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La depressiONU / Dopo il fallimento dell’Assemblea generale

Erano otto le questioni centrali della verifica. Su tutti i punti la distanza tra gli obiettivi e il risultato è abissale. Solo sui diritti umani è stato fatto un piccolo passo avanti

di Joshua Massarenti

 SVILUPPO Il problema: per lottare contro la povertà e le disuguaglianze nel mondo, società civile e organismi internazionali lanciano nel 2005 una campagna di sensibilizzazione mondiale chiedendo ai Paesi più ricchi un incremento degli aiuti allo sviluppo, l?annullamento del debito dei Paesi poveri e rapporti commerciali internazionali equi. L?obiettivo Onu: perseguire gli Obiettivi del Millennio fissati nel 2000 dai Paesi membri dell?Onu, tra cui dimezzare la povertà, migliorare l?accesso all?educazione e arrestare la diffusione delle malattie entro il 2015. Richiesta ai Paesi ricchi di destinare lo 0,7% del Pil a questa causa. Il documento: delle 35 pagine che compongono il documento, 16 sono interamente dedicate agli Obiettivi del Millennio. Al contrario di Unione europea, Australia e Canada, gli Stati Uniti si rifiutano di impegnarsi a devolvere lo 0,7% del proprio Pil entro il 2015.  TERRORISMO Il problema: divergenze fra i Paesi sulla definizione di ?terrorismo?. L?obiettivo Onu: una condanna internazionale degli attacchi terroristici. Il documento: all?unanimità di facciata sulla condanna al terrorismo «sotto tutte le sue forme e manifestazioni», manca però una definizione universale del fenomeno più inquietante del XXI secolo. Gli Usa insistono per un?apposita Convenzione che attesti come «la deliberata uccisione di civili da parte di terroristi non può essere in nessun modo giustificata». Ferma opposizione dei Paesi in via di sviluppo (in primis quelli arabi), disposti a condannare il terrorismo solo se viene riaffermato «il diritto dei popoli a combattere contro l?occupazione e per l?indipendenza». Il nulla, di fatto, prevale.  COMMISSIONE PEACE-BUILDING Il problema: le nazioni afflitte da conflitti armati e guerre civili non sono sufficientemente supportate in fase post conflict. L?appello Onu: creazione di una commissione per il peace-building con l?obiettivo di consolidare la pace attraverso la ricostruzione delle infrastrutture e degli apparati statali. Il documento: il Consiglio verrà creato entro la fine dell?anno, ma i meccanismi di funzionamento della Commissione rimangono un?incognita. Divisioni sono emerse su chi, tra il Consiglio di sicurezza e l?Assemblea generale, è responsabile dei commissari.  PREVENZIONE DEL GENOCIDIO Il problema: le Nazioni Unite sono state sommerse dalle critiche per la loro incapacità di fermare il genocidio in Rwanda nel 1994 e i limiti evidenti che incontrano dieci anni dopo nel conflitto in Darfur (Sudan). L?obiettivo Onu: il segretario generale propone un dispositivo di allerta per proteggere le popolazioni dagli atti di genocidio vincolando gli Stati membri all?obbligo di intervenire, anche militarmente. Il documento: viene respinto il vincolo legale di intervento, cioè il pilastro di una proposta in linea di massima approvata.  DIRITTI UMANI Il problema: presieduta da Paesi con scarsissima considerazione dei diritti umani (vedi Sudan, Cina, Russia o Zimbabwe), la Commissione dei diritti umani è tra gli organismi più discreditati delle Nazioni Unite. L’?appello Onu: creazione di un Consiglio dei diritti umani limitato a quei Paesi che rispettano i diritti dell?uomo. Il documento: il Consiglio è accettato in via pro forma, ma il suo mandato e i criteri di selezione dei futuri Paesi membri sono rimandati alle calende greche.  RIFORMA ONU Il problema: lentezza burocratica, favoritismi in fase di reclutamento e promozione del personale, nonché scarsa trasparenza in termini di gestione finanziaria. L?appello Onu: messo a dura prova per il suo coinvolgimento nello scandalo ?Oil-for-food?, Kofi Annan chiede urgenti riforme per snellire e rendere più trasparente la macchina burocratica delle Nazioni Unite. Il documento: gli Stati membri approvano la richiesta di Annan, respingendo la sua volontà di gestire ad personam le riforme interne.  RIFORMA CONSIGLIO DI SICUREZZA Il problema: la composizione dell?organo più importante delle Nazioni Unite – il Consiglio è formato da cinque potenze permanenti con diritto di veto (Usa, Cina, Russia, Francia e Regno Unito) e, a rotazione, dieci non permanenti senza diritto di veto – non riflette i nuovi equilibri geopolitici internazionali. L?appello Onu: il Segretario generale chiede di allargare il Consiglio di sicurezza a 24 membri, con regole più chiare quanto all?autorizzazione di ricorrere alla forza. Il documento: i Paesi membri sono favorevoli a un allargamento del Consiglio di sicurezza, ma su chi debba farvi parte e con quali poteri, non c?è accordo. Gli Stati Uniti sono disposti solo a concedere il diritto di veto al Giappone. Le ambizioni di Germania, India, Brasile e Giappone (diventare membri permanenti con diritto di veto) sono, in parte, respinte da molti Paesi del Sud del mondo, a loro volta incapaci di trovare un accordo su quale posizione assumere. In altre parole, si tratta del fallimento più clamoroso della sessantesima Assemblea generale.  DISARMO E NON PROLIFERAZIONE Il problema: mentre dilaga il commercio illegale di armi leggere, cresce la tensione internazionale in seguito all?annuncio dell?Iran di riattivare i suoi programmi nucleari, ufficialmente per fini civili. In precedenza, la Corea del Nord aveva annunciato la ripresa di programmi di sviluppo delle armi nucleari (decisione che verrà revocata all?indomani del Summit delle Nazioni Unite). L?appello Onu: richieste di nuovi trattati che regolino il commercio delle armi e nuovi negoziati sul Trattato di non proliferazione nucleare. Il documento: ogni riferimento al disarmo e alla non proliferazione nucleare viene escluso dal documento. «Una vergogna», sostiene Kofi Annan.

(Fonti: Bbc World News, Le Figaro, Rfi, Le Monde, New York Times, Documento finale Onu)


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