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“La deducibilità fiscale? Unidea vincente”. Io, lonorevole Robin Hood
Ha fondato Blu, un gruppo cui hanno aderito 70 esponenti del centro destra. Ha fatto suoi programmi new global. Propone una tassa del 7% per le imprese di armi.
Ha fondato un movimento, Blu, che sarà anche nato dentro Forza Italia e cui hanno aderito, finora, solo parlamentari del centrodestra (decine del suo partito, alcuni esponenti della destra sociale di An, vari deputati dell?Udc) ma bisogna vedere quanto tempo ci resta, ancora, visto che il suo orizzonte è quello ?new global?.
Propone, come temi socio-economici da aggredire, nell?ordine: tassa del 7% alle imprese che commerciano in armi, battaglia per l?energia pulita (e incentivi ai consumi per la medesima), tassa sulle attività delle aziende e dell?indotto del ?porno? (subito ribattezza porno tax, ovvio), proposta (organica) per un ?fisco equo?, largo (con sgravi) all?impresa sociale e, dulcis in fundo, appoggio incondizionato alla proposta di Vita e del cartello della campagna ?+ dai, – versi? sulla deducibilità fiscale delle donazioni. Per non parlare del pedale spinto dal medesimo sulla de-tax (rispetto alla quale, proprio come il Terzo settore, dice: “Buona l?idea, totalmente sbagliato, dirigista e burocratico il fondo ideato dal governo”), dell?emendamento ?salva bebè? di 1.500 euro per chi “si affida all?affido” e più in generale sulla necessità di – parole sue – “produrre una nuova cultura in cui il profitto e la misura di giustizia sociale crescano assieme così da alimentare uno sviluppo di qualità che abbracci tutte le classi sociali”.
Un cattomoderato
Più che Blu, il protagonista della storia politica della settimana ha fatto ?bum?, anche se il suo (e non solo) nemico pubblico numero uno, il superministro Tremonti, chiedendo e ottenendo la fiducia tramite maxiemendamento sulla legge finanziaria in via di approvazione da parte del parlamento, ha vanificato la verifica pratica della permeabilità delle sue proposte nelle forze della maggioranza di governo come dell?opposizione, ma non il valore.
Vittorio Emanuele Falsitta (classe 1966, milanese, fino a un anno fa viso glabro da bravo ragazzo, oggi pizzetto alla Italo Balbo, e non è un?offesa) è uno di quei giovani politici del centrodestra che, a una prima, superficiale impressione, prendi per un rampante cattomoderato e pure un po? secchione.
A vederlo da vicino, invece, Vittorio Emanuele Falsitta, non è, alla prova dei fatti, né rampante né moderato. Secchione, quello sì. Del resto, basta chiedere ai colleghi di Montecitorio per svelare l?arcano: enfant prodige dei ?Tremonti boys?, oggi del ministro delle Finanze Falsitta è diventato il vero alter ego, anche se in erba e con meno potere e influenze.
“Guardi”, racconta a Vita, “io voglio parlare di nuovo stato sociale, diritti sociali ed economici, attuazione completa e piena della Costituzione, dottrina sociale della Chiesa, e via di questo passo”. “Vasto programma”, diceva ironico De Gaulle delle idee dei sessantottini che volevano “dare l?assalto al cielo”… “Guardi, l?importante è partire e dare l?assalto a una politica economica liberista, quella attuale, che è vecchia, superata, antistorica. Bisogna, però, superare non solo il liberalismo ma anche il socialismo e creare qualcosa di nuovo. Realizzare cioè diritti economici e diritti sociali insieme, tenendo in piedi il mercato e le sue regole ma realizzando prodotti che siano ?equi e solidali?. La leva giusta sono il sistema e la pressione fiscale”.
Contro le armi
Onorevole, le grandi idee vanno bene, ma scenda sul concreto? “Con piacere. L?energia, ad esempio, e l?acqua, fonti di energia e diritti che devono essere accessibili a tutti. La lotta al commercio delle armi, alla pornografia, quella a favore dell?incremento delle nascite e per la deducibilità fiscale delle donazioni. Vuole che vada avanti?”.
No, si figuri. Chissà come saranno contenti, al Polo?”Il problema di questo governo è una politica dal respiro corto. Noi di Blu vogliamo restare all?interno della Casa delle libertà, anche se i rapporti con i riformisti dell?altra parte, dei Ds come della Margherita, sono più che buoni, e non a caso prendo parte anch?io alla Bicamerale del sociale. Ma di fronte alla divaricazione sociale sempre più evidente, non si può restare a guardare. Bisognava e bisogna fare qualcosa. Noi di Blu ci stiamo provando, credo. Tra Camera e Senato le adesioni ?onorevoli? sono già 70 e sono in crescita”. Già, chissà se cresceranno fuori o dentro la Casa delle libertà, in futuro? “Vede, nel mio collegio mi chiamano ?l?onorevole Robin Hood?. Forse esagerano, ma io in queste idee credo”.
Non ne dubitiamo, onorevole. Il problema, per Robin Hood, è solo uno. Anzi due. Il re usurpatore e lo sceriffo di Nottingham. Servono i loro nomi?
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