Non profit

La diga made in Italy fa male agli indigeni

Fra Argentina e Paraguay, in Guatemala e nel Lesotho, tre opere di un’impresa italiana danneggiano le comunità locali. Violando le convenzioni internazionali

di Redazione

T re dighe italiane contro la vita delle popolazioni di Argentina, Paraguay, Guatemala e Lesotho. La denuncia viene dalla Campagna per la riforma della Banca mondiale e dalla Fondazione ?Lelio Basso? per il diritto e la liberazione dei popoli. È pubblicata nel rapporto intitolato ?Grandi dighe, diritti dei popoli e dell?ambiente? presentato in occasione della Giornata internazionale per i fiumi, le acque e la vita del 14 marzo scorso.
Sotto tiro è, in particolare, la società italiana ?Impregilo?, rea di aver costruito, anche con i soldi della cooperazione italiana, tre colossali dighe che hanno provocato gravissimi scompensi sociali e ambientali a tutto danno delle popolazioni indigene.
Nel rapporto, pubblicato in inglese e in italiano, trovano spazio le dirette testimonianze delle genti colpite, che delineano le responsabilità dirette e indirette dei governi, dei costruttori e dei finanziatori e anche quelle della Banca mondiale. Queste dighe sono servite ad un unico scopo: pur stravolgendo il clima e il naturale habitat delle persone (nonostante siano considerate da chi le realizza vere e proprie icone del progresso) e causando solo disgregazione sociale, morte e impoverimento fisico e culturale delle comunità locali, hanno invece arricchito le élite politiche dei Paesi riceventi e le multinazionali che hanno messo in opera progetti così faraonici.
Le violazioni identificate dal rapporto della Campagna per la riforma della Banca mondiale riguardano le convenzioni internazionali di tutela dei diritti delle popolazioni indigene e le legislazioni e le costituzioni nazionali che le riconoscono, oltre alle convenzioni di tutela dei diritti dell?uomo, dei lavoratori e dell?ambiente.
Fra le più evidenti, quella del diritto delle popolazioni indigene alla scelta del proprio futuro e alla gestione del territorio su cui vivono da secoli, nonché delle risorse naturali che vi si trovano: queste genti, che sono poi i diretti interessati, non sono stati mai interpellati, contrariamente a quanto previsto dalle stesse politiche della Banca mondiale.
P.G.

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