Formazione

La deducibilità fiscale è la chiave di volta

Ricerche Secondo l'Istat l'80% degli italiani non si aggiorna

di Redazione

L’ultima indagine multiscopo condotta dall’Istat ha rilevato che quasi l’80% degli italiani dai 18 anni in poi nel corso del 2006 non ha seguito nessun corso di formazione. Un dato che non sorprende Maurizio Drezzadore, amministratore delegato Enaip. «È un dato sconfortante, ma noto. Nella formazione continua in età adulta l’Italia è agli ultimi posti fra i Paesi europei. Tuttavia la ricerca, nel dare conferma di una tendenza di cui non riusciamo a liberarci da diversi anni, ha aggiunto un dato nuovo che può aiutare ad elaborare strategie innovative per recuperare la preparazione extrascolastica».
La ricerca ha infatti messo sotto osservazione quel 20% di persone che invece hanno “investito” nella formazione. E rivela che il 14% ha frequentato veri e propri corsi, mentre il 6% ha partecipato a forme occasionali di formazione come convegni o seminari. Spiega Drezzadore: «Si tratta di un universo eterogeneo, vi rientrano corsi di recupero della terza media, università della terza età, il corso di qualifica organizzato delle piccole e medie imprese, ma anche i seminari di cucina, workshop sui temi dei diritti e del sociale. Prossimamente questo settore potrà essere ulteriormente esplorato nelle tipologie e nell’età dei fruitori».
Nell’80% dei casi il motivo che ha impedito l’iscrizione ad un corso è stato il costo elevato della quota di partecipazione. «È la questione chiave», dice l’ad di Enaip. «Nel nostro Paese c’è troppo poca offerta gratuita. I fondi interprofessionali riguardano la formazione solo di quadri e dirigenti della grande impresa e stiamo parlando del 6% degli adulti in età lavorativa. Del 94% restante, solo il 6 e il 2% trova formazione gratuita rispettivamente nei centri territoriali del ministero della Pubblica istruzione e nei centri regionali (nel cui ambito agisce anche Enaip, ndr). Poi subentra la formazione privata, che non è gratuita».
L’altra vera questione è quella del conflitto nell’organizzazione della vita delle persone. «Non ci sono strumenti che conciliano i tempi della famiglia, del lavoro e della formazione. Gli unici sono i congedi formativi e i permessi retribuiti che riguardano solo categorie di lavoratori dipendenti in grandi e medie imprese e si riferiscono a titoli di studio come laurea o master. Quindi non c’è una cultura che favorisca l’accesso a percorsi formativi», spiega Drezzadore. Che aggiunge: «C’è un disinteresse verso le attività formative che vengono percepite ancora solo come occasioni per aumentare il reddito o avanzare nella carriera».
Enaip ha proposto al legislatore soluzioni concrete: «Auspichiamo che vada in porto la proposta di legge presentata dal senatore Luigi Bobba (Margherita) che si basa proprio sul principio, da noi sostenuto, della deducibilità fiscale delle spese sostenute dai cittadini e lavoratori adulti, così come accade per le spese sanitarie e veterinarie».


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