Politica

La cultura rischia la paralisi

L’allarme è lanciato dal presidente di Federculture Roberto Grossi

di Lorenzo Alvaro

«La cultura è a rischio paralisi». È questo l’allarme lanciato da Roberto Grossi, il numero uno di Federculture, la Federazione nazionale che raggruppa Enti Locali, Regioni, Aziende di Servizio Pubblico Locale e Nazionale e i soggetti pubblici e privati che gestiscono i servizi legati alla cultura, al turismo, allo sport e al tempo libero. Questo, infatti, secondo il presidente, «lo scenario inedito e allarmante che si prospetterà per il settore della cultura con l’entrata in vigore della manovra anticrisi, non solo per la prevista riduzione delle risorse disponibili ma anche, e soprattutto, per una serie di norme che potrebbero assestare un colpo fatale alle politiche pubbliche per il settore». Ma la cultura, avverte, «non ci sta ad essere “chiusa” per decreto, si organizza e avanza proposte». Non a caso la Federazione ha promosso l’incontro “Sostenere la cultura per rilanciare il Paese”, nell’ambito della sua Assemblea Generale.

«Siamo tutti consapevoli che il momento di crisi impone di compiere, con senso di responsabilità, sacrifici, di ridurre spese e sprechi, ma in questo modo la cultura», ribadisce Grossi, «rischia la paralisi. Per questo respingiamo l’impostazione della manovra che penalizza il settore in modo inaccettabile, non solo per i tagli ai finanziamenti ai quali siamo purtroppo abituati da tempo, ma per misure che non produrranno risparmi ma finiranno per danneggiare con effetti immediati l’economia, pregiudicando lo sviluppo».

Nello specifico la Federazione mette in luce gli aspetti nefasti del provvedimento del governo, sottolineando come i tagli compromettano l’attrattività e l’immagine delle città. La manovra economica, è la valutazione di Federculture, «ancora una volta, va a colpire le risorse per la cultura con un taglio di 58 milioni di euro l’anno per i prossimi tre anni (di cui quasi 50 milioni saranno sottratti al capitolo riguardante la tutela e la valorizzazione dei beni e attività culturali) determinando un ulteriore arretramento dello stanziamento del Mibac che, già in caduta libera negli ultimi anni ha ormai raggiunto il minimo storico dello 0,21% del bilancio dello Stato (era lo 0,34% nel 2005). A dare la misura dell’esiguità della nostra spesa statale per la cultura è il confronto con la Francia dove nel 2009 il budget del ministero della cultura era di 2,9 miliardi di euro, nello stesso anno quello del ministero italiano era di 1,7 miliardi».

 

 


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