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La diversità dei percorsi garantisce uguaglianza

Intervista a Felice Crema.

di Benedetta Verrini

Si dice convinto che la prospettiva del doppio canale, dei licei e dell?istruzione/formazione professionale, disegnato dalla riforma Moratti per le scuole superiori sia un importante passo avanti rispetto all?attuale sistema dell?istruzione italiana. Di più: il professor Felice Crema, docente di Storia dell?educazione all?università Cattolica di Milano, ritiene che questo nuovo, discusso decreto proposto da Letizia Moratti poteva essere anche più coraggioso, «e delineare con ancora maggior decisione i caratteri differenziali dei due percorsi che, pur diversi, garantiscono un loro specifico e alto profilo formativo. è nella diversità che si garantisce l?uguaglianza». Uno dei più brillanti pedagogisti italiani, direttore della rivista Iniziare e responsabile del settore Education del Crisp (Centro di ricerche interuniversitario sui servizi di pubblica utilità alla persona), scende in campo nel dibattito sulla riforma della scuola e difende il lavoro svolto finora dal ministro. Vita: Questa riforma del secondo ciclo ha mantenuto le promesse iniziali? Felice Crema: Il ministro Moratti aveva annunciato fin dall?inizio di voler far rivivere e valorizzare al massimo grado i percorsi di natura liceale e quelli di natura professionale. Questa impostazione, però, ha subito una critica durissima da diverse parti, sia politiche, sia sindacali, sia ?di base?. Questa ostilità ha senz?altro pesato sulla stesura del decreto: si è arrivati a un?articolazione forte dei licei ma resta un po? più sullo sfondo il canale professionale, anche perché non si é saputo distinguere (ed è questo un forte limite del decreto), tra due aspetti della riforma: la titolarità delle decisioni sui curricula e la gestione delle istituzioni scolastiche. Ritengo comunque che la legge abbia mantenuto quel minimo necessario perché si mantenga un alto profilo formativo per entrambi i percorsi. Vita: Ci sarà un doppio binario che in qualche modo rischia di ?gerarchizzare? l?istruzione degli adolescenti? Crema: Questa è la visione che alcuni vogliono dare della riforma. Ma che sistemi formativi siamo riusciti a costruire finora per i nostri ragazzi? Oggi abbiamo già ben 4 percorsi fortemente gerarchizzati: quello dei licei, gli istituti tecnici, gli istituti professionali e la formazione professionale. Il fatto che la Moratti abbia proposto due soli canali, magari ancora non perfettamente equilibrati, è già una grande svolta. Tanto più che prevede, per i ragazzi, la possibilità di effettuare passaggi tra un sistema e l?altro, anche in senso opposto a quello che finora si è visto. Questo nuovo sistema punta a garantire un percorso professionale che porti ciascuno a giungere all?eccellenza nel suo profilo formativo. Per questo dico che meno i percorsi sono simili, e più sono disegnati ciascuno sulla massima qualità nella propria area formativa, più si realizzano l?uguaglianza e la pari dignità. è una delle sfide che il decreto si propone nei confronti delle giovani generazioni. Vita: E le altre? Crema: Una per tutte, quella di creare una scuola che riesca a darsi uno strumento per recuperare gli studenti ?dispersi?. Si tratta di una fetta significativa dei ragazzi italiani: ancora 1/3 di loro non raggiunge alcun diploma. Perciò bisogna approfondire la qualità dei contenuti nella formazione. Vita: Sì, ma questa seconda ?fetta? dell?istruzione superiore è stata demandata completamente alle Regioni? Crema: Questa scelta non è stata voluta dalla riforma Moratti, ma dalla riforma costituzionale del 2001 che ha attribuito alle Regioni non solo il compito esclusivo di gestire e attuare i progetti educativi legati al settore dell?istruzione e della formazione professionale, ma anche quello di organizzare tutto il sistema formativo sul territorio. Un?autonomia, però, che non è ancora del tutto pacifica: sappiamo bene che il campo dei rapporti tra Stato e Regioni è ancora molto delicato e vive conflitti di competenze. La legge di riforma della scuola, dunque, non ha potuto che prendere atto di questo cambiamento cercando di destreggiarsi tra il dettato del nuovo testo costituzionale e una prassi centralistica di governo della scuola fortemente radicata nel costume del nostro Paese. Vita: Si può temere che il canale dell?istruzione e formazione professionale, in questo modo, si troverà a un livello di sviluppo differente a seconda della regione? Crema: La formazione professionale è sempre stata considerata dalle Regioni come un problema residuale (salvo alcune importanti eccezioni come la Lombardia, l?Emilia-Romagna, il Veneto), perciò è vero che si trova all?inizio del suo cammino. Nell?attribuzione alle Regioni di questo ?troncone? della formazione superiore c?è però anche un grosso vantaggio: lo strumento formativo sarà molto più vicino al territorio. I giovani sentono il bisogno di una scuola che conosca la loro realtà e che risponda ai loro bisogni. Una troppo forte presenza dello Stato, in questo caso, non è un buon viatico perché le Regioni arrivino finalmente ad assumersi una precisa responsabilità nei loro confronti e comincino ad affrontare effettivamente il problema della dispersione scolastica. Vita: Cosa ne pensa dei livelli essenziali predisposti nel decreto? Crema: Sono anche troppo larghi, tanto da far dubitare che siano veramente ?essenziali?. Pensiamo al livello di preparazione dei medici o degli ingegneri nei diversi Paesi europei: hanno fatto percorsi formativi differenti ma sono tutti in grado di svolgere egregiamente il loro lavoro. Cosa significa? Che i livelli essenziali garantiti da un sistema scolastico non dovrebbero essere declinati in numero di ore, ma in risultati. Credo sia necessario andare in questa direzione per formare giovani capaci di raggiungere determinati risultati, determinate professionalità, e diventare adulti. Questo è il vero problema che riguarda anche il modo con cui le Regioni assumeranno le nuove responsabilità nei confronti del sistema formativo: creare forme di governo di sistema che, garantendo la qualità del servizio con sistemi efficaci di valutazione, sappiano permettere alle responsabilità di tutti di esprimersi. Si parla molto oggi di sussidiarietà. La riforma della scuola, in particolare nel segmento della istruzione superiore è una occasione che non va persa per renderla maggiormente presente. E anche su questo punto il decreto avrebbe bisogno di alcune, significative, correzioni e integrazioni.


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