Volontariato
La disperazione è uguale per tutti
Il viaggio dei parenti delle vittime dell'11 settembre tra le macerie di una Kabul "vittima" delle bombe intelligenti. Di Reese Erlich (AlterNet)
di Redazione
Quattro Americani che hanno perso i parenti l’11 settembre camminano per una via polverosa di Kabul e restano sconvolti dalla devastazione che li circonda. Anni di lotta nelle guerre precedenti hanno distrutto parti intere della città ed ora gli Americani testimoniano la distruzione sui civili, causata dalle incursioni dei bombardamenti Usa.
Kelly Campbell, il cui cognato è morto al Pentagono l’11 settembre, parla con dei bambini la cui casa è stata rasa al suolo da una bomba vagante degli States, nella foto scattata da Reese Erlich.
I quattro erano parte di una delegazione organizzata da un gruppo senza scopo di lucro di San Francisco, il Global Exchange. Hanno studiato l’effetto dei bombardamenti Usa ed ora hanno istituito un fondo per aiutare le vittime civili della guerra.
La delegazione ha visitato una casa nella zona sud di Kabul dove una bomba americana aveva ucciso quattro adulti ed altrettanti bambini. I vicini raccontano che non ci sono obiettivi militari nelle vicinanze. Effettivamente la casa era di un comandante dell’Alleanza del Nord, il gruppo di combattenti alleato degli Stati Uniti d’America.
Il comandante ha perso suo figlio di 21 anni. Sua moglie ha spiegato che il loro figlio di sei anni è stato così traumatizzato dall’esplosione che, ancora adesso, piange di continuo.
Derrill Bodley, un membro della delegazione nonché professore di musica a Stockton, ha perso sua figlia di 20 anni quando il volo 93 della United si è schiantato l’11 settembre in Pennsylvania. E sente un forte legame con la moglie del comandante.
“Mia figlia aveva la stessa età di suo figlio”, ha spiegato Bodley. “È lo stesso tipo di dolore.”
I membri della delegazione hanno parlato con dozzine di vittime dei bombardamenti Usa. E dicono che, mentre i militari Usa sostengono di aver sganciato quasi solo bombe intelligenti che hanno colpito obiettivi militari precisi, in realtà sono morti più civili afghani durante le incursioni dei bombardamenti Usa che americani l’11 settembre.
Oltre 3700 i civili afghani morti a causa degli attacchi Usa dopo il 3 dicembre, secondo uno studio dal prof. Mark Herold dell’Università del New Hampshire. Che ha basato i suoi dati sui conteggi verificati delle morti civili fatti dai mass-media e che ritiene la cifra probabilmente troppo bassa in quanto i giornalisti non possono visitare alcune parti dell’Afghanistan…
Medea Benjamin, direttore di Global Exchange, parla con bambini che hanno perso il fratello in un’incursione dei caccia Usa. Foto di Reese Erlich.
Gli Stati Uniti non hanno dati ufficiali sul numero di morti civili afghani e non hanno piani per indagare sul tema, secondo un diplomatico occidentale di alto rango. Gli Usa, ha detto il diplomatico, “stanno analizzando il tutto e non il particolare, provando di tirar fuori l’Afghanistan dal suo ciclo” di guerra e povertà degli ultimi vent’anni.
Abbastanza curiosamente però, alcune vittime civili dei bombardamenti Usa vogliono vedere un’immagine più complessiva.
In un’altra zona, a sud di Kabul, Shems Rhaman Shemsi, descrive come una bomba Usa, forse destinata ad un vicino posto di controllo dei talebaniha, invece, colpito le case dei suoi vicini. Due abitazioni sono state distrutte e quattro persone uccise. Ma Shemsi ha detto che non è arrabbiato col governo degli Stati Uniti.
“È stato un errore dagli Usa”, ha detto Shemsi. “Siamo felici che i talebani ed Al-Qaeda se ne siano andati. Sono così grato al signor Bush perché ci ha mandato alcuni guardiani di pace qui a Kabul”.
Il membro della delegazione Eva Rupp, che ha perso l’11 settembre la sua sorellastra, ha detto che molte vittime afghane dei bombardamenti hanno condiviso con lei lo stesso sentimento.
“Tutta la gente che abbiamo incontrato, persino coloro che ha perso bambini piccoli, è speranzosa per il futuro perché i talebani se ne sono andati”, racconta la Rupp. “Con le lacrime agli occhi, una donna mi ha detto, ‘sì ho perso mia figlia di cinque anni. Ma i talebani se ne sono andati. Sono davvero contenta che gli Stati Uniti ci abbiano bombardato’…”.
Il direttore di Global Exchange, Medea Benjamin, ha detto che i talebani erano così odiati dagli afghani che sono naturalmente riconoscenti verso chiunque li potesse aiutare ad eliminare quel regime tanto despota.
Kelly Campbell cammina davanti ad una casa bombardata degli Stati Uniti, nella foto di Reese Erlich.
Ma Benjamin sostiene che gli Usa non sono realmente interessati a dare assistenza alla gente dell’Afghanistan. Lei sostiene che l’amministrazione Bush sta usando la guerra contro terrorismo per espandere in modo aggressivo le basi militari degli Usa nella regione e, alla fine, costruire un oleodotto attraverso l’Afghanistan a tutto vantaggio dell’Unocal e delle altre grandi compagnie petrolifere degli States.
“Penso che stiamo addentrandoci vieppiù in un rapporto molto negativo con l’intero mondo musulmano” continua la Benjamin. “Stiamo allargando il nostro territorio. Se, come conseguenza di questo, ci fosse un oleodotto che passa attraverso l’Afghanistan, con l’Unocal che ottiene tutto il petrolio dell’Asia centrale, questo servirà solo ad aumentare il rancore verso gli Usa”.
Gli afghani hanno molte aspettative che gli Usa porteranno pace e stabilità alla loro terra, dilaniata dalla guerra. Ma la sicurezza continua ad essere inconsistente. I convogli umanitari sono normalmente attaccati dai signorotti della guerra locali.
Shemsi, che risiede a Kabul, si lamenta con forza dei saccheggi notturni. Un vicino di Shemsi sospetta che siano i soldati dell’Alleanza del Nord in licenza i veri responsabili dei crimini.
I soldati hanno rubato centinaia di automobili civili per farne un uso arbitrario e personale. Obeidullah Shanawaz, un ricco coltivatore che vive appena fuori Kabul, conosce persino il nome del comandante che ha rubato la sua Land Rover, ma ha non potuto convincere le autorità di governo ad intraprendere alcun provvedimento.
L’alleanza del Nord che ora controlla Kabul, ha ammesso il diplomatico occidentale, “è composta dalle stesse persone che hanno distrutto questa città” nel passato. Ogni tentativo di portare reale sicurezza richiederà “una grande forza ed un impegno di lunga durata” delle truppe occidentali.
La gente americana può opporsi ad un tale impegno, specialmente se quantità significative di soldati americani sono uccisi, secondo i membri della delegazione di Global Exchange. Eva Rupp fa notare che gli Usa hanno disposto permanentemente tantissime truppe in Arabia Saudita, dopo la Guerra del Golfo.
“La presenza delle truppe in Arabia Saudita è ciò che ha scontentato tanta gente qui [in Afghanistan] e scatenato in loro l’odio per gli Stati Uniti”, ha concluso la Rupp.
Mentre il futuro del coinvolgimento delle truppe Usa rimane poco chiaro, i membri della delegazione assicurano che loro avranno un impegno di lungo periodo per aiutare le vittime dei bombardamenti Usa. Facendo pressioni sul governo degli Stati Uniti perché fornisca alle vittime afghane una qualche compensazione, come gli Stati Uniti hanno fatto precedentemente in Libano, a Panama ed a Grenada.
Reese Erlich, report freelance, ha viaggiato in Afghanistan collaborando per radio pubbliche di Stati Uniti, Canada ed Australia.
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Articolo originale: 9/11 Relatives Visit Afghanistan
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