Sostenibilità

La diga che allaga un paradiso

Il Macal, uno dei più bei fiumi del Centro America, è destinato a sparire, allagato dalla diga Chalillo che sfigurerà il Belize e la sua foresta pluviale. di E. Corrà

di Redazione

Il Belize è una nazione minuscola, di appena 22mila chilometri quadrati, stretta tra Messico, Guatemala e Honduras.Una nazione che dal 15 novembre 2001 è salita alla ribalta delle cronache per un grandioso progetto ingegneristico, la diga Chalillo, approvato in via definitiva. Doveva essere la grande occasione del Belize: lampadine accese, frigoriferi, tv senza toccare la foresta vergine. Chalillo invece si annuncia come una catastrofe ambientale imponente, non solo per il Belize, ma anche per il coral reef del Mar dei Caraibi, di fronte alle coste del Belize. La diga violerà infatti l?ecosistema pluviale, una riserva unica di flora e fauna. Ma Chalillo è soprattutto un esempio di speculazione e di sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali di un Paese povero, uno di quei casi in cui dietro la parola progresso si nascondono gli interessi di grossi gruppi industriali. Il governo del Belize è infatti sovvenzionato in questo progetto da una multinazionale canadese che, nonostante il parere negativo di scienziati (www.savebiogems.org) e biologi esperti dell?ecosistema del Macal (www.belizezoo.org) ha ottenuto l?approvazione dei lavori. Il Chalillo dam project Il Chalillo dam project nasce per produrre energia idroelettrica senza utilizzare idrocarburi: niente carbone e niente petrolio. La costruzione della diga comporta lo sbarramento dei due fiumi più importanti del Belize, il Macal e il Raspaculo, le cui valli (1.100 ettari di foresta) saranno inondate. Così verrà distrutta la più ampia foresta pluviale vergine al di sopra del Rio delle Amazzoni. Una catastrofe ecologica per il Centro America, che annienterà l?ultima riserva del continente per alcune specie animali quali l?ara rosso, il giaguaro e l?ocelotto. Il progetto della diga sul Macal è gestito da due compagnie, la Fortis e la Bel. Fortis sta per Fortis inc. of St.John?s newfoundland, Canada. Bel è invece la sigla di Belize electricity limited. La maggioranza del pacchetto azionario Bel è nelle mani di Fortis che ha diretto e organizzato le perizie tecniche e condizionato le decisioni del governo del Belize, che possiede la quota minoritaria. In pratica, era scontato che il governo fosse favorevole alla costruzione della diga, perché l?azienda elettrica di Stato è in mano al gruppo canadese. Che cosa accadrà Chalillo costerà milioni di dollari e cambierà il volto del Belize. La portata del progetto ha spinto il governo, nel 1992, a costituire uno speciale comitato per valutare l?impatto ambientale della diga, il Neac – Belize national enviromental appraisal committee. Il Neac, dopo rilevamenti sotto l?ala della Fortis, confermò il sì alla diga. Contemporaneamente alla Neac, lavoravano sul fiume Macal anche i periti di una compagnia canadese leader nel settore delle costruzioni ad alto contenuto tecnologico, la Agra Ltd. I risultati del suo rapporto, però, sono diversi da quelli della Neac e concordano con i dati della World commission on dams (Commissione mondiale dighe) che da tempo denuncia gli svantaggi dello sbarramento artificiale dei corsi d?acqua. Secondo l?Agra, lo sbarramento del Macal e del Raspaculo provocherà una serie di reazioni a catena. Nel bacino idrico artificiale i vegetali e la flora pluviale marciranno e il processo di putrefazione produrrà gas sulfidrici, che avveleneranno la fauna ittica. Il Macal, poi, affluisce nel Belize River che sfocia nel Mar dei Caraibi. Il tratto di mare prospiciente ospita uno dei coral reef più preziosi del pianeta. L?alterazione biochimica delle acque causerà una degradazione del reef stesso, poiché andrà a compromettere i canali di nutrimento delle specie animali e vegetali della barriera corallina. I flussi di sostanze nutrienti organiche disciolte nelle acque risulteranno interrotti, cambierà la percentuale di ossigeno nell?acqua e i pesci non potranno più migrare al cambio di stagione. Diga e turismo responsabile La compromissione del reef del Belize avrà effetti estremamente dannosi sul turismo del Paese che, proprio in questi ultimi anni, stava imboccando la via innovativa e coraggiosa del turismo ecocompatibile. La Beta – Belize ecoturism association, l?associazione per un turismo nel pieno rispetto delle meraviglie naturali del Belize, ha già lanciato l?allarme. Con il progetto Chalillo, il Belize fa un passo indietro nella promozione di attività economicamente redditizie, ma capaci anche di guardare al futuro del Paese. Chalillo frantuma i successi che in questa direzione erano stati ottenuti nell?estate scorsa attraverso la stesura di un programma di conservazione del reef comune a tutto il Centro America (Mesoamerican barrier reef system project). Ma quel che forse è ancora più grave è che questo progetto potrà produrre energia elettrica al massimo per 50 anni. La vita massima di ogni diga è, infatti, di qualche decennio, perché i detriti che i fiumi prima trasportavano fino al mare, dopo si depositano nel bacino artificiale, diminuendo sua portata idrica. Sacrificare la foresta del Macal e del Raspaculo sarà dunque inutile perché tra mezzo secolo il problema elettricità si ripresenterà tale e quale prima. Anzi, confermerà la perniciosa tendenza di molti, troppi Paesi in via di sviluppo, di promuovere il progresso tecnologico a discapito delle risorse naturali.


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