Non profit

La deducibilità nel tritacarne del governo

L’emendamento alla Finanziaria era pronto, frutto di lunghe e pazienti trattative. Ma all’ultima ora Siniscalco blinda la legge di bilancio. Così tutte le attese vengono deluse.

di Ettore Colombo

«Guardi, non so cosa dirle. Non mi è mai successo, nella mia vita politica e legislativa, di fare tanta fatica e incontrare tanti ostacoli per vedere approvata una legge. Così utile, poi». È scorato, l?onorevole Giorgio Jannone, partito Forza Italia, primo firmatario insieme all?onorevole Giorgio Benvenuto, dei Ds, di una legge che i lettori di Vita conoscono bene, la proposta legislativa n. 3459 che introdurrebbe, per la prima volta in Italia, il principio della deducibilità fiscale delle donazioni agli enti senza fine di lucro. Anche il relatore di maggioranza, Guido Crosetto è basito: «Cosa vuole che le dica, era dentro il superemendamento, eravamo a un centimetro dal traguardo, invece». Il cronista di Vita, alla fine dell?ennesima, infinita giornata di colpi di scena bassi e di mano, di maglio e di mazza, alcuni dati sopra il tavolo, altri sotto, raccoglie dichiarazioni deluse. Il mondo del non profit oggi lo sarà anche di più.

Un passo dal traguardo
Ora, dopo una giornata che era partita bene, sembrava andare benissimo ed è finita male, anzi malissimo, la parola passa al Senato. «Ma lì bisognerà ripartire da zero», dice Jannone, che pure continua a dirsi ottimista e, da buon bergamasco, si è già rimboccato le maniche.
Dopo una settimana di lavoro pancia a terra suo, di Benvenuto, dell?Intergruppo per la Sussidiarietà, capeggiato – nel rapporto continuo e costante con governo e maggioranza – da un infaticabile e ammirevole Maurizio Lupi, del capogruppo dell?Udc, Luca Volontè, del capogruppo diessino in commissione Bilancio e uomo chiave, con lo stesso Benvenuto, dell?opposizione di centrosinistra alla Finanziaria, Michele Ventura, dell?appoggio garantito a più riprese a Vita da molti altri deputati di tutte le forze politiche, la legge torna ancora una volta ai nastri di partenza. A nulla sono valse le pressioni sul governo, sui suoi sottosegretari, sui suoi ministri – Siniscalco compreso – a fronte dello sbandamento di un governo senza più capo né coda, oltre che senza più un euro. Che non riesce ad accordarsi sulla riforma fiscale, rimandata al 2005, sulle detrazioni a carico delle famiglie meno abbienti, sponsorizzate da An e Udc ma osteggiate da Lega e Forza Italia, su un rimpasto che è diventato come l?araba fenice. Che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa. Ha voglia il premier, in gita di piacere (o forse sarebbe meglio dire di partecipe preoccupazione) dal capo della Lega a Brissago, in Svizzera, dove Bossi si sta riprendendo ogni giorno di più e da dove avrebbe dato il via libera per far entrare al governo sia Fini (come ministro degli Esteri, il che è sicuro) che Follini, come vicepremier. Il che è molto meno sicuro. Ma questa è ?politique politicienne?, che andrebbe condita con il ritorno sulla scena dell?ex ministro Tremonti, che fa paura a tutti, e con il pericoloso traballare della stessa poltrona del suo successore Siniscalco.
Qui interessa però sapere e capire altro. Come è successo che la +Dai -Versi – dopo l?ennesima e poderosa campagna di sensibilizzazione iniziata dal sito di Vita.it con migliaia di email partite all?indirizzo di tutti i deputati della Repubblica, era pronta per essere votata e invece… Dopo aver smesso i panni di proposta di legge bipartisan quale era nata, la nostra legge aveva indossato quelli di emendamento alla legge Finanziaria 2005, relatore di maggioranza l?onorevole Guido Crosetto.

L?emendamento sparito
E la nostra legge era ben dentro quell?emendamento e già aveva raccolto il consenso di tutti i gruppi. A vigilare sul passaggio dell?emendamento un omaccione di quasi due metri per oltre cento chili che nella vita fa l?imprenditore (di successo) e il sindaco di un piccolo Comune del Canavese, Crosetto appunto. Che non vive sulla luna, ma in mezzo alla gente, quella ?normale?. Tanto che s?è messo di traverso alla sua stessa maggioranza per cercare di fermare la scure dei tagli ai trasferimenti statali agli enti locali, piccoli Comuni in testa. Niente da fare nemmeno in questo caso. Nemmeno stiamo a parlare, infine, dei fondi Aids e dei tagli alla cooperazione che, come un coltello nella piaga, anche le ong italiane sentono di avere già perso. Così anche la +Dai -Versi, provvedimento che sino alle 20 di martedì 16 novembre era inserita all?interno del maxi emendamento Crosetto, relatore di maggioranza della legge Finanziaria, era cioè sul punto di passare. Di essere approvata con il voto favorevole e bipartisan della Camera. Invece, il braccio di ferro frontale tra maggioranza e opposizione ma soprattutto il marasma interno alla maggioranza – i cui tecnici si riunivano in seduta permanente per decidere cosa mettere in Finanziaria e cosa no – hanno causato il blocco di tutti gli emendamenti che attendevano votazione. L?opposizione, per bocca del capogruppo Violante, di fronte al marasma nella maggioranza ha avuto facile gioco a rinfacciare in aula, di fronte a un Siniscalco impotente: «La Finanziaria non esiste. Abbiamo deciso di ritirare tutti i nostri emendamenti». Alla maggioranza non resta che la contromossa della disperazione. Il ritiro anche dei suoi, di emendamenti, e il rinvio della patata bollente al Senato. Dove si dovrà ricominciare tutto da capo, di nuovo.
Altro giro, altra corsa, dunque. E la +Dai -Versi che non riesce a vedere la luce, per ora. «Era lì, nel pacchetto degli emendamenti della maggioranza da votare. Poi?», spiega gentile Ettore Peretti, responsabile economico dell?Udc alla fine di una giornata, quella di martedì 16 novembre, non particolarmente gloriosa per il governo più longevo nella storia della Repubblica, quello Berlusconi, e per la sua maggioranza, la Cdl. Quella dove ognuno fa davvero un po? come gli pare. Non è stato un bel vedere, lo spettacolo offerto dai partiti del centrodestra, dai suoi leader e dai suoi ministri. C?è andata di mezzo la +Dai -Versi, ma non solo.

Il welfare può aspettare
Ci vanno di mezzo le tasche degli italiani, i loro conti di fine mese sempre più in bilico. Anche la +Dai -Versi poteva (potrebbe) dare una mano a far ripartire un minimo di welfare, nel suo piccolo, grazie al meccanismo della deducibilità fiscale delle donazioni, oltre a rappresentare una formidabile spinta e anche – perché negarlo? – una importante boccata d?ossigeno per tutto il mondo del Terzo settore, ma soprattutto per i servizi socio-sanitari che le sue organizzazioni continuano a dare. Certo, non tutti se ne rendono conto. Franco Giordano, capogruppo di Rifondazione, sfotte Casini, a fine giornata, nel mezzo del Transatlantico: «Presidé, chiudi la saracinesca». In altri tempi avrebbe detto, con Lenin, «La guardia è stanca, la seduta è sciolta». La +Dai -Versi smette così il suo vestito da emendamento alla Finanziaria e per ora finisce nel cassetto. Se ne riparlerà al Senato.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.