Welfare

La disabilità raccontata ai più piccoli: scoperta ed empatia

Diffusi oggi i risultati di una ricerca condotta da Astraricerche per Cbm Italia in 28 scuole primarie di Piemonte, Lazio e Puglia. Emerge che 9 bambini su 10 conoscono le condizioni in cui vivono i loro coetanei nei Paesi del Sud e 3 su 4 ritengono di poter fare qualcosa per aiutare chi ha bisogno ed è lontano

di Antonietta Nembri

Nove bambini italiani su 10 conoscono le condizioni in cui vivono i loro coetanei nei Paesi del Sud del mondo e 3 su 4 (il 92,2%) se sanno e conoscono, ritengono di poter fare qualcosa per aiutare chi è lontano e ha bisogno. Sono questi i dati di una ricerca condotta da Astraricerche per Cbm Italia onlus dal titolo “La disabilità raccontata ai bambini: scoperta ed empatia” in cui si evidenzia la propensione dei più piccoli a conoscere ed esplorare anche realtà difficili o lontane, come quelle dove vivono i loro coetanei con disabilità nei Paesi del Sud del mondo.

Obiettivo di questa ricerca – presentata in occasione della Giornata mondiale del fanciullo – è duplice: da una parte comprendere quanto i bambini siano a conoscenza delle differenze tra le persone che vivono nelle diverse aree del mondo e come i loro coetanei sperimentino una condizione di vita molto diversa dalla loro e dall’altra valutare l’impatto del progetto didattico di Cbm Italia “Apriamo gli occhi!”.

L’indagine ha coinvolto 1.700 studenti di 28 scuole primarie di Piemonte, Lazio e Puglia, distribuiti in 87 classi. Agli scolari è stato proposto di compilare individualmente (in classe, con la guida dell’insegnante) un questionario composto da 10 domande. Povertà e disabilità nei Paesi del Sud del mondo, percezione di poter fare qualcosa dall’Italia, desiderio di informazione su questi temi le aree trattate. Il questionario è stato somministrato agli alunni delle seconde, terze e quarte classi, ed è stato proposto in due momenti dell’anno: a inizio anno scolastico (Fase Pre), quindi prima di partecipare al progetto didattico «Apriamo gli occhi!», e alla fine dell’anno (Fase Post), una volta svolto in classe il progetto. I questionari analizzati sono stati in totale 3.320.

Oltre 9 bambini su 10 (il 94.2% del campione) conoscono le condizioni in cui vivono i loro coetanei nei Paesi del Sud del mondo anche prima di partecipare al progetto didattico di Cbm Italia. Dopo aver partecipato al progetto la conoscenza aumenta del 2.2% (96.4%). L’84.7% dei bambini afferma, nella Fase Pre, di sapere che nel Sud del mondo vivono molti bambini con disabilità. Percentuale che cresce del 9.3%, arrivando al 94%, nella Fase Post.

Agli scolari è stato chiesto se è possibile fare qualcosa per prevenire la cecità dei loro coetanei nei Paesi più poveri: la risposta “si può fare tanto” cresce dal 70.4% al 75.5% (+5.1%); non solo: l’idea che non si possa fare nulla – già limitata al 4.5% dei rispondenti della prima fase – si riduce al 3.2% nella seconda. Un aspetto centrale da esplorare è stato l’aiuto; alla domanda “È importante aiutare un bambino povero che vive con una disabilità in un Paese povero” l’88.1% del campione ha risposto in modo affermativo, mentre solo il 2.4% afferma che non lo è affatto.

«Le attività di sensibilizzazione di Cbm in Italia partono dalla consapevolezza che i bambini sono degli esploratori: vogliono sapere di più. Sviluppare sentimenti di amicizia, vivere e convivere insieme nella stessa classe, sviluppare una percezione positiva di sé e degli altri, imparare dallo stare insieme, accrescere empatia, sensibilità e solidarietà: è questa la nostra sfida educativa, sfida che in Italia portiamo avanti con tante proposte rivolte all’infanzia», ha dichiarato Massimo Maggio, direttore di Cbm Italia Onlus. «Basti pensare al progetto didattico “Apriamo gli occhi!”, al giornalino “Occhiolino”, al cartone animato “Le avventure di Cibì” o alla collana editoriale con #logosedizioni: attività che vogliono raggiungere e raccontare le storie di altri bambini, che vivono nei Paesi del Sud del mondo e che ogni anno Cbm raggiunge e cura dalla cecità e dalla disabilità evitabile; bambini lontani eppure simili ai nostri, con gli stessi diritti, le stesse aspirazioni e a cui ci impegniamo a dare le stesse opportunità».

Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, ospite di Radio Cbm Italia (promossa da Cbm sulla propria pagina Facebook) osserva: «Quasi mai ai bambini viene chiesto di interrogarsi e attivarsi intorno ai temi della solidarietà e dell’essere prossimo nei confronti di chi è portatore di bisogni speciali. Ecco perché è davvero importante il lavoro che Cbm sta facendo nelle scuole italiane. La ricerca, unita al progetto didattico e alle varie attività di sensibilizzazione, aiuta a costruire una competenza per la vita che necessita di essere educata e allenata in tutti i minori: l’empatia. In un contesto di vita occidentale, dove chi cresce rischia di aderire al modello dell’iperconnesso, con lo sguardo perso nello schermo e lontano dal principio di realtà, preoccuparsi di cosa c’è nello sguardo dell’altro – in particolare quando quello sguardo è lontano e a rischio di cecità – rappresenta una priorità educativa alla quale, in tema di diritti dell’infanzia, non è possibile rinunciare».

Nelle quattro edizioni realizzate finora, “Apriamo gli occhi!” ha raggiunto un risultato importante che continua a crescere con più di 40mila bambini e oltre 300 scuole coinvolte in tutta Italia. A partire dall’anno scolastico in corso (2018/2019) il progetto presenta diversi elementi innovativi, il primo è che si estende anche alle classi prime e quinte della scuola primaria, proponendo per ognuna un percorso concluso che può proseguire nelle classi successive.

In apertura photo by Jelleke Vanooteghem on Unsplash

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