Cronache africane

La cura di Missioni Don Bosco per salvare il Sahel

Educazione, agricoltura, commercio e dialogo. Sono questi i quattro pilastri secondo padre Roméo Salami, intervistato da VITA, che opera con l'aiuto di Missioni Don Bosco a Bamako, in Mali ma che conosce bene anche Benin, Burkina Faso, Guinea, Conakry, Senegal, Gambia, Niger e Nigeria, tutti paesi dove i salesiani sono presenti ed operano

di Paolo Manzo

Credit: Missioni Don Bosco Mali

i cittadini di Mali, Burkina Faso e Niger sono stati tormentati da gruppi islamici che hanno terrorizzato le comunità, uccidendo migliaia di persone e costringendone altre migliaia alla fuga dalle proprie case nell’ultimo decennio. La frustrazione per l’incapacità dei governi eletti, delle truppe occidentali e delle forze di pace delle Nazioni Unite di fermare questi gruppi nel Sahel ha creato le condizioni per colpi di stato in quei tre paesi. Per cercare di capire meglio la situazione in questa regione importante e martoriata dell’Africa, VITA ha intervistato Padre Roméo Salami, salesiano. Direttore dell’Ufficio Pianificazione e Sviluppo dell’Ispettoria dell’Africa Francofona Occidentale (AFO) delle Missioni Don Bosco nella regione.

Padre Roméo Salami, ci descrive il Mali?

È un Paese dell’Africa occidentale, abbastanza grande e con una popolazione prevalentemente giovane. L’istruzione è fortemente finanziata dallo Stato, ci sono molti attori che vogliono aiutare ed è un Paese davvero aperto al partenariato. Oltre all’istruzione, c’è la questione dell’agricoltura, altra grande priorità in Mali dove c’è molta terra da coltivare e lo Stato sta cercando di fare del suo meglio al pari degli attori della società civile e del settore privato. Infine il commercio, un’attività importante in Mali con molti giovani coinvolti. Ci sono ora diversi progetti per aiutare i giovani a diventare imprenditori. Ad esempio i danesi, in collaborazione con i Paesi Bassi, hanno creato il FACEJ (Fond d’Appui à la Création d’Entreprises par les Jeunes), un fondo per sostenere la creazione di posti di lavoro che ha aiutato venti giovani a entrare nel programma e a trovare lavoro.

Padre Roméo Salami (Credit: Missioni Don Bosco)

Dove sono presenti i salesiani con Missioni Don Bosco?

Abbiamo tre presenze importanti. Siamo a Bamako, la capitale, a Sikasso, che è una città poco distante da Bamako, e poi un po’ più lontano, a Tuba, che è una zona un po’ rurale.

Ci dettaglia le vostre attività? 

A Tuba abbiamo una parrocchia, un collegio per l’istruzione generale e un piccolo centro professionale. A Sikasso un grande centro professionale dove insegniamo meccanica, elettricità e costruzioni metalliche. A Bamako, dove abbiamo anche una parrocchia, abbiamo un centro professionale dove insegniamo meccanica, costruzioni metalliche, elettricità e attività agricole. E anche una grande azienda agricola, dove permettiamo ai giovani che studiano agraria di praticare l’agricoltura in modo da poter creare loro stessi dei posti di lavoro, diventando a loro volta degli imprenditori. Il nostro obiettivo è educare ma anche aiutarli a trovare un lavoro, indipendentemente dalla situazione economica o socio-politica.  

Siete presenti anche in Niger?  

Sì, siamo presenti ma il paese non è nella stessa Ispettoria che comprende Mali, Benin, Burkina Faso, Guinea, Conakry, Senegal e Gambia. La nostra presenza in Niger si trova nell’Ispettoria salesiana che comprende anche la Nigeria.

I recenti avvenimenti in Senegal destano preoccupazione? 

Essendo una notizia appena uscita, tutti aspettano per vedere cosa succederà. Certo, ciò che fa la situazione in Senegal è rallentare le riunioni, la programmazione e così via. Ma tutti sperano che, essendo un Paese di grande democrazia, si faccia il possibile per portare stabilità. Quindi al momento la vita scorre normalmente. Ci sono delle richieste, ma aspettiamo perché siamo sicuri che attraverso il dialogo e la comprensione reciproca di possono costruire le cose. 

I francesi hanno lasciato il Mali. Ma la gente non sembra disperata.  

Sì, perché a prescindere dalle nostre differenze, dobbiamo costruire il Paese, e per questo che c’è una speranza di apertura. Qualunque sia la realtà, non credo che la loro uscita significhi chiudere il dialogo per scambiare opinioni. In ogni caso, le persone sperano che il futuro possa essere migliore se lottano e imparano a sviluppare meglio ciò che hanno.

Come vede la situazione degli altri paesi della regione del Sahel? 

Ci sono stati dei movimenti, soprattutto in termini di ricerca del cambiamento, che hanno portato a decisioni in Guinea, Niger e Burkina. Ma la cosa più importante è che gli interessi del popolo siano importanti per tutti, sia per i leader che per gli altri paesi. Trovare la strada giusta è la cosa più importante, anche per noi salesiani, nell’interesse delle persone, soprattutto dei giovani.

Come è la situazione adesso in termini di sicurezza per la popolazione?

In termini di sicurezza, il Mali ha vissuto a lungo tensioni ma attualmente le aree in cui c’erano queste sfide hanno visto grandi progressi ed una certa stabilità è tornata nella subregione. La verità è che al momento le cose vanno bene. Ad esempio, nella capitale Bamako non ci sono preoccupazioni e proprio di recente le aree che erano state occupate sono state liberate dall’esercito. Questo ha dato fiducia alla gente. Il lavoro può essere fatto e tutti i contributi sono sempre benvenuti, purché possano aiutare la popolazione. Con la liberazione delle aree occupate, c’è molta speranza che si possa fare qualcosa di buono.

Che messaggio vuole dare ai nostri lettori in Italia?

Apprezziamo tutti coloro che vengono a lavorare con noi per alimentare la speranza nelle missioni, che sono attente alle realtà del nostro Paese e anche in Guinea, dove sostengono progetti. Prima di tutto voglio dire grazie per il loro lavoro e ribadire che siamo sempre aperti a qualsiasi collaborazione o allargamento se possiamo aumentare la speranza dei nostri giovani.

Costruire un futuro migliore per loro è la nostra priorità e chiunque sia pronto a farsi coinvolgere è il benvenuto. In altre parole, è bello venire e scoprire, è bello per noi accogliere, ma è anche bello contare e, come dire, lavorare insieme per offrire ai giovani un futuro migliore, sia attraverso progetti che attraverso la solidarietà. Vorrei dire grazie per quello che si sta facendo. Grazie per quello che si può ancora fare e per la nostra volontà di lavorare insieme e di impegnarci nel dialogo per costruire un futuro migliore per i giovani qui in Mali, ed in tutti i nostri Paesi. Grazie di cuore anche a Vita cui auguro un grande successo, così come agli italiani nel mondo. 

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