau: A healthy nation is a wealthy nation! Ovvero, una nazione sana è una nazione ricca!
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